Iniziamo dalla fine. “Va bene correre per tenerti in forma. E infatti i tuoi 70 anni non li dimostri per niente. Ma chi ti dà questa forza di allenarti con questa costanza, con la tua precisione, per cercare di vincere oggi?”. Giulio Passot mi guarda e, molto seriamente mi dice. “La mia è una passione. E dico sempre: spero di morire correndo”, e sfoggia un sorriso raggiante. Basterebbe questo per dire cosa rappresenta la corsa per questo ragazzotto che tutte le mattine si sveglia presto, infila le scarpette, e macina chilometri su chilometri. Nel mondo del podismo è diventato ormai una leggenda, con una fama guadagnata a suon di vittorie. Basti pensare che nella stagione 2013 Giulio Passot ha vinto tutte le gare che ha corso, salvo una. Certo, in quella è arrivato appena secondo. Non potevamo non incontrarlo per farci raccontare qualcosa in più rispetto a quanto già noto.
L’appuntamento non è casa sua ma presso lo studio dell’architetto Francescopaolo D’Adamo. In settimana era stato lui a dedicarli un post sul suo blog, ribattezzandolo il “velocipede vastese”. Ma c’è un altro legame, che Giulio ci racconta mentre ci dirigiamo verso casa sua. “Io qui ci sono nato – e ci indica la traversa di via delle Croci – e qui ho trascorso la mia infanzia. Ho sempre corso, era quello il mio grande divertimento”. Ma il legame con F.P. D’Adamo non è solo da amarcord. Qualcosa bolle in pentola “Ma per ora non diciamo niente”, mi ammonisce l’architetto. Che voglia mettersi a correre anche lui? In effetti con un maestro come Giulio non sarebbe male. Arriviamo a casa Passot dove ogni parete racconta una diversa impresa. C’è un medagliere davvero ricco, e poi premi, targhe, pettorali. Tutto con una storia dietro. “La prima è la più importante. Me l’ha consegnata Primo Nebiolo, peccato non abbia una foto di quel momento”.
La vita di Giulio Passot parte da Vasto e poi si svolge, per motivi di lavoro, in giro per il mondo. “E ho sempre corso. A chi mi dice che non va a correre o non fa sport perchè non ha tempo, io ricordo che ho sempre praticato la corsa anche lavorando 10 ore al giorno. Mi svegliavo alle 6, lavoravo tutta la giornata e poi via in pista”. Tutto documentato, perchè Giulio è molto meticoloso nel suo allenamento. Nel suo studio ha montagne di quaderni dove c’è segnato tutto, persino i dolori fisici o le condizioni climatiche. Raccontare tutta la sua attività podistica richiederebbe un paio di giorni e almeno 5 appuntamenti con le Storie della Domenica. Però sbirciando quà e là ci sono cose che colpiscono l’attenzione. C’è un articolo di un quotidiano belga, dove ha vissuto fino ad un anno fa, che titola a tutta pagina “Giulio Passot a réussi son pari”. Lui orgoglioso racconta. “Avevo tre gare, una venerdì, una corsa campestre, il giorno dopo un mezza maratona in Germania e la domenica un’altra corsa in pista. Annunciai che le avrei vinte tutte e così è stato”. Stessa impresa ripetuta ai campionati master di Ancona del 2008, quando nel giro di 3 giorni si è messo al collo altrettante medaglie d’oro.
