“Agguerrito gruppo criminale gerarchicamente strutturato, in grado di gestire con modalità tipicamente mafiose una pluralità di attività illecite, principalmente legate al narcotraffico e al controllo delle piazze di spaccio nell’area compresa tra Francavilla, Vasto, San Salvo ed altri comuni del chietino, ove estendeva progressivamente la propria influenza sulla eterogenea e meno strutturata criminalità autoctona”. Così il procuratore distrettuale Antimafia di L’Aquila, Fausto Cardella, definisce l’organizzazione messa su da Lorenzo Cozzolino insieme a Fabio Martusciello, Marco Mango e Rosario Di Bello, insieme ad altri elementi di spicco dei clan Vollaro e Di Lauro. Dopo il blitz di questa notte, presso la Procura dell’Aquila sono stati resi noti i dettaglio dell’operazione “Adriatico”, che ha portato a 31 ordinanze di custodia cautelare per i delitti di “associazione di tipo mafioso, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.
Impegnati nell’operazione i Carabinieri del Comando Provinciale di Chieti e del ROS, unitamente ai Comandi dell’Arma territorialmente competenti delle province di Napoli, Salerno, Foggia, Latina e Ascoli Piceno. A seguire l’evoluzione della vicenda la Direzione Nazionale Antimafia, considerato che per la prima volta nel distretto aquilano si configurano profili associativi mafiosi. L’attività investigativa ha preso il via nell’aprile 2012, sulla scia delle operazioni “Pipistrello” e “Tramonto”, portate a termine, rispettivamente nel 2009 dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Chieti e nel gennaio del 2012 dalla Compagnia di Vasto. E’ stato quello il primo atto volto a disarticolare l’associazione criminale facente capo Lorenzo Cozzolino elemento apicale di una fazione scissionista del clan “Vollaro”.
Cozzolino e la convivente Italia Belsole si erano stabiliti prima a Vasto e poi a Gissi. “Nel chietino – spiega il Procuratore-, insieme ad altri affiliati a clan camorristici partenopei, tra i quali Martusciello Fabio, del clan Cimmino, e Mango Marco e Di Bello Rosario, del clan Di Lauro, sottrattisi alle ripetute guerre di camorra, tra il 2002 ed il 2003, formava un agguerrito gruppo criminale, gerarchicamente strutturato, in grado di gestire con modalità tipicamente mafiose una pluralità di attività illecite, principalmente legate al narcotraffico e al controllo delle piazze di spaccio nell’area compresa tra Francavilla, Vasto, San Salvo ed altri comuni del chietino, ove estendeva progressivamente la propria influenza sulla eterogenea e meno strutturata criminalità autoctona”.
Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, Cozzolino, con la sua organizzazione, “si rendeva responsabile, quale esecutore o mandante, di numerosi atti di intimidazione, tentati omicidi e incendi di autovetture e beni immobili; tali atti violenti sono stati anche rivolti ad alcuni appartenenti alle forze dell’ordine e loro familiari”. Integratosi nel territorio l’uomo è “riuscito anche a superare le resistenze di alcuni rom stanziali dediti autonomamente allo spaccio di droga detenendone prima del suo arrivo la gestione del mercato. Il gruppo, così strutturato, è riuscito a costringerli ad acquistare il narcotico dalla propria organizzazione e sottoporli alla propria egemonia”.
La svolta arriva proprio con l’operazione Tramonto, che portò all’arresto di 63 persone. Lorenzo Cozzolino e Italia Belsole decisero di iniziare a collaborare con la giustizia, rendendo dichiarazioni alle D.D.A. di L’Aquila e Napoli. Gli elementi forniti dai due hanno permesso agli inquirenti di rileggere molti elementi criminosi avvenuti negli ultimi anni, trovando un filo conduttore nell’attività dell’organizzazione criminale istituita nel Vastese.
