L’abbandono va di pari passo col degrado. E il degrado è sinonimo di inesorabile deterioramento. Il maltempo dei giorni scorsi ha iniziato a distruggere l’ex tracciato ferroviario. Doveva essere trasformato in una pista ciclopedonale lunga come tutto il litorale della provincia di Chieti, la Via Verde della Costa teatina: il percorso che avrebbe permesso a tutti di attraversare il Parco nazionale della Costa teatina, libero da auto e cemento.
Era il mese di marzo del 2005, quando sulla ferrovia passava l’ultimo treno: un regionale Pescara-Termoli. Da quel momento, tutti i convogli furono dirottati sulla nuova linea, nella galleria che per quasi 7 chilometri si snoda sotto la città per proseguire sul percorso a doppio binario costruito più all’interno.
Sono trascorsi quasi nove anni. Il Parco è ancora un nome scritto su una carta. Tra scetticismi, infiniti rinvii e una serie di litigi sul perimetro che dovrà determinare la grandezza dell’area protetta, l’iter si è bloccato. Eppure, sembrava che il passo più importante fosse stato compiuto dalle Fs: abbassare il prezzo dai 50 milioni di euro iniziali fino a 7,5 milioni per consentire alla Provincia di Chieti di acquisire le aree di risulta.
Il progetto di rigenerazione del litorale, premessa necessaria perché il Parco diventi realtà, è stimato in 46 milioni di euro, 25 dei quali erano stati stanziati cinque anni fa dalla Regione attraverso i fondi Fas erogati dal Governo nazionale. Finanziamenti poi ridotti dall’attuale Giunta regionale prima a 16 e poi a 14 milioni, che esistono solo sulla carta, visto che non sono stati ancora utilizzati, neanche per mettere in sicurezza l’ex ferrovia.
Più volte il Wwf e la Costituente per il Parco hanno pubblicamente denunciato le pressioni delle lobbies che si oppongono all’istituzione dell’area protetta. E che preferirebbero villette a schiera, hotel e ristoranti, ossia cementificare la riviera nonostante in quei 72 chilometri esistano già, a macchia di leopardo, sette riserve naturali: Punta Aderci, Dune di Vasto Marina, San Venanzio, Lecceta di Torino di Sangro, Grotte delle Farfalle, Ripari di Giobbe e Acquabella.
Mario Fioriti e Lorendo Padoan hanno la passione per la mountain bike. Sono loro che hanno scattato le foto pubblicate da zonalocale.it. “Siamo andati – raccontano – sul tracciato ferroviario, sede della futura pista ciclabile, e ci siamo trovati davanti ad uno smottamento con un fronte considerevole nella zona iniziale (partendo da Vasto Marina) e poi una frana in direzione di un camping di Punta Aderci, dove il cedimento è in continua espansione e lo sbocco a mare dei canali ha provocato ulteriori smottamenti e frane. Da ultimo, abbiamo scattato delle foto in località Mottagrossa, dove sfocia un canale di scolo”.
Foto – Il Parco dimenticato: frane e voragini
Ecco le condizioni in cui versa l’ex tracciato ferroviario della Costa teatina. A distanza di quasi 9 anni, niente pista ciclopedonale, né parco nazionale.