In mezzo a tutte queste vittorie c’è anche il periodo del suo negozio sportivo a Vasto, che lo ha fatto diventare celebre come Giulio Sport. E in quegli anni curava i ragazzi che praticavano l’atletica, il Vasto Marina calcio, di cui è stato presidente, la Vasto Volley. Non mancano di certo gli aneddoti. “Portavo i ragazzi ad allenarsi al muro delle Lame. Piazzavo il mio furgone al centro del campo e dagli altoparlanti guidavo l’allenamento. Un giorno, però, feci arrabbiare Don Stellerino. Gli altoparlanti erano talmente forti che da sopra alla balconata mi gridò Giulio, qui dovremmo celebrare la messa, abbassa la voce!” Ci facemmo una risata ed obbedimmo”. Tanti i ricordi legati anche al Vasto Marina. “Finimmo agli onori delle cronache perchè avevamo una squadra con un’età media davvero bassa, erano tutti ragazzini e ce n’erano di forti. Ricordo il portiere, Luigi De Rosa, aveva 15 anni ma era un ragno, volava dappertutto”. Citate uno sport qualsiasi, Giulio l’ha praticato. “Il calcio era una grande passione, giocavo nella Bacigalupo con Amodio, Di Santo e tanti altri. A Milano feci addirittura tre match di pugilato. Ora, il venerdì, esco in bicicletta”.
Mentre siamo ad ascoltare i suoi ricordi e guardare foto (tra cui quelle con Laura Fogli e Orlando Pizzolato) sua moglie ci chiama per il caffè. Ha imbandito la tavola di tutto punto, e fanno a gara a servire me e Costanzo. Loro si sono conosciuti in Belgio, entrambi vedovi, e hanno iniziato questa nuova vita insieme. Ed è stata proprio sua moglie a convincerlo a ritornare definitivamente in città. Così, esattamente un anno fa, Giulio Passot è tornato ad essere vastese a tutti gli effetti. Tra un racconto e l’altro vengono fuori anche intrecci inaspettati. Costanzo racconta di avere molti amici e parenti in Belgio, a Herstal, città gemellata con Castelmauro, suo paese d’origine. Giulio salta sulla sedia e dice “ma io vivevo lì accanto e ci andavo sempre a correre!”. Poi torniamo a parlare di maratone, mezze maratone, tempi, allenamenti.
E vedo negli occhi di un 70enne la gioia di vivere e correre, così come un ragazzino che fa a gara con gli amici a chi arriva prima da qualche parte. Da quando è andato in pensione non c’è giorno che non abbia corso. Il rituale è sempre lo stesso. “Mi alzo presto, verso le 6. Esco piano dal letto, per non svegliare mia moglie. Mi preparo nella mia stanza e poi via, seguendo le tabelle che ho preparato. Poi rientro, faccio la doccia e ci sediamo insieme al tavolo per fare la colazione. In quella mezz’ora nessuno deve disturbarci per nessuna ragione al mondo”. Le sue tabelle sono meticolose, preparate a seconda del periodo dell’anno e delle gare in calendario. Per lui vincere le gare nella sua categoria è fin troppo semplice, “anche se ci sono altri corridori bravi”, ma la sua ricerca della perfezione lo porta a volersi confrontare con chi ha molti anni meno di lui. “Qualche volta sono stato criticato per aver dato troppo distacco al secondo della mia categoria. Ma quando sei in gara cerchi di fare il massimo, mica stai a guardare alla carta d’identità”. Del resto, uno dei primi aneddoti che ci ha raccontato è legato al tema dell’età. “Ero andato a correre a Termoli e avevo vinto la gara. Stavo tornando alla macchina quando sento dire dal palco: abbiamo pensato ad un premio speciale per il più anziano oggi in gara, il signor Passot Giulio. Torno sul palco e chiedo alla presentatrice di poter parlare e dico: beh, più anziano non direi, quanto piuttosto il meno giovane, visto che sono arrivato primo assoluto. Lei si imbarazzò un po’ ed io salutai con i due premi”. Correre, star bene e vincere. Ci sarebbero anche un record mondiale da raccontare, gare vinte ovunque, “in sette diverse nazioni”, sottolinea Giulio, e tanto altro ancora. Potete sempre fermarlo mentre sta correndo lungo le strade della città. Beh, dovete prima riuscire a raggiungerlo.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo
Foto – Giulio Passot
Foto di Costanzo D’Angelo – Occhio Magico