La Procura Distrettuale aquilana, ha potuto quindi documentare:
– le origini, la struttura e le gerarchie interne del sodalizio;
– le modalità tipicamente mafiose di affermazione sul territorio, attraverso il sistematico ricorso alla violenza, ad attentati dinamitardi, a conflitti a fuoco, a pestaggi e ad altre gravi forme di intimidazione, perpetrate, sia all’interno del sodalizio per consolidare le gerarchie interne, sia all’esterno per estendere la propria supremazia sul territorio;
– il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari, di cui l’organizzazione si faceva carico disponendo, alternativamente, l’erogazione della c.d. “settimana”, o cancellando eventuali debiti contratti;
– la disponibilità di armi da fuoco, a volta utilizzate con estrema disinvoltura anche in luoghi pubblici molto frequentati, con i conseguenti rischi per l’incolumità dei passanti;
– l’utilizzo di diversi canali, sia nazionali che esteri, per l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, nonché i contatti mantenuti dal Cozzolino con referenti calabresi e con noti narcotrafficanti di cocaina stanziali in Olanda e Germania.
Le dichiarazioni di Cozzolino e Belsole, sono state riscontrate come veritiere, anche alla luce del rinvenimento e successivo sequestro, occultati all’interno di un casolare di proprietà di un appartenente all’organizzazione, di alcuni silenziatori di fabbricazione artigianale, giubbotti antiproiettile, lampeggianti del tipo in dotazione alle FF.PP. e manette prive di matricola. Sono state decisive anche delle comparazioni balistiche eseguite dai Carabinieri del RIS su alcuni bossoli ed ogive repertati in occasione di alcuni fatti di sangue susseguitisi negli anni, che hanno confermato il coinvolgimento in quei delitti dei coniugi Cozzolino-Belsole e dei propri sodali.
“L’operazione riguarda, in definitiva, – conclude il Procuratore – un pericolosissimo sodalizio criminale che ha imposto, su una realtà territoriale tradizionalmente estranea a forme stanziali di criminalità organizzata, condizioni di assoggettamento e forme d’intimidazione ampiamente documentate e tali da contestare, per la prima volta nel distretto giudiziario abruzzese, la fattispecie dell’associazione di tipo mafioso”.
I provvedimenti restrittivi – Questo l’elenco delle persone arrestate o gravate da obbligo di dimora nell’ambito dell’operazione Adriatico.
Custodia cautelare in carcere: Carmine Bevilacqua, 40 anni di Vasto, Giovanna Cozzolino (26, di Gissi), Loredana Cozzolino (26, di Gissi), Carlo Croce (65, di Gissi), Lino Croce (46, di Gissi), Rosario Di Bello (46, di Napoli), Antonio Fiore (35, di Torre del Greco), Simone Forlini (29, di Vasto), Angelica Koidil (51, di Gissi), Rodrigo Mariano Lalla (59, di San Buono), Mario Mango (38, di Napoli), Fabio Martusciello (32, di Gissi), Luigi Muro (36, di Francavilla), Vincenzo Piccirillo (25, di Napoli), Rodolphe Pinto (52, di San Salvo), Giovanni Silvestro (49, di Fara Filiorum Petri), Enrico Tumini (49, di Gissi), Lucia Sauchella (37, di Vasto).
Custodia cautelare agli arresti domiciliari: Michele Barra (42, di San Severo), Enzo Claudio Cerella (48, di San Salvo), Lorenza Cozzolino (45, di Gissi), Luciano Michele De Stasio (24, di San Severo), Joseph Martella (56, di Vasto), Fabio Sordillo (39, di San Severo), Ergys Dashi (25, di Porto Sant’Elpidio), Rocco De Nicolis (58, di San Salvo), Giuseppe Di Donato (36 di Vasto), Carlo Leone (29, di Gissi), German Manuel Ochstadt (26, di Gissi).
Obbligo di dimora: Elenio Di Filippo (52, di Gissi), Andrea Ferri (33, di Guardiagrele).
Diciotto, dunque, le persone finite in carcere, 11 ai domiciliari, mentre nei confronti degli ultimi due indagati grava solo l’obbligo di dimora nei paesi di residenza: Gissi e Guardiagrele. L’ordinanza emessa dal gip dell’Aquila è lunga centinaia di pagine.