Venerdì 13 dicembre importante Riunione Tecnica con Danilo Giannoccaro, commissario della Commissione Arbitri Interregionale ed ex arbitro nella massima serie da luglio di quest’anno. Una carriera arbitrale invidiabile: si iscrive al corso arbitri nel 1990 presso la Sezione di Lecce, quattro anni dopo calca già i campi dell’Interregionale. Nel 1999 viene promosso in Serie C (oggi Lega Pro) risultando il miglio arbitro dell’anno. Nella stagione 1999/2000 viene premiato con il premio Nardini quale miglior arbitro esordiente in Serie C2. Nel 2003 la promozione alla CAN A-B, risultando ancora una volta miglior arbitro dell’anno. Il suo esordi in Serie A il 16 giugno 2004, Milan-Brescia, in quella che tutti ricorderanno come la partita di addio al calcio di Roberto Baggio.
Dopo dieci anni di permanenza, la stagione 2012/2013, è la sua ultima in Serie A, è la sua ultima da arbitro. Conclude la sua carriera risultando ancora una volta tra i migliori arbitri italiani. Appeso il fischietto al chiodo inizia per lui una nuova avventura, quella da dirigente. Il 4 luglio 2013 viene nominato Commissario CAI.
Nelle sue mani e dell’intera commissione una categoria, la CAI appunto, il cui organico è formato da arbitri giovanissimi provenienti da tutte le regioni, arbitri alla loro prima esperienza a livello nazionale. La CAI, per chi non lo sapesse, designa gare di Eccellenza e Promozione fuori dalla propria regione di appartenenza.
Una riunione estremamente interessante all’interno della quale Danilo, persona seria, disponibile e simpatica, ci ha trasmesso quelli che sono i suoi principi di arbitraggio. “Dobbiamo essere malati di arbitraggio, io lo sono. Alla base dell’arbitraggio ci sono la conoscenza del Regolamento e la preparazione fisica, non perché dobbiamo essere atleti, perché dobbiamo essere lucidi e credibili quando dobbiamo prendere una decisione”.
Poi c’è un terzo elemento indispensabile per essere arbitri: “la personalità, il carattere, che a differenza del Regolamento non puoi studiare, a differenza dalla preparazione fisica non puoi allenare. O ce l’hai o non ce l’hai”. Danilo ci ha raccontato di questi primi mesi da commissario CAI, del lavoro che l’intera commissione sta svolgendo per far crescere i giovani arbitri che ha a disposizione.
“Il dettaglio, dobbiamo analizzare tutti i dettagli. Quando ho iniziato avevo un mio arbitro preferito, conoscevo tutto di lui, il modo di muoversi, di segnalare, ecc.. . Essere malati di arbitraggio significa questo, significa mettersi davanti allo specchio e vedere come facciamo un’ammonizione”. “Chi dice che non dovete guardare la Serie A sbaglia, è come dire ad un giovane calciatore di non guardare Messi o C. Ronaldo. È da chi ha più esperienza che possiamo imparare. Soprattutto per crescere, per migliorare, dobbiamo fare nostri tutti gli errori, anche quelli degli altri”.
Danilo porta avanti la riunione a schema libero e prosegue: “l’arbitraggio ci fa crescere dentro il campo e nella vita soprattutto rendendoci più forti caratterialmente, più sicuri, più pratici, ci fa diventare uomini”. Si parla poco di Regolamento, sono altri gli aspetti al centro della riunione, ma Danilo ci mostra alcuni filmati che ha già proiettato durante il raduno CAI. Ci mostra come gli errori spesso nascano dalla trascuratezza di alcuni dettagli. “Noi dobbiamo essere come un radar tenendo sotto osservazione tutto quello che accade in campo ed intorno ad esso”.
Qualche curiosità da parte dei presenti e si conclude una piacevole, oltre che interessante, Riunione Tecnica. Il Presidente Molino ha omaggiato l’ospite con un pensiero a ringraziamento della visita. Come consuetudine la serata è proseguita in pizzeria.
Gilberto D’Annunzio