E’ una vicenda iniziata 30 anni fa e che oggi rischia di far saltare per aria il Comune di San Salvo portandolo al dissesto. E’ il caso-Icea, che riguarda le vicende che portarono alla costruzione della zona residenziale popolare di San Salvo marina e finita presto nei tribunali per le azioni legali mosse proprio dallo stesso consorzio. Una vicenda complicata, fatta di rapporti politici e tribunali e che oggi vede il Comune di San Salvo condannato a pagare 4,4 mlioni di euro dopo l’ultima sentenza della Corte d’Appello. Ma il sindaco Tiziana Magnacca non ci sta, perchè quella cifra, che inevitabilmente ricadrebbe sulle tasche dei cittadini, rappresenta il frutto di una vicenda “su cui ci sono molto interrogativi”. Il primo cittadino ieri ha ricostruito quanto accaduto, pur nella complessità e con le zone d’ombra esistenti. Nel 1982 l’amministrazione di San Salvo decise che alla marina doveva realizzarsi una zona Peep (edilizia popolare) Nel 1987 si identifica, l’area, di proprietà della famiglia Nasci e nel 1988 il consiglio comunale, di fatto “promette” l’assegnazione di quelle aree a diverse ditte. Quella che ottiene maggiori lotti, circa l’80%, è il consorzio Icea che però, colpo di scena, subito dopo decide di comprare i terreni in oggetto (pagandoli 7mila lire a fronte delle mille lire previsti come prezzo di esproprio). “Perchè se il Consiglio Comunale aveva assegnato quelle aree all’Icea hanno deciso di comprare i terreni?”, è il primo interrogativo di Tiziana Magnacca.
Il progetto va avanti e a San Salvo marina nasce il complesso residenziale, con l’Icea che costruisce 172 alloggi. Ma il consorzio ha avviato un doppio procedimento in tribunale. Da un lato, l’Icea proprietaria dei terreni, fa causa al Comune perchè si sente lesa nella sua proprietà in seguito all’esproprio. Dall’altro la cooperativa avrebbe dovuto riconoscere al Comune “tutti i costi sostenuti, senza eccezione alcuna”, senza che ciò sia mai avvenuto. Quindi, “da un lato c’era l’Icea che faceva causa al Comune e dall’altro l’Icea che costruiva e guadagnava su quelle stesse aree”, posizione sostenuta in passato anche dall’ex sindaco Gabriele Marchese. I due procedimenti, paralleli ed opposti nelle motivazioni, sono passati attraverso tanti gradi di giudizio, con notifiche a scoppio ritardato e mancati riconoscimenti da parte dell’amministrazione.
Tutta questa vicenda è oggi arrivata alla stretta finale, con il consiglio comunale, chiamato a votare il bilancio, che dovrà discutere quanto deciso dalla giunta. Da una parte il riconoscimento del debito per 4,4 milioni di euro e dall’altra la ricognizione del credito vantato dall’amministrazione per 4,6 milioni di euro. Di questi il sindaco ha già dato incarico di mettere in esecuzione il credito per circa 2 milioni euro (tra contenzioso e interessi).
Cercando di sintetizzare all’estremo la situazione: l’Icea chiede al Comune 4,4 milioni, il Comune sostiene che quella cifra, più altri 2mila per altre spese, vanno coperte dall’Icea. Il tutto sul sottile filo degli equilibri politici cittadini, la cui rottura in passato ha scatenato tutta la vicenda. “Qualcuno mi chiede che conseguenze potrà avere questa mia presa di posizione – ha detto il sindaco-. Francamente me ne infischio. Dobbiamo tutelare i cittadini di San Salvo e non pochi interessi. Ho tanti dubbi su questa vicenda ma ciò che conta è arrivare al riconoscimento dei diritti del Comune e quindi di tuta la comunità”.