La notizia dei ragazzi vastesi umiliati sui social netowork, in particolare “l’ultimo arrivato”, Ask.fm (clicca qui), ha suscitato diverse reazioni. Argomento delicato, perchè coinvolge una molteplicità di attori, dai ragazzi, le famiglie, le agenzie educative. Pubblichiamo le opioni di due vastesi che lavorano nel settore e sono esperti di social media, Luca Rosati e Paolo Bruno. Le loro considerazioni offrono interessanti spunti di riflessioni.
Il commento di Luca Rosati
Purtroppo questo è il lato negativo dei social network: se dq un lato offre più e più possibilità di contatto, conoscenze, promozione personale e quant’altro, da un altro lato è forse la “migliore” (leggasi “peggiore”) piazza dello spettegolezzo e del gossip, che se ben gestito può essere anche ironico e divertente fin quando non si pubblicano dati sensibili di persone in questione o non si “attacca” volutamente qualcuno. Un attacco che per chi lo effettua può essere anche tenuto di poco conto seppur fortemente voluto, ma ormai il web permette davvero di creare un danno d’immagine che rischia di essere perenne o quasi. E purtroppo sembra che non pochi cerchino questo cattivo atteggiamento!
In un momento di rabbia è probabile che venga voglia di scrivere un messaggio su twitter oppure uno status su facebook contro “qualcuno” per rivendicare un torto subito o semplicemente sfogarsi un po’. Comprensibile fino ad un certo punto. A volte… anzi, il più delle volte lo si fa per mettersi in mostra, far credere di essere forti agli occhi dei propri lettori oppure per il solo divertimento ai danni di altri. Il tutto è orribilmente patetico! “Internet è una piazza dove tutti, prima o poi, finiscono col dire i fatti degli altri“, questo è un pensiero che lessi giorni fa in un blog. E’ purtroppo una triste realtà se, nel parlare degli altri, lo si fa con l’intento di ‘rovinare’ quella persona. Ancora peggio è se ci si inventa un qualcosa per denigrarla. “Ciò che si scrivere sul web, rimane sul web“, una regola ferrea a cui non si può scappare oggi.
L’odio, però, non è sul web ma dentro di noi. Internet, e con esso blog e canali social, è solo il mezzo, in questo caso ovviamente mal gestito. “Ogni cosa è buona o cattiva, dipende sempre dall’uso che se ne fa“, parere ben condivisibile da chi capisce il funzionamento e gli effettivi vantaggi che il web (ci) offre. Condivido un’opinione pubblicata proprio questa mattina su Wired.it da un avvocato, riguardante appunto il “Codice di autoregolamentazione per la prevenzione ed il contrasto del cyberbullismo” di cui ci parla Giuseppe Ritucci: “Sono convinto che la tutela dei minori e la realizzazione di un maggior quadro di tutele dei singoli individui di fronte alla rete, siano un elemento importante, e non un tabù da evitare a tutti i costi. La via della soft law e l’approccio paritario alla discussione dovrebbero costituire la stella polare di qualsiasi legislatore (…)”.
Assolutamente d’accordo! In campo difensivo devono esistere norme e tutele – esemplari! – a cui potersi rivolgere in casi di cyberbullismo come queste descritte su Zonalocale. Spero, però, che il tutto possa viaggiare al fianco di una burocrazia veloce che, si sà, qui in Italia continua a scarseggiare. Inoltre si necessita un smascheramento dell’anonimato. Un servizio online, come Ask.fm in questo caso, non può permettere di essere anonimi in rete. Qui peccano assolutamente i gestori della piattaforma social ma purtroppo fin quando non ci saranno regole chiare e precise che obbligano queste piattaforme ad evitare l’anonimato, la situazione non potrà cambiare.
I genitori di coloro che sono colpevoli di (cyber)bullismo dovrebbero, invece, prendere le redini sul proprio figlio. Tutto questo nasce anche (e soprattutto!) da una cattiva educazione! A chi è colpito da simili ingiurie, offese e diffamazioni, il mio invito è di rivolgersi immediatamente alle Autorità competenti. Il danno ricevuto è una lesione “alla reputazione, all’onore e al decoro” e viene quindi punito. Gli strumenti per risalire agli utenti (anche se anonimi) ci sono e un buon lavoro di squadra tra Autorità e gestori del canale social in questione potrebbe risolvere il problemi in tempi brevi, oltre ad essere di esempio per situazioni simili e future.
