Domenica all’Aragona due squadre di Vasto si affronteranno nello stesso campionato, al livello più alto, per la quarta volta nella storia. I precedenti, oltre all’andata quando tra Vasto Marina e Vastese fini 1-1, risalgono alla stagione 1987/88 tra Vastese e Fc Vasto. In tre appuntamenti conosceremo alcune delle storie che si incrociano in questa partita e i protagonisti di una sfida che continua a far discutere, soprattutto per la sua utilità, ma che tutti vogliono vincere. Dopo la meglio gioventù vastese, con Alessio D’Adamo e Cristian Stivaletta passiamo a due grandi amici che arrivano dall’Argentina, nazione straniera più rappresentata di questa sfida, con Torres, Veron e Manno.
2. Amici contro. Roman Anibal Torres, attaccante, è nato il 15 marzo 1985 a Lanus, Rodrigo Martin Veron, centrocampista, il 26 aprile 1984 a Villa Ramallo. Se qualche anno fa gli avessero chiesto di Vasto o di San Salvo (unica squadra dove hanno giocato insieme per due stagioni) non avrebbero saputo rispondere. Domenica saranno avversari sul prato dell’Aragona, ma per loro non sarà una partita come le altre, Roman e Rodrigo sono molto più che amici, due fratelli, tanto che fu il primo ad accompagnare il secondo a firmare per il Vasto Marina, che aveva cercato anche lui. L’Argentina li ha fatti incontrare, San Salvo e Vasto li hanno riuniti.
Entrambi arrivano in Italia nel 2006 a 21 anni. Rodrigo, un’esperienza nelle giovanili del Gimnasia La Plata, nella serie A cilena e nella C in patria, debutta a Miglianico, poi Velletri, Noventa Padovana, Pescatori Ostia e San Salvo, imposta, corre e sa anche recuperare all’occorrenza. Roman, sposato con una sansalvese oggi vive e lavora a San Salvo, dove è nato suo figlio. Dopo la C argentina passa al Potenza in C2, Sporting Genzano, Velletri, Zagarolo, Terracina, San Salvo e Cupello, parola d’ordine: gol. Vastese-Vasto Marina sarà anche la loro sfida, la terza in assoluto da avversari dopo due in patria.
Quasi tutti i sudamericani hanno un soprannome, qual è il tuo?
Torres: Tanque (carro armato).
Veron: Ne ho due, calcisticamente bruja (befana), come Juan Sebastian Veron e poi gli amici mi chiamano chino (cinese), come Recoba.
Quando hai iniziato a giocare e dove?
Torres: Avevo 5 anni, in una scuola calcio della mia città, a Mar del Plata, si chiamava Los Panteras. Non ero attaccante, ho fatto il centrocampista, il terzino, un po’ di tutto. Poi un allenatore mi ha messo prima esterno sinistro, poi centravanti, ho iniziato a segnare e non mi ha tolto più.
Veron: A 5 anni in una scuola calcio, mio padre era l’allenatore, nella squadra del mio paese, il Defensores De Belgrano di Villa Ramallo, poi a 15 anni sono entrato nel settore giovanile di una squadra di Serie A, nel Gimnasia La Plata fino a 21 anni. Ho iniziato come portiere, poi difensore centrale e poi mi hanno spostato a centrocampo e sono rimasto.
Quando e perchè sei arrivato in Italia?
Torres: La prima volta nel 2006 sono arrivato con un ragazzo che giocava con me e faceva il portiere in Svizzera, passò al Potenza in C2 e mi chiese se volevo raggiungerlo, così sono arrivato, poi lui è passato al Genzano in D e mi ha portato anche lì con lui e poi sono rimasto.
Veron: Avevo fatto un provino con agenti italiani che erano venuti in Argentina e mi hanno scelto, avevo 21 anni, a Miglianico.
Come ti sei trovato nel nostro Paese?
Torres: All’inizio ho sofferto parecchio, avevo nostalgia di casa, il calcio qui era tutto diverso, anche gli spogliatoi.
Veron: Il primo mese non è stata una bella esperienza, mi mancava la famiglia, è stata dura, poi mi sono ambientato, grazie alla società che mi ha fatto sentire come a casa, non mi ha mai fatto mancare nulla, sono stato davvero bene. Così come a San Salvo che per me è come casa mia.
Cosa ti manca di più dell’Argentina?
Torres: La famiglia e gli amici.
Veron: La famiglia, gli amici e la mia ragazza Romina che lavora lì.
Che ricordo hai di quando vi siete conosciuti la prima volta?
