Non si può raccontare la storia di una città senza parlare della sua cultura. E la musica, in ogni sua forma, è una componente fondamentale della vita culturale di una città e dei suoi cittadini. Se un ruolo fondamentale ce l’ha chi la musica la compone e la esegue, altrettanto importante è chi la musica la diffonde. Qualche settimana fa l’amico architetto Francescopaolo D’Adamo, con cui c’è sempre un fitto scambio di idee e di opinioni quando si tratta di parlare di questa città, in un post sul suo blog si chiedeva: “Se non ci fosse stato Casa del Disco quale sarebbe stata la cultura musicale del posto?”. Casa del Disco, in piazza Diomede, o “Barone”, come lo chiamano quasi tutti, dal nome del suo fondatore Angelo, è uno di quei negozi che ti sembra abbiano fissato la loro immagine nel tempo, immutati nel mutamento, una di quelle vetrine che per chi passeggia lungo il corso “c’è sempre stata”.
Li ho avvisati della nostra visita, in un pomeriggio invernale in cui di gente che gira per la piazza ce n’è poca, e, avvicinandoci, io e Costanzo vediamo Angelo e la signora Iole che ci scrutano da dietro la porta del loro negozio. Entriamo nella Casa del Disco e ci fanno trovare sul bancone una serie di fotografie d’epoca. Dalle prime parole ho subito la percezione di quella che sarà la nostra chiacchierata che è un po’ lo specchio dei loro tanti anni di vita e di lavoro insieme. Iole è quella che tiene le fila del discorso, Angelo sempre pronto ad intervenire con la sua memoria storica e un fine umorismo. Con loro c’è anche il figlio Sergio, nato e cresciuto tra montagne di dischi, che ha raccolto l’eredità dei genitori che pur non fanno mancare mai la loro presenza e competenza. Sapendo del nostro arrivo ci hanno portato qualche foto storica. La storia parte però dall’Argentina, dove Angelo, classe 1930, è stato dal 1949 al 1954, prima di fare rientro a Vasto, dove decise di mettere su un negozio di radio e tv. “Era il 1955 e il primo negozio lo aprii nei pressi della chiesa del Carmine”. La Rai aveva iniziato la trasmissioni appena un anno prima e gli apparecchi iniziavano a diffondersi in tutte le case. Così anche in una Vasto allora ancora piccola, aprirono diversi negozi che vendevano e poi riparavano questi apparecchi. Vendendo radio e giradischi per Angelo Barone fu naturale iniziare ad avere in negozio i dischi. “All’inizio erano i 45 giri. Poi arrivarono i 33, poi anche le cassette”.
Dalla prima sede arrivò poi il passaggio in piazza Diomede. Lo stabile è lo stesso dove si trova il negozio oggi, il locale è qualche metro più in giù, verso San Giuseppe. Lo si vede bene nelle foto, dove c’è anche il camioncino di servizio, a cui è legato anche un simpatico aneddoto. “Era un mezzo molto spazioso, una volta ci abbiamo portato dentro 12 persone!”. L’accento della signora Iole tradisce però origini lontane. “Io sono veneta”, ci dice fugando i nostri dubbi. “Ci siamo conosciuti ad un matrimonio qui a Vasto e da allora siamo insieme”. Una coppia nella vita e anche sul lavoro, con le diverse attitudini che ben si sono integrate per portare avanti questa attività. Il racconto è accompagnato dall’apertura degli innumerevoli cassetti presenti nel negozio. Tra cd, vinili e musicassette qui c’è raccolta tutta la storia della musica, da quella classica alle ultime hit. Tutto è catalogato con precisione. “Con l’esperienza abbiamo imparato come sistemare tutto. Oggi se qualcuno viene e ci chiede un disco sappiamo esattamente da quale cassetto prenderlo”, afferma con soddisfazione Iole. Che di cognome fa Ligabue. “Dovevo fare proprio questo mestiere!”, ci dice con un sorriso. La nostra attenzione, e come potrebbe essere altrimenti, è catturata dai vinili. Ce ne sono molti recenti, poichè negli ultimi anni sta tornando l’uso di pubblicare i nuovi dischi anche su 33 giri, ma tanti appaiono subito “datati”. “Sono tutti originali – ci dice serio Angelo – e dell’anno in cui sono usciti. Quelli che non hanno il cellophane è perchè all’origine erano così o perchè qualche cliente nel tirarli fuori dallo scaffale lo ha rovinato”. Un disco tira l’altro, inizia a venir fuori di tutto. Da un “Dedicato a Marilyn”, con un ammiccante ritratto della Monroe in copertina, a una Donna Summer seduta sulla mezzaluna, passando per i 24mila baci di Adriano Celentano. E, provare per credere, Angelo e Iole sanno tutto di ogni disco che è passato tra le loro mani, perfino i più sconosciuti.
