Sarà Italo Radoccia il giudice del processo per la morte di Luigi Dell’Arciprete, il 35enne di Monteodorisio investito da un’auto nel dicembre 2011 lungo la strada che collega il centro abitato di San Salvo con la riviera.
Vastese, già pm presso la Procura di Crotone e giudice del lavoro a Chieti, Radoccia da una manciata di giorni è tornato nella sua città per rinforzare l’organico dei magistrati giudicanti dopo il pensionamento dell’ormai ex presidente del Tribunale di via Bachelet, Antonio Sabusco.
L’udienza di oggi si è conclusa con l’assegnazione del processo al giudice vastese e il rinvio del dibattimento al 21 marzo, giorno dell’interrogatorio dei primi quattro testimoni della Procura.
L’attesa – Si torna in aula stamani a Vasto per il processo ai due giovani accusati di aver investito in auto Luigi Dell’Arciprete e di non essersi fermati a soccorrerlo. E’ del 28 dicembre 2011 la tragedia di via Grasceta, a San Salvo.
Dinanzi al giudice monocratico comparirà Francisco Javier Angulo Amezcua, 32enne di origini spagnole e residente a San Salvo, è accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso. Nei confronti della ragazza che viaggiava insieme a lui, A.C., 26 anni, pende solo la seconda ipotesi di reato.
I fatti – Quel 28 dicembre 2011 a San Salvo Luigi Dell’Arciprete morì falciato da un’auto in transito in via Grasceta.
L’auto dell’uomo aveva forato lungo la strada che collega la città con San Salvo Marina. Dopo aver accostato, Dell’Arciprete stava cambiando la gomma all’altezza del ponte che sovrasta l’autostrada A14, quando fu travolto da una macchina. Per il 35enne di Monteodorisio, che viaggiava insieme alla sua compagna, non ci fu scampo.
Dopo indagini-lampo, nelle prime ore di quel giorno stesso i carabinieri individuarono l’auto pirata in una Ford Fiesta blu, la vettura di Francisco Javier Angulo Amezcua, 32enne di origini spagnole ma residente a San Salvo. In base alle indagini eseguite dai militari, il giovane viaggiava con la sua fidanzata di allora, A.C., 26 anni. Entrambi sono accusati di omissione di soccorso. Ma su Amezcua pende anche un’ipotesi di reato più pesante: omicidio colposo.
Accogliendo la richiesta del pm titolare dell’inchiesta, Enrica Medori, a febbraio 2013 il gip Caterina Salusti ha rinviato a giudizio entrambi gli indagati, difesi rispettivamente dagli avvocati Gianni Menna e Gianluca Del Borrello.
Le parti lese, ovvero il figlioletto e il padre della vittima, sono rappresentate dagli avvocati Emanuela De Nicolis e Rosario Di Giacomo. Nell’inchiesta, il pubblico ministero si è affidato a un esperto, Marco Colagrossi, che ha esaminato il luogo della tragedia, verificando le condizioni di visibilità sul ponte di via Grasceta nelle ore notturne.