“Ancora non so precisamente di che cosa si tratti perché non ho ricevuto l’avviso di garanzia. Ho capito che si tratta di rimborsi e, da quello che si apprende, sembrano cose che possono essere spiegate ampiamente, non è come avvenuto nel resto dell’Italia”. Così il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, finito tra gli indagati.
“Io non compilo rimborsi sulle visite istituzionali, credo che si possa spiegare tutto”, dice Chiodi, facendo intuire che possa esserci anche quest’ altro aspetto tra quelli presi in esame dagli inquirenti. E aggiunge: “Prima o poi in Abruzzo doveva arrivare, è un trend nazionale”, facendo riferimento alle inchieste in altre regioni sulle spese pazze che hanno portato anche ad arresti. “Ricordo comunque che sono stato colui che ha ridotto del 75% le spese di rappresentanza rispetto alla precedente Giunta”, conclude. Chiodi lo scorso 3 gennaio aveva paventato ”tentativi di avvelenare la campagna elettorale regionale in arrivo”.
“Le contestazioni, prima che insussistenti nel merito, si presentano fantasiose e inidonee a reggere qualsiasi vaglio, e approfondimento”, ha affermato a sua volta l’attuale capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale d’Abruzzo, Lorenzo Sospiri, (all’epoca gruppo Pdl). Dall’Aquila il sindaco Massimo Cialente se l’é cavata con una battuta ”Potrei fare della facile ironia ma non sono uno sciacallo”. “L’Abruzzo non può essere umiliato continuamente da politici incapaci e coinvolti in vicende giudiziarie. Ma come, questa non era la giunta della trasparenza e della legalità?”, lo ha detto poi il deputato abruzzese del Movimento 5 Stelle Gianluca Vacca.
Luca Prosperi – ANSA