Ferdinando Giuliano, per tutti Nando, nasce a Napoli il 15 settembre del 1981, arriva a Vasto a 3 anni, tanto che ormai anche lui si definisce abruzzese a tutti gli effetti. Come per molti bambini la passione per il pallone scatta quasi immediatamente, una passione che unita ad un notevole talento lo porterà in breve a calcare palcoscenici prestigiosi, in campi e stadi importanti. Dalla D fino alla B, in cui debutta a 23 anni e dove ha collezionato 80 presenze e 1 gol all’attivo, comprese le sfide contro la Juventus di Trezeguet, Nedved e dei campioni del mondo Del Piero, Buffon e Camoranesi.
Quando sei arrivato a Vasto?
Sono napoletano, come la mia famiglia, ma quando avevo 3 anni ci siamo trasferiti a Vasto, i miei ci venivano in vacanza così ci siamo spostati definitivamente. Sono 29 anni che vivono qui, sono ormai abruzzese.
La tua carriera inizia dalle giovanili del Torino.
Sono stato al Torino 5 anni, ma poi sono tornato a casa perché la testa non mi accompagnava, avevo 8 anni quando sono andato via di casa e sono rimasto fuori fino ai 13. Ero solo e non è stato semplice ma è stata un’esperienza sicuramente molto formativa e dura, erano altri tempi, quando ero piccolo si giocava per strada, ora tutti vanno a scuola calcio e nessuno gioca più per strada. Siamo nati in un periodo differente.
Poi Bojano e Terracina prima della Pro Vasto.
A Bojano e Terracina in D ho iniziato a giocare in prima squadra, sono state le prime esperienze, ma la Pro Vasto in Serie D, nell’anno della finale persa contro il Tolentino, è stata il mio trampolino di lancio, poi è arrivato il Crotone, la C1 e la B.
Alla corte di Gian Piero Gasperini, un allenatore per te molto importante.
Sì, quello con cui mi sono trovato meglio, a parte le prime partite che non mi fece giocare mai. Poi sono entrato in una gara nel secondo tempo e fortunatamente non sono più uscito. Ho vinto due campionati in C sia a Crotone che a La Spezia, oltre ad aver conquistato due salvezze in B, una delle quali contro il Verona.
Giocando il campionato di B più difficile in assoluto, quello con Juve, Napoli, Genoa, Bologna, tutte piazze importantissime.
Mi sono tolto delle belle soddisfazioni, non c’è dubbio, non capita tutti i giorni.
Soprattutto le partite contro la Juventus e il Napoli per te sono indimenticabili.
Impossibile non ricordarle, contro la Juventus giocai centrale, marcai Trezeguet e Del Piero, c’erano Camoranesi e Buffon che avevano appena vinto il Mondiale, ma anche Nedved, è stato forse l’anno più bello della B e ho giocato sempre, davvero indimenticabile. In casa è finita 1-1 vincevamo, poi è arrivato il pareggio di Nedved al 92’, a detta di tutti i giornali sono stato il migliore, al ritorno a Torino abbiamo vinto 3-2. Altre due partite che non dimentico sono quelle di play out contro il Verona quando ci siamo salvati.
Qual è stato l’avversario che ti ha messo più in difficoltà?
Valiani, che ora gioca a Siena, in Spezia-Rimini, esterno alto, è l’unico giocatore che non ho assolutamente visto per 95 minuti, dall’inizio alla fine non mi ha fatto capire nulla. Altri due che mi hanno creato problemi sono stati Pinga del Torino e Rosina.
Oltre a Gasperini qual è l’allenatore con cui ti sei trovato meglio?
Devo moltissimo anche a Vincenzo Cosco, è stato il primo in assoluto, lo ringrazierò per tutta la vita perché sono stato tre anni con lui e mi ha fatto crescere molto, sia tatticamente che come persona. Se riesco a giocare in parecchi ruoli il merito va a lui, ho iniziato da terzino destro e con lui ho imparato a fare il terzino sinistro, il centrale, il centrocampista e l’esterno. Mi manca fare solo il portiere e l’attaccante e poi ho ricoperto tutti i ruoli in carriera.
Uno con cui ti sei trovato meno bene?
Agostinelli a Crotone, ma è normale che non mi sia trovato bene perché è arrivato lui dopo Gasperini che andò al Genoa e ho giocato pochissimo.
La piazza alla quale sei più legato?
La Spezia, per tutto, inoltre lì sono nati i miei figli gemelli.
Con quali compagni e allenatori sei rimasto in contatto?
Con molti, in particolare Gasperini, Morante, Sansovini, Varricchio, Davide Nicola, ex allenatore del Livorno, Juric, che mi è venuto a trovare qualche anno fa.
Una carriera in cui è mancato solo il passaggio nella massima serie.
