Una lettera per chiedere a Matteo Renzi di abbandonare l’idea di abolire le Province. L’ha inviata al sindaco di Firenze, favorito nella corsa alla leadeship del Pd, il capogruppo del Pd nel Consiglio provinciale di Chieti, Camillo D’Amico.
La lettera – “Egregio Signor Sindaco,
le scrivo la presente nota in questa veste perché, ad oggi, questa è la sua attuale ed ufficiale funzione.
Le scrivo perché avverto l’esigenza di esternarle talune mie brevi considerazioni sulla campagna mediatica lei sta portando avanti circa la dibattuta vicenda dell’abolizione delle province e del ddl svuota poteri attualmente ancora in discussione presso la commissione Affari Istituzionali della Camera dei Deputati.
Le anticipo subito che le mie esternazioni non dipendono da ragioni di pura difesa d’ufficio ne della postazione perché, stare in provincia, non mi garantisce affatto un reddito sufficiente ad una vita dignitosa per me e la mia famiglia, quindi debbo lavorare per campare e ne sono profondamente orgoglioso, sono alla fine del secondo mandato e lo statuto del Pd, come lei ben sa e conosce, non ammette automatiche ricandidature allo stesso livello istituzionale se non per apposite e motivate deroghe che, allo stato, non intendo affatto chiedere laddove ancora si voterebbe nella prossima primavera.
Lo faccio perché reputo profondamente ingiusto quanto si sta cercando di consumare a danno delle Province Italiane che vanno sì riformate per ambiti amministrativi e funzioni ma non abolite.
Continuare nella demagogica e mediatica campagna della mera abolizione è una colossale presa in giro verso i cittadini e, lei, che si candida a guidare il Pd prima e l’Italia poi, essendo stato anche presidente della provincia di Firenze, queste cose le sa e le conosce molto, molto bene.
Benissimo sa che non è nelle province che insistono costi e casta, altrettanto conosce bene l’importanza di avere un ente intermedio tra comune e regione che abbia una chiara funzione di coordinamento delle politiche di area vasta unitamente a poche e chiare funzioni come la viabilità, l’edilizia scolastica ed il trasporto pubblico locale; tutto ciò per far percepire al cittadino l’importanza e l’utilità della provincia che deve mantenere un sistema elettorale diretto e democratico perché solo così c’è certezza e contezza di buona amministrazione non certo nell’allungare la lista di enti dove la gente è nominata rispondendo così a potenti di turno e non agli elettori.
In Italia abbiamo bisogno di recuperare spazi di protagonismo e di democrazia partecipata non certo di sottrarne ancora altra oltre quello che già s’è fatto con il porcellum che ha prodotto un parlamento di nominati dove allignano casta, costi e privilegi di ogni tipo.
Di riforme, in Italia, ne abbiamo bisogno come il pane con la prima grande cosa da fare che è la riforma elettorale per le elezioni dei parlamentari di cui tanti parlano ma nessuno agisce; a questo va aggiunto la diversificazione delle funzioni Camera e Senato, una sensibile riduzione del numero dei parlamentari ed una rivisitata al numero delle regioni ove, a me pare, ultimamente gli scandali crescono in maniera esponenziale e porsi la domanda su funzioni, numero ed utilità male non sarebbe.
Per carità di patria sottaccio gli innumerevoli enti e consorzi inutili con dubbie funzioni ed ove la gente è nominata, non risponde ai cittadini elettori ed i costi sono alti ed esagerati.
A mio sommesso avviso, piuttosto che cancellare le province, da subito utile sarebbe portare a compimento il processo di fusione ed accorpamento già avviato dal governo presieduto dal professor Mario Monti, poi bloccato per fine anticipata della legislatura scorsa, senza definire a priori chi poi sarebbe il successivo capoluogo di provincia; questo disegno produrrebbe risparmi immediati ed apprezzabili in virtù della semplice fusione degli uffici della pubblica amministrazione legate alla circoscrizione provinciale.
Tutto ciò si potrebbe realizzare con semplice ddl e, sono certo, troverebbe certamente forti condivisioni ed adesioni.
Mi auguro lei troverà il modo di leggere questa mia nota e di valutarne il contenuto.
Non è, la mia, una voce isolata ma una delle tante che vorrebbero poterle parlare e sperare in un attento ascolto; vorrei e desidererei fosse anche il mio segretario una volta che, con ogni probabilità, lo sarà effettivamente dal 9 dicembre prossimo”.