Torres: Che imprecavo come un matto perchè per colpa sua avevo perso la semifinale. Ci siamo incontrati da avversari, io ero fuori perchè infortunato, erano i play off di Serie C2 in Argentina, all’andata avevamo vinto 2-1 in trasferta, ci bastava anche un pareggio, ma hanno vinto 1-0 e siamo andati ai rigori e lui ha messo dentro quello decisivo. Il portiere ha parato ma la palla non si è fermata, ha attraversato tutta la linea e poi l’ha superata dalla parte opposta, ho questa immagine fissa e non la dimentico.
Veron: Ovviamente quella semifinale e quel rigore che ho realizzato, poi abbiamo vinto il campionato e siamo saliti, è indimenticabile. Da un episodio del genere è nata questa bellissima amicizia. Sono state le uniche due partite che abbiamo giocato contro.
Prime impressioni dopo averlo visto?
Torres: Ho pensato che fosse una persona davvero squisita.
Veron: Ho pensato che fosse un pazzo scatenato. Scherzi a parte mi ha fatto una buona impressione, non c’entrava nulla con quella categoria, era, ed è, un attaccante come pochi.
Perchè siete diventati amici?
Torres: Anche se non glielo dico spesso è una di quelle persone che non trovi sempre, nel calcio conosco tanta gente, ma solo lui è un amico vero, di quelli che puoi chiamare di notte se non stai bene, sai che lui c’è e per me è la stessa cosa se lui ha bisogno.
Veron: Una questione di pelle, non c’è una spiegazione, dal primo giorno che l’ho visto ho capito che ci sarebbe stato un bel rapporto di amicizia.
Che rapporto avete fuori dal campo?
Torres: E’ difficile da spiegare a parole, c’è tantissimo rispetto tra noi, anche se non parliamo tutti i giorni per vari impegni, per me è come un fratello, la nostra amicizia va oltre il calcio. Ogni volta che possiamo andiamo a mangiare insieme.
Veron: Di grande affetto e grande rispetto, siamo come fratelli, sempre, anche quando ci vediamo meno. Quando sto da lui mi sento a casa mia, sua moglie ormai ha due figli, Daniel e me, mi trattano benissimo. Il mercoledì andiamo a mangiare la carne argentina, un appuntamento imperdibile.
Quando ti ha fatto arrabbiare?
Torres: Quando ha segnato quel rigore, non l’ho ancora digerito.
Veron: Una volta in allenamento a San Salvo mi ha dato un pestone e sono stato tre giorni senza poter poggiare il piede a terra, ma sono cose che succedono.
Il gesto più bello che ha fatto per te.
Torres: Ne ha fatti tanti, ma quello che mi ha colpito di più preferisco non dirlo, resta tra di noi.
Veron: Tanti, la grande disponibilità che ha sempre nei miei confronti.
In cosa, fuori dal campo, è più bravo di te.
Torres: E’ più calmo, riflessivo e prima di parlare e fare qualcosa ragiona, ma adesso mi sono calmato anche io.
Veron: A fare la pasta, in cucina se la cava bene.
Vorresti essere lui perché…?
Torres: Perchè ha gli occhi chiari.
Veron: Perchè ha un grande cuore.
Un suo difetto?
Torres: Sicuramente ne ha ma non so dirlo.
Veron: Quando si arrabbia non ci pensa due volte.
Un suo pregio?
Torres: Mi vengono in mente tante cose, ora ci emozioniamo, diciamo che è un insieme di sensazioni speciali.
Veron: Quando si calma è il ragazzo più bravo che ci sia.
Se non avessi giocato a calcio cosa avresti fatto?
Torres: Rugby e forse non sarei mai arrivato in Italia, chi lo sa.
Veron: Ho giocato sempre a basket, era il mio sport preferito, ma non ero all’altezza (Torres ride e lo prende in giro).
Che giocatore sei?
Torres: Non mi so descrivere, la domenica do tutto quello che ho.
Veron: Uno molto sanguigno, non mi piace quando mi saltano, lascio tutto quello che ho in campo, l’anima, sempre. Anche se sbaglio quando vado a dormire riposo tranquillo perchè so che ho dato tutto.
Che giocatore è il tuo avversario?
Torres: A centrocampo può giocare da solo, è una garanzia.
Veron: Quando sta bene fa la differenza.
Un tuo punto di forza?
Torres: La forza fisica.
Veron: La corsa.
Quale caratteristica gli invidi?
Torres: La corsa.
Veron: La velocità, la potenza e il calcio.
Il tuo più grande tifoso?
Torres: Sicuramente mio padre Daniel.
Veron: Mio padre Avelino.
Chi è il tuo idolo calcistico?
Torres: Per un argentino è abbastanza ovvio, Maradona, ma anche Batistuta.
