Dopo le necessarie approvazioni della Soprintendenza e della Curia Arcivescovile, giovedì 6 febbraio è iniziato il restauro dell’urna di San Cesario Martire nella cripta di Santa Maria Maggiore in Vasto. Il parroco don Domenico Spagnoli, alla presenza dei delegati dall’Arcivescovo Mons. Decio D’Angelo e Mons. Massimo D’Angelo con la collaborazione di alcuni confratelli della Sacra Spina hanno proceduto alla apertura delle teche che custodiscono sia le reliquie di San Cesario che quelle degli altri santi. Per permettere il lavoro sulle urne, che richiederà il trattamento del legno e dei vetri deteriorati, è stato necessario estrarre il martire dalla sua custodia. L’operazione perfettamente riuscita ha permesso di avere diverse conferme su ciò che si tramandava.
L’elaboratissimo impianto seicentesco che tiene insieme lo scheletro del santo (vi sono tutte le ossa), sebbene coperto dalla polvere accumulata nei secoli, esprime tutta la preziosità del patrimonio che la chiesa di Santa Maria Maggiore ha custodito fino ad oggi. Lo stesso abito del soldato martire visto da vicino esprime con i suoi filamenti dorati il valore speciale di quel testimone della fede.
La conferma più preziosa però, che è fonte di gioia non solo per i credenti ma anche per tutti gli appassionati della storia locale, è il ritrovamento del prezioso cofanetto all’interno dell’urna, contenente due bolle autentiche relative alle reliquie. La più antica porta la data del 9 maggio 1695 e porta la firma e il timbro del Cardinale Gaspare de Carpineo.
Questo documento oltre ad indicare la consegna a Cesare Michelangelo d’Avalos, conferma il nome Cesario, la provenienza “coemeterio Castuli extractum” (dal cimitero di San Castulo) e ne certifica la presenza dell’ampollina contenente il sangue del martire. Sul retro della pergamena poi vi è il riferimento alla donazione fatta alla chiesa il 3 novembre dello stesso anno. Insieme alla prima bolla è stata ritrovata inoltre la bolla della successiva ricognizione canonica del 1894 con la firma dell’Arcivescovo di Chieti e amministratore di Vasto Mons. Rocco Cocchia.
Tanta è stata la soddisfazione dei presenti nel poter ammirare la cura con la quale sono stati redatti i numerosi certificati di autenticità delle altre reliquie custodite nella seconda urna. I testi interamente scritti a mano hanno il sapore di una tradizione che consegna ai posteri un vero e proprio patrimonio di fede. Con la ricchezza di documenti e di fotografie sarà presto organizzata dal parroco una serata interamente dedicata a San Cesario e al suo restauro.
Foto – San Cesario
Il ritrovamento nella statua di San Cesario