A livello personale mi spiace enormemente per chi è stato vittima di simili situazioni. Non dirò loro di essere in grado di farsi scivolare addosso le cose, perché non è facile in questo caso. Posso solo consigliare di prendere i giusti provvedimenti e continuare a vivere la giornata senza continuare ad addossarsi ansie e ulteriori timori.
Il commento di Paolo Bruno
Molto è stato detto già da Luca Rosati con il quale concordo pienamente. Vorrei soffermarmi su alcuni punti e far riflettere su di essi. Il cyberbullismo nasce innanzitutto dagli adulti, inclusi i genitori. I Forum, le Community, i Social Network sono pieni di tali elementi pronti a screditare, divulgare informazioni private, offendere o bullarsi di ignare vittime. Le vittime adulte però sono in grado di trarre vantaggio anche dalle situazioni più difficili, ironizzandoci, mettendo alla pubblica gogna il bullo (spesso anche stalker) o fregandosene. Gli adolescenti non sono in grado di farlo, sono facilmente condizionabili, così subendo le angherie altrui passivamente. Il “Codice di autoregolamentazione per la prevenzione ed il contrasto del cyberbullismo” è effettivamente l’unica soluzione percorribile ma, ahimè, non è la soluzione definitiva.
Sarà sempre possibile accedere a servizi, o ne nasceranno di nuovi, che garantiranno l’anonimato (anche all’estero) e che non saranno proattivi nella gestione di contenuti inadatti. La vera soluzione deve nascere in famiglia, dai genitori, dall’educazione del proprio figlio. Non c’è alcuna differenza tra il bullo e il cyberbullo, se non per il fatto che ci si nasconde dietro account quasi anonimi (tutto è sempre tracciato anche se nella realtà dei fatti è molto più complesso, non essendoci interesse da parte delle autorità nel perseguire determinati reati). Nel caso specifico si tratta di cyberbulli e vittime con un’età tra i 10 e i 14 anni, anche in caso di denuncia, di chi è la responsabilità? I Social Network, Iternet, le Chat sono solo degli strumenti e come tali possono essere usati nel modo giusto o sbagliato. Reputo il cyberbullismo per alcuni versi peggiore del bullismo poiché si va oltre gli spazi fisici, le vittime subiscono 24 su 24 e il tutto spesso rimane in modo permanente su internet. Inoltre si attivano fattori psicologici e di difesa nel ragazzo che lo spinge a spostare il focus del bullo su altre vittime.
Un esempio è proprio quanto accade nelle pagine su ask.fm: 1) il bullo offende o divulga informazioni private della vittima 2) altri utenti mettono “mi piace” 3) la vittima conosce qualcuno tra coloro che hanno messo “mi piace” 4) la vittima fornisce informazioni al bullo sulle conoscenze in comune creando una specie di gossip, spostando l’attenzione sugli altri e favorendo così l’attività del bullo. Con il normale bullismo difficilmente la vittima fornisce altre vittime.
Un altro punto da considerare è che le grandi piattaforme non sono la causa scatenante, il bullo prende di mira sempre e comunque persone nella propria sfera, compagni di scuola, di attività, ragazzi del quartiere, amici di amici, conoscenze in altri gruppi. Anche con strumenti molto più piccoli ci vuole poco a divulgare un link all’interno della propria scuola. Ogni istituto scolastico ha in media 1000-1500 studenti, chiunque vorrebbe vedere se c’è scritto qualcosa su se stessi o su qualcuno di propria conoscenza (e qui mi fermo prima di dare troppo spunti …). Se un ragazzo non esce di casa, non va a scuola o non svolge la normale attività per l’atteggiamento di un bullo, quest’ultimo sta violando parecchie leggi sulle libertà altrui. Purtroppo come detto sopra si tratta di ragazzi tra i 10-14 anni, ma qualcuno deve pur pagare per il disagio che arrecano. Un consiglio ai genitori: monitorate quello che fanno i vostri figli su internet, scoprirete un mondo parallelo. Se non sapete come fare, pagate un informatico, cii vuole poco per salvare l’adolescenza di vostro figlio. E’ molto facile ritrovarsi vittime di soprusi digitali, nel caso rivolgetevi alle autorità, queste cose rimangono su internet per sempre! Un consiglio per gli adolescenti: parlate con i vostri genitori! Per quanto riguarda le autorità purtroppo la realtà è controversa, troppo spesso vedo o sento situazioni sottovalutate, esigete tutela! Gli strumenti ci sono ma spesso manca la volontà.