Dopo la batosta elettorale subita nel 2013 dall’Italia dei valori, è rimasto a lungo ai margini della politica nazionale. La scorsa estate, a Palazzo D’Avalos niente festa nazionale del partito, che a Vasto aveva tenuto la sua kermesse di fine estate fin dalla prima edizione, nel 2006.
Stamani, Antonio Di Pietro è tornato in città per sostenere gli attivisti dell’Idv nella raccolta di firme per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per l’abrogazione del gioco d’azzardo. Per fare in modo che il Parlamento esamini il progetto di legge servono 500mila firme in tutta Italia.
A Vasto l’Italia dei valori ha sistemato un gazebo all’angolo tra viale D’Annunzio e via Michetti, dove si tiene il mercato del sabato.
“Il gioco d’azzardo – si legge nel volantino dell’Idv – è considerato la terza industria italiana per fatturato. Ha ormai raggiunto costi generali e personali altissimi e insopportabili, è la rovina di migliaia di famiglie, senza considerare i numerosi suicidi. Ecco alcuni dei numeri impressionanti: 100 miliardi di fatturato, 4% del Prodotto interno lordo nazionale, 8 miliardi di tasse, 12% della spesa delle famiglie italiane, circa 800mila giocatori affetti da ludopatia. La crisi economica non frena questo fenomeno, anzi ne è moltiplicatore poiché tante famiglie povere tentano la fortuna per disperazione, impoverendosi sempre di più. Da anni, inoltre, nella gestione del gioco d’azzardo illegale, e non solo illegale, è stato registrato anche il coinvolgimento della criminalità organizzata. Di recente lo Stato italiano ha aggravato la situazione, passando da una severa concezione di disvalore e di rifiuto alla sempre più frequente legalizzazione di nuovi giochi d’azzardo, al fine di reperire nuovi gettiti fiscali”.
La proposta di legge dell’Idv prevede: il divieto assoluto e totale dei giochi d’azzardo diversi da quelli tradizionali e organizzati dallo Stato o da società controllate, quali le grandi lotterie nazionali abbinate a spettacoli televisivi, il lotto, nelle sue varie forme, e le scommesse sul campionato di calcio italiano; un sistema sanzionatorio più rigoroso, essendo quello vigente del tutto irrisorio dinanzi alla potenza economica delle lobby di pressione, presenti anche in politica”.