Oggi all’Aragona si gioca Vastese-Vasto Marina, due squadre di Vasto contro nello stesso campionato, divise nello stadio teatro di imprese e vittorie indimenticabili che hanno unito in varie epoche migliaia di vastesi di diverse generazioni ed estrazioni sociali in una grande festa sportiva, con fierezza e senso di rivalsa. Oggi nessuna delle due può puntare al vertice, tanti gli spunti di riflessione.
La responsabilità non è di certo esclusivamente delle due società, troppo spesso lasciate sole, che con grande impegno e passione stanno cercando di ben figurare con quello che hanno, facendo molti sacrifici, tra mille difficoltà, gliene va dato atto. Ognuno investe i propri soldi come meglio crede, ma tutto ciò ha un senso? Anche gli sponsor, non potendo accontentare entrambe, in alcuni casi devono scegliere: o l’una o l’altra. Perchè non farlo insieme per un unico grande progetto che coinvolga tutta la città e il comprensorio? Il calcio è un importante mezzo di promozione turistica, può creare indotto. I vantaggi, se fatto come si deve, sono molteplici, Lanciano insegna.
Ciò non vuol dire che una delle due debba sparire, ma che Vasto possa tornare ad avere la sua unica squadra di riferimento ed il suo grande pubblico in uno stadio decente. Le due società, anche se unite, non ce la possono fare da sole, senza un progetto a lungo termine e degli imprenditori all’altezza. Uomini abbandonati da altri uomini non possono andare lontano, la buona volontà non basta. Insieme è la parola d’ordine, con amministrazione comunale, che ha anche problemi più importanti a cui pensare, e scuole calcio incluse, sarebbe più facile tornare con i fatti dove la Vasto pallonara merita di stare, andare avanti così é mortificante. Non basta scriverlo o ripetere all’infinito che non merita queste categorie, questo lo sanno tutti e tutti lo sanno dire o scrivere, servono fatti.
Abbiamo chiesto questo ed altro, in rigoroso ordine alfabetico, alle penne storiche vastesi e ad una regionale, quelle che hanno raccontato i fasti della Vasto calcistica alle nuove generazioni. Pionieri d’altri tempi che prima del web inviavano i pezzi scritti a macchina dal telefono a gettoni o per posta, testimoni di imprese e giocatori rimasti nella leggenda e che oggi lo sono anche di questa discussa partita. Ne sono venuti fuori spunti interessanti, qualche indiscrezione sul futuro e un fiume di emozionanti ricordi.
Michele Cappa, ha seguito la Vastese dal 1990, anno del ritorno tra i professionisti, con le telecronache delle partite su Radio Studio 99.
La prima cosa che ricordi se dico Vastese o Pro Vasto. Come la maggior parte dei ragazzi ho cominciato a seguire le sorti del calcio vastese sin da piccolo, frequentando l’allora curva Tobruk, di cui ho magnifici ricordi. Dalla stagione 1990, l’anno del ritorno tra i professionisti dopo 11 anni di dilettantismo, ho invece iniziato a seguire la Vastese come cronista sportivo. Ricordo che iniziai, grazie a Nicola Del Prete, le prime radiocronache dei 90 minuti, nelle gare casalinghe, su Radio Studio 99. Quelli furono anni fantastici dal punto di vista sportivo. Ma il ricordo più bello è sicuramente legato alla stagione 93/94 con Sandro Salvioni alla guida tecnica che, dopo un girone di andata devastante, in quello di ritorno collezionò ben 24 punti giocandosi la permanenza in C2 all’ultima partita in casa con l’Avezzano, diretta concorrente. Solo uno era il risultato a favore per i biancorossi, la vittoria. Purtroppo il numero 10 ospite Orocini spense tutte le speranze. Finì uno a zero per i marsicani con la Vastese retrocessa ma si giocò in uno stadio pieno in ogni ordine di posto. Ad assistere a quella gara c’erano circa 5.000 persone. Un’atmosfera stupenda, purtroppo andò male ma alla fine gli applausi furono tutti per una squadra di giovanissimi che davvero aveva fatto sognare. E poi l’ultima gioia è sempre la più bella. La vittoria del 2008 a Tolentino per 2-1 e quindi il ritorno, ancora una volta, in Lega Pro ha dato emozioni da brividi, ed ebbi inoltre la fortuna di commentare in diretta, su Radio Delta 1, il rigore decisivo di Bonfiglio.
Cosa pensi di Vastese-Vasto Marina? Credo che oggi, così come stanno le cose, sarebbe auspicabile unire le forze e concentrarsi su un’unica realtà. Questo non vuol dire che una delle due debba sparire dal panorama calcistico ma si potrebbe pensare di avere entrambe le formazioni ed utilizzare una delle due per farvi crescere i giovani più promettenti. Obbiettivamente credo che ciò non avverrà mai, per una serie di motivi, che vanno ricercati nei rapporti caratteriali molto differenti tra alcuni dirigenti delle due società e quindi, a mio modesto avviso, viaggeranno sempre su due binari paralleli senza incontrarsi mai.
Quali interventi sono necessari per fare in modo che Vasto possa tornare ad avere un futuro nel calcio che conta? Questa è una domanda molto interessante che ovviamente avrebbe bisogno di molto più spazio e tempo per sviscerare le varie sfaccettature. C’è comunque da fare una premessa, ovvero che oggi, come stanno le cose, ed intendo a livello economico nel nostro paese, è difficile riuscire a trovare qualcuno che getti i suoi soldi nel calcio. Se qualcuno lo fa i motivi possono essere solo due, il primo è essere sfegatati ed appassionati di questo sport e quindi la voglia di entrare a far parte di questo mondo, ma ovviamente bisogna avere tanta disponibilità economica. Il secondo motivo, invece, è perché c’è un tornaconto. Ecco quindi che per attrarre persone nel mondo del calcio, ed in particolare nella Vastese, bisogna metterle in condizione anche di guadagnare, di fare business. Un progetto, un po’ di tempo fa, c’era e ci potrebbe anche essere in futuro a patto che il tessuto socio-imprenditoriale cittadino apra le proprie prospettive e cominci a confrontarsi, perché no, anche investitori di fuori città, non per questo da considerare semplici avventurieri. Immaginate una società, composta da imprenditori disposti ad investire, ma faccio riferimento anche a quelli che sono a Vasto, i quali presentino un project all’amministrazione comunale, che preveda la gestione pluriennale dello stadio ma con la possibilità di realizzare sotto le due curve dei locali commerciali, oltre alla disponibilità dell’impianto per eventi, concerti estivi ed altro ancora. Io credo che in questo caso sarebbero diverse le persone che vedendo la prospettiva di fare impresa si potrebbero avvicinare e coinvolgere nella gestione della squadra. E poi servirebbe avere anche una scuola calcio affiliata con qualche società prestigiosa. Ovviamente si tratta di un progetto difficile ma non certo impossibile.
Gabriele Cerulli, 47 anni, giornalista, tifoso della maglia biancorossa.
La prima cosa che ricordi se dico Vastese o Pro Vasto. Le emozioni di ogni tifoso sono sempre quelle che vivi da bambino e da ragazzo fino alla piena maturità. Impossibile stabilire un’età in cui altre risorse della vita possano prendere il sopravvento. Se fai calcio a certi livelli e sei nato tifoso “dentro”, lo resti pure mentre tua moglie sta partorendo e già t’immagini con tuo figlio allo stadio portato a tracolla. Altrimenti ogni evento è buono per passare la mano, darsi ad altro. A Vasto è successo questo un po’ a tutti noi. Ricordo tante facce che dopo la retrocessione in serie D dell’80, resistettero giusto un altro anno fino allo spareggio perso a Nocera contro il Martina. Poi non le vidi all’Aragona. Ogni fallimento ha scandito un ricambio generazionale, magari c’è chi ha messo piede allo stadio solo da adulto trascinato dal figlio e poi si è fatto pendere. L’emozione per me scatta ogni volta che passo davanti all’Aragona, ogni volta che ne respiro gli odori, ogni volta che incontro Vincenzo Fiorillo, ogni volta che vedo certi amici. Ogni volta che qualcosa o qualcuno mi riporta davanti agli occhi un dribbling di Marcolini, la fierezza di Savastio, un cross di Paolucci, un’incornata di Scotini. E poi c’è il 17 maggio di Tolentino, unico, forse irripetibile.
