La magistratura vuole vederci chiaro. Cinque avvisi di garanzia e conclusione indagini sono stati notificati a quattro dirigenti e al legale rappresentante della Pilkington nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Vasto per la morte di Michele Mastrippolito, il 42enne vastese manutentore della Trigno Energy morto il 13 luglio 2012 a causa di un tragico incidente sul lavoro avvenuto nello stabilimento di San Salvo.
Quel giorno all’interno dei capannoni dell’azienda scoppiò una cabina elettrica, dalla quale si sprigionò una fiammata che travolse Mastrippolito e ustionò un altro operaio, Lucio Barisano.
Indagati, oltre alla multinazionale giapponese, nella persona del legale rappresentante della Pilkington Italia, il direttore di stabilimento di San Salvo, Joachim Stephen Rosebrock, 51 anni, Douglas Graham Gate, 61 anni, amministratore delegato della Trigno Energy srl, Cetteo Borrone, 49 anni, responsabile del servizio di prevenzione Pilkington e Severino Baldovin, 41 anni, direttore di manutenzione della Technical Services.
Concorso in omicidio colposo e lesioni personali colpose: queste le ipotesi di reato formulate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vasto, secondo cui si riscontrerebbero, in questa tragica vicenda, negligenza e violazione delle norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro. Ma nell’inchiesta emergerebbero anche delle responsabilità riguardo all’utilizzo dell’impianto scoppiato: Rosebrock e Baldovin sono accusati di aver consentito e tollerato l’utilizzo del trasformatore Trb in stato di degrado e per aver consentito che lo stesso fosse rimesso in servizio in assenza dell’estrattore d’aria. Una macchina elettrica piuttosto datata, il trasformatore, risalente al 1981. Borrone e Gate, invece, non avrebbero adottato la procedura corretta in materia di prevenzione e protezione degli infortuni sul lavoro.
Mentre erano al lavoro, i due manutentori furono investiti dallo scoppio e dalla fiammata. Ad avere la peggio fu Mastrippolito che, con ustioni sul 75% del corpo, fu trasportato in eliambulanza all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove i medici tentarono di salvargli la vita, ma non ci fu nulla da fare. Barisano rimase gravemente ferito, con una prognosi di tre mesi. Da quei drammatici avvenimenti scaturì l’inchiesta della magistratura.