“Non devo dare io i consigli alla Magnacca, sa lei quello che deve fare. Mi auguro che possa difendere i diritti di tutti i sansalvesi e non gli interessi di poche persone che vogliono lucrare sulle spalle di tutti i cittadini”. Gabriele Marchese, ex sindaco di San Salvo, commenta la sentenza che condanna il Comune di San Salvo al pagamento di 3 milioni 600mila euro all’Icea, il consorzio di costruttori che ha edificato le palazzine della zona Peep di San Salvo Marina. Fino alle elezioni comunali 2012, “il presidente dell’Icea è stato l’attuale vice sindaco”, Angiolino Chiacchia. Marchese non parla apertamente di conflitto d’interessi, ma lo lascia intendere, anche quando fa riferimento ad “alcuni consiglieri comunali”.
La posizione di Marchese – “Prima o poi – sottolinea l’ex primo cittadino – se ne dovrà parlare in Consiglio comunale e sentiremo cosa ne pensa il sindaco di questa città. E’ una vicenda che va avanti dal 1987. Ritengo che le amministrazioni che si sono susseguite nel corso degli anni abbiano tutelato gli interessi della collettività contro quelli di pochi che vogliono lucrare sulla pubblica amministrazione”.
Marchese, che oltre a essere stato sindaco dal 2002 al 2011 ha ricoperto in precedenza anche la carica di vice sindaco nell’amministrazione Mariotti, difende le scelte compiute nel corso degli anni: “L’amministrazione di sinistra decise di promuovere le imprese locali e, quindi, l’Icea divenne assegnataria di quell’area da 85mila metri quadri“.
Il contenzioso nacque perché “sostanzialmente, l’Icea aveva comprato il terreno dai proprietari e, in una partita di giro, voleva rivenderli al Comune a prezzo superiore per trarne profitto. L’amministrazione comunale rispose che avrebbe stanziato una somma pari a quella pagata dall’Icea ai titolari dei terreni. Da qui nacque il contenzioso”. Invece “il profitto – sostiene Marchese – andava tratto dal prodotto finale: dalle palazzine e dagli appartamenti realizzati e non sulla pubblica amministrazione, che faceva da tramite per la costruzione di alloggi di edilizia economica e popolare. Esistono due procedimenti giudiziari giunti al definitivo grado di giudizio: una sentenza dà ragione all’Icea; un’altra, emessa dal Consiglio di Stato, dice l’esatto contrario e cioè che nulla è dovuto dal Comune al consorzio. Ricordo, inoltre, che sono attesi anche altri due verdetti del Consiglio di Stato, uno sugli oneri di urbanizzazione, l’altro riguardo a un decreto ingiuntivo emesso sulla base di una sentenza del Tar impugnata dall’Icea. In entrambi i casi, i verdetti di primo grado hanno dato ragione al Comune. E’ una partita aperta, non vedo soccombente la pubblica amministrazione. Non si può far pagare 3 i terreni che costano 1 e non si può pretendere che le cooperative di edilizia popolare paghino due volte”.