Cosa pensi di Vastese-Vasto Marina? Due bande di ciechi che si tirano le pietre. Ciò che succede ha sempre un senso, a meno che si parla di tragedie inaudite. Ne ha per rispetto anche di chi non rispetti in generale. E’ una sfida che va in scena perchè qualcuno ha messo su due società che sono andate avanti ciascuna per la propria strada, e forse questa è l’unica cosa saggia che hanno fatto negli ultimi due anni. Se poi vogliamo parlare di calcio, allora non è questa l’occasione, però se lo affermo è giusto pure che mi spieghi. Il Vasto Marina è partito sottoponendo a Luigi Baiocco un ingaggio umiliante per la categoria degli allenatori che in Eccellenza lavorano quasi quanto tra i professionisti e di più se hai pure la Juniores da seguire. Poi gli hanno messo in mano 30 ragazzini dicendo “cerca di annegare nella maniera più lenta possibile”. Ad un certo punto lo mandano via, chiamano Precali e gli affidano praticamente il San Salvo del terzo posto dell’anno scorso, con la differenza di Manno in attacco che vale Torres o Marinelli. E’ un progetto? E’ un’idea? E’ un’avventura? Calcio non è. La Vastese è partita benissimo nelle intenzioni, ma si è persa per strada. Il mio pensiero sulla società biancorossa è noto: ci hanno provato, con pochissime idee, pochi mezzi, zero progettualità ci hanno provato però con tutto quello che avevano da dare. Voglio approfittare dell’occasione per rendere omaggio e merito al direttore sportivo Alfonso Calvitti che ha ridato un’immagine pulita del calcio vastese rispetto al panorama regionale. Ho ricevuto tantissime testimonianze di stima e ammirazione nei suoi confronti da parte degli addetti ai lavori, giocatori e familiari dei ragazzi più giovani. Ha operato benissimo con gli strumenti che aveva a disposizione e portato in organico ragazzi interessantissimi per il futuro e parlo di D’Adamo, Balzano, Berardi, Miccoli, D’Antonio e il giovanissimo Forte. Peraltro tutti locali, tranne Miccoli, premiato come miglior ’94 della categoria l’anno scorso. Aveva fatto il colpaccio dell’argentino Casim, ma purtroppo il ragazzo è dovuto rimpatriare per ragioni personali. Ecco, quello è il mio grande rammarico stagionale, aver perso lui ancor prima di cominciare. Era uno che non c’entrava niente con queste categorie, peccato.
Quali interventi sono necessari per fare in modo che Vasto possa tornare ad avere un futuro nel calcio che conta? Serve tutto, c’è solo uno stadio che cade a pezzi nell’incuria generale e nel disinteresse di un’amministrazione che verso il calcio ha davvero l’orticaria. Rimetterlo a posto significa innanzitutto avere un impianto polifunzionale, se poi dovessero maturare le condizioni anche per cominciare a fare calcio seriamente tanto meglio. E invece sembra quasi che pensino “a noi non interessa il calcio, di imprenditori disposti non sembra che ce ne siano, di soldi non ce ne sono, che ce lo fa fare?”. Capisco Lapenna quando ripensa a quelle 170 mila euro buttate al vento per le telecamere che la Lega Pro prima pretese per la messa a norma dell’impianto e poi se ne fregò quando si trattava di tenere in vita il Pro Vasto solo pochi mesi dopo, e ancora oggi ci sono società professionistiche sprovviste del sistema di videosorveglianza interna allo stadio. Capisco, ma se esistesse una volontà propositiva di agire, magari si penserebbe di recuperare quell’investimento, facendone altri per tirare a lucido l’Aragona e destinarlo d’estate all’organizzazione di eventi. Il calcio vivrà con l’interesse che gli imprenditori dimostreranno, ma se tutto resta fermo in attesa che ci salvi mamma America mi sa che siamo rimasti qualche anno dietro ai tempi.
Michele Del Piano, 54 anni segue il calcio della sua città, della prima squadra, da oltre quarant’anni. Da oltre trenta scrive per Il Messaggero, ma sono molte le testate giornalistiche e i siti web con cui ha collaborato o continua a dare il suo contributo.