L’anno della serie B a La Spezia ho avuto un mezzo contatto prima con la Sampdoria e poi con il Livorno, ma alla fine non si è fatto più niente, abbiamo solo parlato, ma è andata bene lo stesso, mi godo quello che ho fatto anche se sono consapevole per primo che potevo fare di più, ma vuol dire che doveva andare così.
Perché hai smesso così presto con il calcio dei big? In molti sono convinti che potresti giocarci ancora oggi.
Che possa essere oggi ancora lì non te lo so dire, ma è vero, ho smesso presto, ho pagato il licenziamento a Pescara e la successiva causa, sono stato fermo un anno per portare avanti la causa poi vinta e purtroppo nel calcio quando perdi tempo è facile rimanere fuori. All’epoca guadagnavo certe cifre e dopo un anno fermo mi offrivano molto meno e così ho fatto una scelta di vita, ho tre bambini e ho preferito rimanere a casa, prendere poco e vivere qui, anche se un po’ di rammarico c’è perché probabilmente ci potevo essere ancora, ma va bene così, sono felice lo stesso.
A proposito di figli, i tuoi giocano a calcio?
I primi due, i gemelli, giocano con la scuola calcio e si divertono, uno fa l’attaccante e l’altro il difensore, la strada è loro, sapranno cosa fare, per il momento è importante che si divertano. A loro non ho ancora detto cosa ho fatto perché non li voglio assolutamente influenzare. La famiglia è sempre molto importante per me, anche mia moglie mi è sempre stata vicino.
Cosa farai quando ti ritirerai definitivamente?
Fino a quando reggo vado avanti, poi vedremo, mi piacerebbe allenare, credo sia normale.
E’ così brutto il calcio dei big?
Il pallone è bello, non mi nascondo, a quei livelli fai una bella vita, guadagni soldi, è tutto diverso dalle altre categorie. Inutile andare dietro alle chiacchiere, magari qualche ragazzo della zona potesse tornare a buoni livelli tra i professionisti.
C’è qualcuno di quelli che giocano con te nel Vasto Marina che hanno le potenzialità per arrivarci?
Sono arrivato da poco tempo e ci sono alcuni di prospettiva, la juniores del Vasto Marina è prima in classifica da anni, fanno un lavoro molto buono, sono organizzati, ci tengono tantissimo e questo gli fa onore. Il settore giovanile è molto importante, purtroppo nel Vastese è curato poco.
Che consiglio vuoi dare ai giovani che giocano a calcio?
Di giocare e impegnarsi perché non si sa mai nella vita, possono davvero aprirsi degli scenari molto importanti. Purtroppo il calcio è in crisi, i soldi sono sempre meno, in tanti scendono di categorie e i giovani fino a quando possono usufruire della regola dei fuoriquota giocano, ma poi non hanno molto spazio, per questo consiglio loro di impegnarsi di più e di migliorarsi perché poi si dovranno sudare con fatica il posto in squadra. O sei bravo o arranchi, la vedo dura poi arrivare.
Non a caso in squadra oggi il tuo ruolo è anche quello di fare da chioccia ai vari ragazzi.
Io ho questo difetto purtroppo del mio carattere, sono fatto così, mi arrabbio con tutti, dal più piccolo al più grande, ma lo faccio per il bene loro e della squadra, mi metto nei panni degli altri e capisco che non sia molto piacevole, ma loro devono fare altrettanto con me quando sbaglio, io non sono perfetto, ci mancherebbe. Sono convinto che questi ragazzi possano crescere e migliorare e se c’è qualcuno che li aiuta, prima il mister e poi noi in campo, ce la possono fare, è tutto di guadagnato per noi.
Come sta andando questa stagione?
Ho fatto poche partite, ci stiamo riprendendo. Mi fa piacere che mi abbiano dato la possibilità di tornare, sono molto apprezzato, soprattutto dal presidente Baccalà.
Tanto da dedicargli anche il tuo primo gol al debutto.
Veramente era per Pino Travaglini, lo avevo promesso a lui, ma poi l’ho dedicato ad entrambi, l’importante era la vittoria.
A chi deve dire grazie Nando Giuliano?
Una cosa è certa, quello che ho fatto l’ho fatto da solo e senza l’aiuto di nessuno, non mi ha regalato niente nessuno e non sono mai sceso a compromessi, questo è poco ma sicuro. Ciò che ho fatto è perché me lo sono meritato. Ringrazio gli allenatori che ho avuto e le società. Poi una persona in particolare: Pino De Filippis, è stato importante per la mia carriera, mi ha portato lui a Vasto, il nostro è un rapporto di “amore-odio” se così si può dire, ma ci stimiamo a vicenda e dopo l’esperienza dello scorso anno a Termoli mi aveva cercato di nuovo, ma ormai ero in parola con il Vasto Marina.