Ore 15.30 – E’ stata accolta dal giudice Caterina Salusti la richiesta formulata dal pm Ciani. Hamid Maathaoui è stato condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Michela Strever.
La difesa presenterà ricorso in Corte d’appello.
Ore 13 – Trent’anni di carcere. E’ la richiesta formulata dall’accusa, rappresentata in aula dal pm Giancarlo Ciani. All’imputato vengono contestate tre aggravanti: la crudeltà, il nesso telelogico e la limitata capacità di difesa della vittima, che aveva forti problemi di deambulazione.
L’avvocato difensore di Maathaoui, Nicola Artese, nella sua arringa ha chiesto ai giudici di tener conto, nella quantificazione della pena, del fatto che l’uomo ha confessato di aver commesso il delitto e, in questo modo, ha collaborato con gli inquirenti.
Il giudice, Caterina Salusti, si è ritirato per deliberare. La sentenza è prevista tra le 15.30 e le 16.
L’attesa – Andrà a processo oggi con rito abbreviato Hamid Maathaoui, il 36enne marocchino arrestato per l’omicidio di Michela Strever, la 73enne legata e soffocata in casa a Vasto, nella sua casa di via Villa de Nardis, il 19 dicembre del 2012.
Accolta la richiesta dell’avvocato difensore, Nicola Artese: il procedimento penale si svolgerà con rito abbreviato. La famiglia Strever si costuirà parte civile tramite il suo legale di fiducia, Arnaldo Tascione.
La scorsa estate la Procura aveva ottenuto il giudizio immediato, che viene chiesto dalla pubblica accusa nei casi in cui ritiene di avere prove schiaccianti nei confronti dell’indiziato, era stato inizialmente fissato dal gip per il 16 ottobre dinanzi alla Corte d’Assise di Lanciano. Ma ha chiesto il rito abbreviato il legale dello straniero arrestato a Barletta, dove si era rifugiato da alcuni connazionali, il 28 febbraio scorso. Al termine di una serie di attività investigative svolte anche attraverso le intercettazioni telefoniche, i militari del maggiore Giancarlo Vitiello, in collaborazione con i loro colleghi di Trani, hanno fatto scattare le manette ai polsi del 36enne, che risiedeva a Vasto dal 2007.
Giunge, dunque, alla fase processuale l’inchiesta svolta dai sostituti procuratori Giancarlo Ciani ed Enrica Medori sotto il coordinamento del procuratore capo, Francesco Prete.
L’unico accusato del delitto di via Villa de Nardis, nelle campagne a Nord-Ovest di Vasto, dove si trova la casa della vittima, è Maathaoui. Ai magistrati ha reso “un’ampia confessione”, ha spiegato Ciani nella conferenza stampa del 28 febbraio, quando è stato annunciato l’arresto del 36enne.
Ai giudici l’indiziato ha dichiarato che era andato lì per rubare, ma ha anche aggiunto che la donna, al momento in cui lui ha lasciato l’abitazione, sarebbe stata ancora viva e con le mani slegate.
Oggi il gup accerterà se è lui il responsabile dell’assassinio.