La prima cosa che ricordi se dico Vastese o Pro Vasto? Erano gli anni Sessanta quando, con mio padre (un grande tifoso) e mio fratello Mauro, andavo allo stadio Aragona la domenica per seguire con tanto entusiasmo quella che, in precedenza, si meritò l’appellativo di “Fiorentina d’Abruzzo”. Con il passare degli anni, diventando grande e più cosciente, mi rendevo conto di quante emozioni accumulavo e vivevo grazie a giocatori vastesi e non, attaccati alla maglia, ai colori bianco e rosso; uomini che portavano alto il nome della squadra, della città. Erano i bellissimi anni della Serie C, con gli spalti gremiti di tifosi quasi all’inverosimile. Per lavoro ho avuto anche la fortuna di conoscere alcuni grandi presidenti e allenatori che tutti, ancora, ricordano con affetto per il loro contributo al calcio vastese. Oggi è impensabile parlare di emozioni, quasi la città non avesse più il calcio tra le proprie discipline sportive.
Cosa pensi di Vastese-Vasto Marina? E’ inconcepibile e non ha senso avere due squadre nello stesso campionato, almeno nella nostra realtà. Pur comprendendo i dirigenti delle due società, sono stato sempre dell’avviso che bisogna essere uniti, essere un’unica realtà per andare avanti e affrontare pure l’attuale situazione economica che non sta risparmiando neppure lo sport in generale. E’ necessario scendere dal piedistallo per il bene di tutti, senza alcuna distinzione. Il nostro territorio, addirittura, ha quattro formazioni in Eccellenza che seguo tutte, quindi lascio immaginare i problemi quotidiani che devono affrontare le società. L’egoismo non porta da nessuna parte, bisogna parlarsi.
Quali interventi sono necessari per fare in modo che Vasto possa tornare ad avere un futuro nel calcio che conta? Ricostruire quanto è stato distrutto, inutile girarci intorno, è difficile, ci vorrebbe un miracolo per come stanno le cose. Con tanta, tantissima umiltà, però, e senza i soliti e inutili discorsi, promesse o interessi personali, sono convinto che si imboccherebbe la strada giusta per provare seriamente a cancellare gli anni bui del nostro calcio, quelli dell’ennesimo fallimento. Umiltà e serietà e non le solite, sterili e inconcludenti chiacchiere. La stessa strada va intrapresa anche per un unico e serio settore giovanile, ma dove ci sono tanti galli, tant’è che dopo anni di proclami e comunicati stampa, ognuno ancora per la propria strada.
Giuseppe Forte, giornalista da 50 anni. Ha iniziato a scrivere proprio di sport, a soli 17 anni, in sostituzione del mai dimenticato amico e collega Mario Santarelli all’epoca studente universitario a Bologna. Oggi continua a scrivere ed è presidente del Consiglio comunale di Vasto.
La prima cosa che ricordi se dico Vastese o Pro Vasto. Ho avuto la fortuna di seguire da vicino e come cronista gli anni più esaltanti del calcio vastese allorquando la formazione biancorossa dominò il campionato di Quarta serie (stagione agonistica 1968/69) conquistando ben 47 punti e con Tonino Lo Vecchio capocannoniere con 16 reti realizzate. La stagione successiva la partecipazione al campionato di serie C che, a quel tempo, era unica, di conseguenza a tutti gli effetti, era la terza serie nazionale. Nei primi anni settanta ho avuto modo di seguire la nostra squadra anche come inviato de Il Messaggero. Non si dimenticano facilmente gare come quella tra Pro Vasto e Chieti disputata allo Stadio Aragona il 12 ottobre 1969 in una cornice di pubblico davvero eccezionale. Il derby fu vinto per 1 rete a 0 dalla Pro Vasto con goal di Taverna su calcio di rigore messo a segno al 43’ del primo tempo. Come non si dimentica facilmente la prima vittoria in campo esterno, era il 25 aprile del 1971, all’Adriatico di Pescara, sempre per 1 a 0 con goal del mai dimenticato Giovanni Di Paolo. Giornate sportive indimenticabili sempre presenti nella mia mente e nei miei ricordi. Sulle trasferte dei biancorossi in Sicilia, Puglia, Calabria, Liguria, Campania, Toscana, ecc. si potrebbe scrivere un libro con aneddoti belli ed esaltanti. Come non si possono dimenticare i campionati disputati sotto le presidenze di Scopelliti e del notaio Litterio.
