“Denunciare, denunciare, denunciare”. Più che un invito, è un appello accorato, quello rivolto da Nicola Trifuoggi. L’ex capo della Procura di Pescara, il magistrato che nel 2008 ha diretto le delicate indagini scoperchiando il Vaso di Pandora della Sanitopoli abruzzese, è il relatore del convegno sulla piaga dell’usura organizzato dall’associazione Codici.
Prima di lui, al dibattito moderato dal referente locale del sodalizio antiracket, Riccardo Alinovi, intervengono i segretari provinciale e regionale di Codici, Domenico Pettinari e Giovanni D’Andrea, e il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna.
“In Abruzzo – è l’allarme lanciato da Pettinari – in questo momento una famiglia su cinque è sovraindebitata o prossima al sovraindebitamento e, quindi, esposta al rischio usura“.
“Secondo il Cnel”, consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, “la città italiana più gravata da usura è Pescara”, ha detto Trifuoggi all’inizio della sua relazione. “Oggi il problema dell’usura riguarda le piccole attività artigiane e commerciali, che devono far fronte a un sistema fiscale talmente pesante, da non riuscire ad assolvere all’obbligo di pagare le tasse”. Se chiede un prestito a una banca, “al poverino vengono richieste garanzie come se dovesse comprare il Colosseo: i soldi si prestano a chi li ha già. E, allora, chi è in difficoltà si rivolge al cravattaro. Da quel momento, si innesca una spirale da cui non si esce più“.
I soldi sporchi intascati attraverso l’usura, vengono ripuliti attraverso “il riciclaggio in attività lecite che le associazioni malavitose posseggono. L’unificazione della Germania e la ricostruzione di Berlino Est sono state finanziate dalla ‘ndrangheta”.
Poi l’appello ai cittadini taglieggiati dalla malavita: “Quando si è vittima di usura e di estorsione, bisogna denunciare, denunciare, denunciare. Lo so che non è facile, perché a volte la persona che ha gravi problemi economici vede nell’usuraio un amico, l’unico che lo sta ad ascoltare e che gli presta i soldi. E’ vero che stiamo vivendo una crisi economica senza fine, in cui i politici ci ripetono che la crisi finirà il prossimo anno e non si quale sia il prossimo anno, visto che è una formula che ci ripetono all’infinito; ma il problema è anche l’imbarbarimento, la crisi dei valori morali. L’invito alla legalità va fatto fin dalle scuole materne“.