L’area di Valle Cena, nel territorio di Cupello, deve diventare “un polo di solidarietà nazionale per l’emergenza rifiuti nel Centro-Sud, raccogliendo il pattume proveniente da Bari, Napoli e Roma per la selezione, il vaglio, la differenziazione e il conferimento in consorzi di filiera nazionali. Un milione di tonnellate di rifiuti all’anno corrisponde a 500 posti di lavoro“, afferma il sindaco, Angelo Pollutri, aprendo una nuova questione ambientale nel Vastese.
Pollutri, lei è d’accordo con la proposta di Etelwardo Sigismondi, secondo cui bisognerebbe creare un’area metropolitana del Vastese e avviare un percorso di fusione tra Vasto, San Salvo, Cupello e Monteodorisio?
“Sono contento che Sigismondi si sia accorto di questa cosa, di cui si discute da anni. Non l’ho sentito, invece, sul Piano strategico intercomunale. Bisogna verificare le potenzialità del territorio, che vanno messe in luce: penso alle fonti energetiche rinnovabili e al ciclo dei rifiuti, che rappresentano delle risorse per il Vastese. Spero che l’area di Valle Cena possa diventare un polo di solidarietà nazionale per l’emergenza rifiuti nel Centro-Sud, raccogliendo il pattume proveniente da Bari, Napoli e Roma per la selezione, il vaglio, la differenziazione e il conferimento in consorzi di filiera nazionali. Un milione di tonnellate rifiuti all’anno corrisponde a 500 posti di lavoro. Non riesco a comprendere perché la Germania e altri Paesi sfruttino queste risorse mentre qui non è possibile. Dobbiamo, inoltre, tornare a sfruttare gli idrocarburi senza se e senza ma. Come negli anni Settanta, bisogna aprire un tavolo di confronto e contrattare risorse per il territorio”.
La sua è una posizione in controtendenza rispetto al mondo politico locale. Non crede che l’attività estrattiva in mare e il riciclaggio dei rifiuti, di cui Cupello diventerebbe una piattaforma nazionale, contrastino col turismo e con il progetto di Parco della Costa teatina?
“Penso che i nostri genitori negli anni Sessanta abbiano avuto la capacità di lanciare lo sguardo oltre e sfruttare i giacimenti metaniferi in loco. Senza queste scelte, non ci sarebbe stata l’occupazione per migliaia di addetti e lo sviluppo dell’agricoltura: tante persone hanno, infatti, investito gli stipendi nella meccanizzazione del settore agricolo e nella diversificazione, iniziando a coltivare non solo il grano, ma anche pesche, carciofi e uva, le nostre produzioni d’eccellenza, che sono nate proprio in quel periodo. Con due redditi, uno derivante dall’impiego nel settore degli idrocarburi, l’altro dal lavoro dei campi, le famiglie hanno potuto far studiare i figli. Quel tipo di sviluppo ha prodotto lauree e benessere”.
Però il Comune di Vasto si oppone per vie legali ai nuovi pozzi petroliferi in mare. Come possono collaborare Comuni vicini che hanno posizioni così distanti su fondamentali scelte di sviluppo futuro?
“Se facciamo barricate strabiche, correremo il rischio di avere ugualmente l’attività estrattiva senza trarne un centesimo per il territorio. Invece, dobbiamo pretendere che le multinazionali degli idrocarburi abbiano una sede nel Vastese, con tasse pagate in loco, e anche la modifica a livello nazionale della legge Marzano sulle compensazioni ambientali, con cui si possono incamerare risorse per realizzare il Parco della Costa teatina, le strade e il nuovo ospedale. Tutte opere pubbliche che altrimenti, in tempi di magra come questi, non vedranno mai la luce. Ritengo che il ricorso al Tar sia una non posizione. L’Emilia Romagna è la regione col maggior numero di piattaforme petrolifere, eppure il turismo funziona. Dalle nostre parti, gli idrocarburi sono arrivati prima del Montepulciano. Il carciofino di Cupello, scelto da Eataly, viene coltivato su un territorio che ospita il più grande serbatoio d’Europa, con 8 milioni di tonnellate di idrocarburi”.
Sulla proposta di Sigismondi è favorevole o contrario?
“Provocatoriamente, sarei per la fusione, ma mi rendo conto che culturalmente siamo al Medioevo, con i sindaci che non riescono neanche a dire ‘buongiorno’ agli altri sindaci. Dico sì all’unione delle funzioni, che non significa rinuncia alle municipalità, ma procedure più snelle. Esistono unioni di Comuni con distanze chilometriche superiori a quelle dei nostri centri. Si può unificare la vigilanza di Vasto, San Salvo, Cupello e Monteodorisio, mettendo insieme vigili urbani e auto di servizio, in modo da dare risposte concrete ai cittadini senza attendere il Ministero. Un servizio unitario di vigilanza da svolgere in sintonia con le forze di pubblica sicurezza: carabinieri, polizia e finanza. Inoltre, si può unificare il lavoro di sfalcio dell’erba lungo le strade”.