Cosa pensi di Vastese-Vasto Marina? La gara in programma domenica prossima allo Stadio Aragona non mi emoziona più di tanto. E’ la dimostrazione del come in questa città non si riesca a trovare la sintesi nemmeno nel mondo dello sport nel quale le divisioni non dovrebbero sussistere. Che senso ha avere due formazioni in Eccellenza ed una in Promozione? Mi chiedo: non è un dispendio di soldi e di energie?
Quali interventi sono necessari per fare in modo che Vasto possa tornare ad avere un futuro nel calcio che conta?
Innanzitutto bisogna mettere assieme quanti amano questa disciplina sportiva abbattendo quelle barriere che non giovano alla causa comune. Inoltre è importante sollecitare il mondo imprenditoriale (anche se il momento che stiamo vivendo è molto particolare) e gli amministratori della città affinché ognuno faccia la propria parte per allestire una squadra capace di ricreare entusiasmo non solo tra quanti amano il calcio. Esempi a noi vicini ne sono la conferma.
Al rappresentante dell’amministrazione comunale chiedo se farete qualcosa a tal proposito, riunendo tutte le varie parti, imprenditori inclusi, oppure è prematuro fare questo discorso?
Nonostante le troppe chiacchiere circolate in questi mesi in città, c’è gente che sta lavorando nel senso da te auspicato. Un lavoro duro e silenzioso che mi auguro possa portare ad un risultato positivo.
Sergio Mancini, giornalista e cronista di Radio Delta 1 e Telemax. Arrivato in Abruzzo dalla Sardegna nel 1991, ha iniziato a lavorare nelle redazioni sportive nel 1992.
La prima cosa che ricordi se dico Vastese o Pro Vasto. La domenica ero inviato per le radiocronache sui campi di calcio di serie B e C. Più volte venivo all’Aragona per le partite della Vastese, ho vissuto gli anni dei vari De Filippis, Naccarella, Menna, la stagione dei 10 gol di Fermanelli, la buia epoca del presidente Scopelliti. Una delle partite più emozionanti che ricordo fu un Avezzano-Vastese di serie C2 con esodo di tifosi biancorossi: partita spigolosa, botte da orbi in campo e fuori, calcio d’altri tempi, ormai nel cassetto dei ricordi.
Cosa pensi di Vastese-Vasto Marina? Ho sempre pensato che si dovrebbe andare avanti insieme, anche perchè Vasto non è una metropoli, circa 40 mila abitanti ed una divisione insensata tra la “Città alta” e la “Marina”. E’ una città unica, non vedo perchè si debba continuare a dividerla. Da una parte la storia, la vita lavorativa e sociale, dall’altra il mare, i turisti, le sere d’estate. Un vanto che poche altre città possono avere.
Quali interventi sono necessari per fare in modo che Vasto possa tornare ad avere un futuro nel calcio che conta? Per avere futuro nel “calcio che conta” occorre intanto un tessuto produttivo interessante, qualche azienda fiorente, oppure attività di forte richiamo, idee nuove. Uno o più imprenditori facoltosi non avrebbero motivo per investire nel calcio in una città che non offre novità o che non è più fiorente. Le ragioni “politiche” non spingono più nessuno ad investire nel calcio a certi livelli. Pertanto è storia vecchia: se la città offre opportunità di affari e sviluppo a qualcuno ben disposto, in cambio rileverebbe la società di calcio. Non vedo altra via di uscita.
Gaetano Quagliarella, scrive per il quotidiano Il Centro dal primo numero del 3 luglio 1986.
La prima cosa che ricordi se dico Vastese o Pro Vasto. Tante le emozioni, molti i ricordi. Purtroppo numerose sono state anche le delusioni. Vittorie, retrocessioni, fallimenti, ripescaggi. Domeniche da cuori forti. Insomma, in 28 lunghi anni è successo di tutto. Il calcio vastese ha vinto tanto, è vero, regalando molte soddisfazioni al popolo dell’Aragona. Ma ha anche perso tanto. I ricordi più belli? Gli anni di Giammarinaro, Ammazzalorso, De Biasi, Di Meo. La delusione più grande? Uno spareggio perso a Nocera Inferiore, sotto un nubifragio.
