“Non si può continuare ad essere indifferenti davanti ad una tragedia così grave in cui è rimasto vittima un nostro collega, mentre si è circondati da norme di sicurezza scritte solo sulla carta”. Tornano all’attacco i Cobas del lavoro privato dopo la notizia, pubblicata da zonalocale.it, sull’avviso di garanzia a quattro dirigenti della Pilkington e al legale rappresentante di Pilkington Italia, accusati di concorso in omicidio colposo e lesioni personali colpose per la morte di Michele Mastrippolito, il 42enne manutentore deceduto a seguito di un incidente sul lavoro avvenuto nel luglio 2012.
“Non possiamo che commentare positivamente l’inchiesta portata avanti dalla magistratura del Tribunale di Vasto sulle cause dell’infortunio mortale che ha coinvolto il tecnico Michele Mastrippolito, con le relative notifiche ai dirigenti della Pilkington Italia spa di San Salvo”, scrive in un comunicato il segretario provinciale del sindacato, Domenico Ranieri.
“Del mal funzionamento dei trasformatori a 6000 volt i lavoratori si erano sempre lamentati, tant’è che spesso scoppiavano a debita distanza dall’impianto causando timori e paure tra gli operai. Ciò nonostante gli impianti adiacenti proseguivano la regolare attività, mentre le maestranze erano costrette a respirare i fumi sprigionati nell’area circostante. E dunque questa tragedia si poteva evitare?
Certo che sì – affermano i Cobas – se non ci si fosse imbattuti nei capricci della dirigenza delle risorse umane dell’azienda. Infatti per quella settimana dall’8 al 13 luglio 2012 l’azienda ed Rsu di Cgil, Cisl e Uil avevano programmato una settimana di ferie in tutto lo stabilimento, per lo sciopero indetto dai camionisti, poi prontamente rientrato. A quel punto la Rsu-Rlssa Cobas chiese al responsabile dell’area sindacale di revocare immediatamente la settimana di ferie, in quanto i lavoratori, già gravati a causa della cassa integrazione guadagni ordinaria, non erano d’accordo con le ferie forzate per poi ritrovarsi ad agosto a fruire di sole due settimane. Ma quella richiesta non ebbe esito positivo”.
Ranieri ricorda che sono sempre caduti nel dimenticatoio gli appelli dei Cobas, che hanno pubblicamente denunciato i problemi di sicurezza riscontrati all’interno dello stabilimento di Piana Sant’Angelo: “Non si può continuare ad essere indifferenti davanti ad una tragedia così grave in cui è rimasto vittima un nostro collega, mentre si è circondati da norme di sicurezza scritte solo sulla carta”.