Veron: Fernando Redondo.
Per quale squadra tifi?
Torres: Racing Avellaneda.
Veron: Racing Avellaneda.
La prima volta che hai visto l’Aragona cosa hai pensato?
Torres: Il primo anno che eravamo a San Salvo, la Pro Vasto era interessata a me e Rodrigo, andammo ad allenarci lì, poi da avversario con il San Salvo contro il Vasto Marina, abbiamo vinto 1-0 la semifinale play off ma non ci bastò per passare il turno. E’ imponente, quando entri avverti delle emozioni e la sua storia, peccato che non sia pieno, se quello stadio fosse pieno può spingere verso la vittoria.
Veron: Con il San Salvo contro il Vasto Marina, ti mette voglia di giocare a pallone e si respira nell’aria la sua storia.
Il più forte del Vasto Marina?
Torres: Benedetto e Veron, sono i due che soffrirò di più.
Veron: Nando Giuliano, si vede che ha una marcia in più.
Il più forte della Vastese?
Torres: Soria e Avantaggiato possono tranquillamente fare la differenza ma devono essere messi in condizione di farla, li capisco al volo anche senza guardarli.
Veron: Ho visto una volta Avantaggiato e mi ha sorpreso, è un centrocampista che ha tutto e poi anche Torres e Soria, due che se gli lasci l’opportunità di farlo segnano, dobbiamo stare attenti.
Il più simpatico dei tuoi compagni?
Torres: A parte me, ce ne sono tanti, Cialdini, Miccoli, Triglione, il buonumore di certo non manca nel nostro spogliatoio.
Veron: Rino Napolitano.
Che partita sarà?
Torres: Conoscendo mister Precali, molti giocatori del Vasto Marina e i miei compagni penso che sarà una partita particolare, non credo ci saranno tanti gol, sarà agguerrita e tesa. Mi auguro che non ci siano episodi spiacevoli, ma anche se dovesse accadere qualcosa finirà tutto lì. Sarà di certo una bella partita da giocare, da vedere non lo so.
Veron: Dal punto di vista dell’atteggiamento nessuna delle due squadre vorrà sbagliare nulla, penso che sarà una bella partita.
Cosa proverete a giocare contro?
Torres: La partita è la partita lui lo sa, ovvio che mi faccia un effetto strano, ma sarà come tutti gli altri avversari, per 90 minuti io penserò alla Vastese, sarei bugiardo se dicessi il contrario.
Veron: Ci saluteremo prima di tutto, è sempre una partita di calcio e va presa come tale, sarà sicuramente strano, credo sia normale. Speriamo di non dimenticare di fare la foto insieme che dobbiamo inviare ad un sito di calcio argentino.
Ti dispiacerebbe farlo perdere?
Torres: Sicuramente, ma solo dopo la partita.
Veron: Certo e farò di tutto per vincere perchè finisce là.
Chi vincerà e perché?
Torres: No comment.
Veron: Preferisco non dirlo.
Che fai se segni?
Torres: Se c’è mio figlio in tribuna lo dedico a lui e a mio padre.
Veron: Esulto.
Cosa succederà dopo la partita?
Torres: Io scapperò perchè dovrò lavorare, ma sicuramente ci vedremo dopo e qualche commento sulla partita lo faremo di certo.
Veron: Andremo a cena e sicuramente parleremo della partita, noi argentini parliamo di calcio tutta la settimana.
Se vinci lui cosa deve fare per te?
Torres: Si deve mettere la maglia della Vastese.
Veron: Mi deve preparare una bella e buona carne arrosto.
Cosa farai in futuro?
Torres: Non ci penso, preferisco vivere giorno per giorno. Qui sto bene, ma non nego che un giorno mi piacerebbe tornare in patria.
Veron: Fare l’allenatore, penso che tornerò in Argentina nella scuola calcio di mio padre e mio fratello, abbiamo oltre 100 bambini iscritti.
A chi vuoi dire grazie o gracias?
Torres: Sicuramente il grazie più importante va a mio padre Daniel e a mia madre Graciela, loro mi hanno dato tutto quello che ho. Una persona che da quando sono qui mi ha dato una grande mano, soprattutto a livello umano, anche se non è tipo che ti viene a dire che ti vuole bene, è Valerio Torricella, mio datore di lavoro ed ex presidente del San Salvo, uno che con un gesto fa tanto, per me è un punto di riferimento.
Veron: Ai miei genitori, papà Avelino e mamma Cristina, soprattutto mio padre che mi ha fatto scegliere quello che volevo fare nella vita, non ha mai fatto pressioni e l’ho ascoltato con molto rispetto. Un grande grazie lo dico anche alla mia ragazza Romina.