Cosa pensi di Vastese-Vasto Marina? Purtroppo è una sfida che non ha alcun senso nè dal punto di vista prettamente sportivo nè dal punto di vista della rivalità. Giocare un derby di Eccellenza è francamente poco per una città dalle tradizioni calcistiche di Vasto. Soprattutto se si pensa che il Lanciano è in Serie B e contende al Pescara la leadership regionale. Non ha alcun senso nemmeno avere due squadre in Eccellenza (Vastese e Vasto Marina) ed una in Promozione (Real Tigre). Senza dimenticare il San Salvo ed il Cupello che militano nella stessa Eccellenza. Insomma, se pensate che queste cinque società spendono, in totale, oltre mezzo milione di euro per giocare a non fare nulla (nessuna vincerà il campionato) c’è da starci male. Ecco perchè non ha alcun senso continuare a disperdere energie per inutili e dannosi campanilismi. Non ha alcun senso continuare così. Ecco perchè, come ho avuto modo di scrivere più volte nel corso di questa stagione sportiva, sarebbe opportuno unire le forze e lavorare su un progetto di una certa importanza con uomini motivati, uomini di calcio, idee nuove e credibili. Ma per farlo bisogna muoversi da subito. Da domenica sera, subito dopo la partita. In caso contrario Vasto resterà ancora per anni emarginata dal calcio che conta.
Quali interventi sono necessari per fare in modo che Vasto possa tornare ad avere un futuro nel calcio che conta? Intanto costruendo una società forte, ampia, credibile, con un programma ambizioso e a medio lungo termine. In un momento di grandi difficoltà economiche per tutti non ci sono alternative. Disperdere le forze è pazzesco. E poi puntando su uomini di calcio. Finora tutto questo è mancato, è stato fatto tutto il contrario. Credo che tutto ciò sarà possibile solo se prevarrà il buon senso da parte di tutti. E poi puntare sul settore giovanile e sul coinvolgimento delle scuole e delle tante associazioni presenti in città. Molto importante dovrà essere la cura dello stadio. Non è possibile continuare così, l’Aragona sta cadendo a pezzi, la tribuna centrale è quasi un relitto, non esiste un bar, i bagni sono infrequentabili. Come si può pensare di fare calcio così? La nuova società, se nascerà, farebbe bene anche a chiedere la gestione dell’Aragona. Così potrà programmare meglio le sue attività. Non sarà facile ma bisognerà provarci.
Gianni Quagliarella, 54 anni, giornalista professionista dal 2009, pubblicista dall’85. Comincia a scrivere quasi per gioco, nel 1981. Da allora è il suo lavoro.
La prima cosa che ricordi se dico Vastese o Pro Vasto. Di genitori vastesi, sono nato e vissuto a Potenza fino a 20 anni. E’ lì, al Viviani, io tifoso rossoblu, che comincio a “rosicare” quando il mio babbo Amedeo esulta ogni volta che la Pro Vasto vince o tutt’al più fa pari e, sempre, fa un figurone. Al Potenza arriva Tommaso Savastio che comincia a farmi respirare aria di casa. In macchina, un’Alfetta color crema, accompagna spesso la mia mamma Elisa quando torna in Abruzzo dopo la partita. Col disastroso terremoto dell’80 mi trasferisco a Vasto, già da bambino l’ambitissimo mare delle mie vacanze. Giornalismo e calcio, all’inizio, vanno a braccetto: è l’81 quando chiedo a Peppino Forte, cronista appassionato, di occuparmi della squadra di casa. Permesso accordato, rubrica fissa sulla pagina di Vasto de La Gazzetta di Chieti. Pezzi scritti a macchina e messi in busta, ogni settimana affidati all’autista del bus per Chieti, dove Gino Di Tizio, il direttore del giornale, impagina e manda in stampa. La busta, allora si chiamava fuori sacco. Un anno difficile, l’81, per i colori biancorossi, la fine dell’A.C. Pro Vasto, dalla Serie D alla Promozione con un nuovo nome, Vasto Incoronata. La guida, entusiasta, Michele Monteferrante, al suo fianco Geremia Miri (che saluto con affetto), sulla panca mister Michele Vinciguerra, un fiume in piena. Indimenticabile. Che domeniche, allora, per me le più belle: inviato al seguito della squadra, penna, taccuino e gettoni a decine nelle tasche. Collaboro, infatti, con Radio Studio 99 di Gino Santoro e per telefono, all’intervallo e alla fine di ogni partita, faccio il resoconto del match. Tollo, Pineto, Guardiagrele, Altino, ogni volta di corsa a raggiungere la cabina telefonica più vicina per dire ai vastesi se si è vinto oppure no. Mi accompagna Gaetano, mio cugino, che fa le interviste nel dopo partita, pronto a esaltare o a strigliare senza remore i nostri eroi: memorabili i botta e risposta con Renzo Rossi. I gol più belli? Ne ricordo tanti, quelli di Giovanni Di Paolo, mazzate micidiali pure da fermo, di Vincenzino Fiorillo, vero artista del gol, del grande cannoniere Mario Vergan: ad Atri sono dietro la porta avversaria quando lo sento fiutare la rete. Vede Peppino “Mazzolino” Calvano in fuga sulla fascia destra, chiama il cross, ha il tempo di dire “bello”, si stacca dal prato e incorna di giustezza nel sette. Che spettacolo l’urlo della folla biancorossa.
Cosa pensi di Vastese-Vasto Marina? Lo dice la logica: due squadre in Eccellenza sono troppe. Lo sono per Vasto e lo sarebbero per qualunque altra città delle stesse dimensioni. In tempi di crisi, poi, quasi un paradosso, energie, risorse, strategie di mercato, tutto raddoppiato. E la storia a poco è servita, ricordo ancora il gelo del derby di non so più quale anno con l’Effeci. Manco quest’ultimo fosse il nemico giurato, chissà quale traditore della comune causa biancorossa. Ingiusto e ingeneroso chi allora lo pensava. A Vasto, però, le cose vanno così, non solo nel pallone: più che unirsi, ci si divide e poi, sotto sotto, si gode se il rivale finisce nella polvere. Poco importa se non cogli l’obiettivo, basta che qualcuno sia più indietro di te. Certo, per il futuro sarebbe bello vedere assieme chi con coraggio riesce ancora a fare calcio in città, ma ciascuno dovrebbe rinunciare a qualcosa, mettere da parte orgoglio e aspirazioni personali. Per esaltare, invece, capacità e lungimiranza laddove individuate. Per il bene comune e il possibile rilancio. Il nome del club? Importante, certamente, un segno distintivo per i tifosi, ma non il primo dei problemi.
Quali interventi sono necessari per fare in modo che Vasto possa tornare ad avere un futuro nel calcio che conta? Bella domanda. Finiti i tempi dei presidenti tuttofare, in archivio quelli “del calcio a Vasto sì, ma in cambio di qualcosa”, bisogna fare da soli. Ci provò Mario Tenaglia a parlare di azionariato popolare, una mattina, al Supercinema: tanti gli interventi, pure appassionati, poca, però, la sostanza e idea riposta presto nel cassetto. Il tifoso all’Aragona vuole tornarci, col blasone del passato si è fatto la bocca buona e vorrebbe una società sempre competitiva. Più che pagare il biglietto la domenica, però, non è disposto a fare. Non potrebbe farlo. Inutile al momento guardare Lanciano e sospirare. Chi poteva, tra gli imprenditori locali, ci ha provato, ma adesso nessuno pare più disposto a rimetterci del suo. In attesa del ricco mecenate credo sia giunto il momento di ripartire per davvero dalla base. I club in città ci sono e pure tanti, i giovani talenti pure. Quello che manca, si chiami assessore allo sport o con un altro nome, è colui che sappia fare sintesi. Un uomo, o perché no, una donna, in grado di mettere attorno a un tavolo i dirigenti di tutti i sodalizi, dal più piccolo al più attrezzato. Qualcuno capace di unire, insomma, di spazzare via sospetti, ripicche e gelosie, di riordinare la zona grigia delle iscrizioni a pagamento dei bambini. E di pianificare poi una società con criteri manageriali. Chi l’ha detto che per hobby non si possa già ragionare in grande? A Vasto, a mio avviso, si può provare. A partire da un piano serio e razionale di utilizzo degli impianti, oggi pochi e non curati a sufficienza. Da decenni si parla di Vasto città capofila del comprensorio: bene, applichiamolo anche al calcio, questo concetto e guardiamoci bene intorno. Di centrali, portieri e trequartisti sono piene le nostre contrade. Basta saperli scovare.