Casa e bottega (anzi casa e Casa, visto il nome che hanno dato al negozio) anche per i loro figli. Antonella la vediamo in braccio alla mamma in una delle foto in bianco e nero. “Sin da quando ero piccola la portavo con me, con il passeggino e stava in negozio. Ora però lei ha un altro lavoro ma è rimasta comunque molto legata alla musica”. E qui viene fuori il cuore dei nonni che ci mostrano il manifesto della ginnastica ritmica, in cui sono impegnate le nipoti. Sergio, invece, è rimasto legato al negozio. “Sono sempre venuto qui, anche quando andavo a scuola. Prima che un lavoro quella per la musica è una grande passione”. Nel corso degli anni i negozi di dischi presenti in città hanno chiuso. Evoluzione tecnologica e pirateria, inutile dirlo, hanno dato un duro colpo al settore. “Noi cerchiamo di andare avanti facendo quel che si può anche se è dura”. Uno dei supporti scomparsi dalla distribuzione sono le musicassette. Ma in negozio, nascoste in una sorta di “armadio magico”, ci sono ancora. Angelo Barone apre l’anta dove ci sono i dvd ed ecco che appaiono decine di musicassette. “E’ un supporto che da un momento all’altro non è stato più utilizzato”, spiega Sergio, mentre suo padre mi mostra come per adattare il negozio al passare degli anni, dai dischi alle cassette, poi ai cd e ai dvd, si sia dovuto ingegnare di volta in volta. Guardare la vetrina con le cassette è come fare un salto indietro di 10 anni. Ci sono Pavarotti, una giovane Laura Pausini, un irriconoscibile Zarrillo. Mentre stiamo chiacchierando entra un giovane cliente per comprare un cd di musica credo etnica. Lo sento fare richieste per me incomprensibili, mentre Sergio e Iole rispondono alle sue domande con una precisione assoluta. Del resto, in tanti anni di attività, ormai è tutto conosciuto. I Barone hanno imparato a conoscere e prevedere le mode musicali del momento.
Anche se qualche volta è capitato di trovarsi con qualche decina di copie dello stesso disco invendute. “Non ne parliamo!” dice scherzando Iole, ripensando certamente alle pile di dischi rimaste invendute”. Qualche nome viene fuori. “I Police, con Zenyatta Mondatta, o Celentano, uno di Baglioni… In generale era il terzo album di un artista quello critico – spiega Sergio”. Interessante anche il rapporto con le case di distribuzione. “Una volta veniva il rappresentante con la sua valigetta e il catalogo. E lì si aprivano le trattative, perchè se volevi quel tale disco dovevi magari prendere un tot di copie di un altro disco che diceva lui”. Oggi di case discografiche ce ne sono solo tre, attorno a cui ruota tutto il mercato. Loro cercano di resistere, rappresentando un punto di riferimento nel territorio compreso tra Termoli e Lanciano. Un momento importante è quello dell’uscita dei dischi. “C’è ancora tanta gente che aspetta il giorno di uscita del disco dell’artista preferito e viene proprio quel giorno. C’è chi viene alle 8 di mattina per avere il disco atteso”. Negli ultimi tempi ad andare forte sono stati Ligabue e la Pausini. “C’è ancora chi, nonostante il digitale, vuole avere ancora il disco”. I racconti sono accompagnati sempre da uno sguardo ai dischi. “Facciamo a gara a chi si ricorda di più”, dice Iole. Ma loro, con tutta questa offerta musicale, cosa ascoltano? “A me ogni tanto piace ascoltare il tango, quella musica lì, perchè mi ricorda degli anni trascorsi in Argentina”, dice Angelo. “Io sono amante dei Queen. Dalla prima canzone che sentii mi piacquero molto”. Come darle torto? Le varie fasi della musica vedono primeggiare nelle vendite i Pink Floyd. “Sono andati sempre tanto”. Poi i Beatles, i Muse. Io continuo a guardare i vinili, che sono sempre affascinanti, e non resisto alla tentazione di farmi fotografare con un un Jovanotti d’annata. Da Barone c’è un patrimonio di dischi originali, tra quelli in negozio e quelli ancora in magazzino, davvero non da poco. E basta pronunciare il nome di un gruppo o uno stile musicale per veder tirare fuori il cassetto apposito, tutto a memoria. A voler fare un viaggio nella storia della musica ce ne sarebbe da stare qui per ore, guardando ed ascoltando i racconti di Iole, Angelo e Sergio.
Senza voler entrare in una fase necessariamente malinconica del racconto, osservare lo scarso passaggio di persone lungo corso De Parma in un venerdì neanche troppo freddo lascia spazio alla riflessione su un centro storico molto cambiato nel corso degli anni. “Prima c’era molta più gente. Oggi si vedono in giro tante persone solo il sabato sera“. Sono i tempi che cambiano, un po’ come è cambiata la musica ed è cambiata la sua fruizione, oggi sempre più legata al digitale. L’ultima battuta, prima di salutarci è sul Festival di Sanremo. “Prima si aspettava il Festival perchè dopo si vendevano i dischi dei protagonisti. Oggi non è più così, è solo uno spettacolo televisivo”. Ma la Casa del Disco fino a quando sarà aperta? Angelo mette le mani avanti. “Io compirò 84 anni e ho fatto il mio. Ora tocca a loro“. Citando gli amati Queen della signora Iole (con buona pace del suo “omonimo” Ligabue), per loro “The show must go on”.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo