Stagione 1991/92, la Vastese è sull’orlo del baratro, arriva da Pescara un imprenditore, il commendatore Dante Marramiero, che rileva la società e succede a Raffaele Felice. Quell’anno in panchina ci sono prima Pelagalli e poi Giammarinaro, la squadra chiude al nono posto.
L’anno successivo si punta al risparmio e si fa una squadra di giovani provenienti dai vivai di A e B, guidati da un allenatore alla prima esperienza: Gianni De Biasi, i biancorossi si piazzano al sesto posto. Già a metà stagione però il presidente annuncia il suo addio.
Nel campionato seguente la politica è sempre la stessa, andato via De Biasi, al Carpi in C1, arriva un altro debuttante: Sandro Salvioni. Il commendatore purtroppo non ce la fa, dopo essere andato in Francia per farsi operare, venerdì 22 ottobre 1993 muore a 66 anni nella sua Rosciano. La società passa al figlio Enrico, due giorni dopo la Vastese viene sconfitta in casa 1-0 dal Rimini. Dopo un girone di andata con 9 punti inizia una grande rimonta, nasce “la squadra di Salvioni”, composta prevalentemente da ragazzi terribili più qualche elemento esperto, tra questi molti sono vastesi: Ventrella, De Filippis, Naccarella.
Il campionato culmina con la partita del 19 giugno 1994, quando in un’Aragona strapieno arriva l’Avezzano per una sfida salvezza, il gol di Orocini al 9’ gela lo stadio, nonostante la sconfitta la Vastese, 16esima in classifica e retrocessa in D, esce tra gli applausi del suo pubblico, quella partita rimarrà nella storia. In estate finisce l’era Marramiero, i biancorossi vengono ripescati grazie alle garanzie monetarie messe da Enrico, poi la società passa all’imprenditore romano Armando Scopelliti e l’estate successiva fallisce.
Abbiamo chiesto a chi c’era in quegli anni, giocatori, allenatori, dirigenti e tifosi, un ricordo del presidente Dante Marramiero a 20 anni esatti dalla sua scomparsa.
Sandro Salvioni: “Ho un ricordo meraviglioso di Marramiero, come ce l’ho di Vasto e della Vastese, quella partita in casa contro l’Avezzano con tutto quel pubblico che alla fine ci applaudiva nonostante la sconfitta non la dimenticherò mai. I tifosi mi hanno sempre sostenuto e li ringrazio per questo, mi vennero a trovare a Parma qualche anno dopo con dei ritagli di giornale di tutte le partite della mia stagione alla Vastese. Era il mio primo incarico nei professionisti, ero stato scelto dall’avvocato Federico De Mutiis, ma ricordo che in ritiro Marramiero non mi voleva, non mi aveva scelto lui. Chiamai De Mutiis e gli dissi che se volevano andavo via, mi rispose di stare tranquillo, l’allenatore sarei stato io. Due giorni dopo andai a casa di Marramiero, ero certo che mi avrebbe mandato via, ma è bastato un attimo, mi ha visto, penso di essergli stato simpatico, ed è scattata una grande simpatia, un bellissimo rapporto, siamo andati subito d’accordo. Peccato sia andato via così presto, era una persona speciale, lo ricordo sempre con grande simpatia. Quella fu la mia prima panchina tra i professionisti e ringrazio sia lui che suo figlio Enrico per l’opportunità che mi hanno concesso. L’anno successivo mi voleva la Primavera del Parma, andai da Enrico e gli dissi che se lui fosse rimasto avrei fatto anche io la stessa scelta allenando volentieri in C2 a Vasto. Lui mi disse chiaramente che avrebbe venduto e così fu”.
Franco Nardecchia, storico segretario: “E’ stato senza dubbio un presidente che ha cambiato il modo di fare calcio a Vasto e di gestire determinati aspetti. Peccato sia andato via troppo presto e che non è potuto andare avanti come voleva lui, sarebbe stato l’unico in grado di portare Vasto ad alti livelli e aveva intenzione di farlo. L’ho conosciuto nell’ufficio di Gabriele Tumini, era un grande presidente, serio e con grandi idee. Tra le mie mani sono passati i suoi assegni, erano ben tre di tre sue società, in totale 543 milioni di lire e l’anno successivo il figlio perse la fideiussione depositata di 400 milioni. Le promesse non furono mantenute e suo figlio Enrico decise di vendere, lo aveva detto chiaramente da tempo. Arrivò Scopelliti, un avventuriero come ce ne sono tanti nel calcio, andai subito via, non volevo avere nulla a che fare con quella gente, si vedeva che non erano persone serie”.
Giorgio Castorani: “Un grande uomo e un grande imprenditore. Ci incontravamo sempre a Pescara nel suo ufficio per parlare di calcio, fu lui a convincermi a rimanere a Vasto nonostante il suo ridimensionamento economico, così restai ancora per un anno. La stagione successiva ridimensionò ancora di più, le voci dicevano che avesse perso un affare e, quindi, aveva chiuso completamente i rubinetti, io andai via. Quando feci questa scelta non parlai con lui, ma mi firmò gratuitamente la liberatoria che io avevo richiesto. A malincuore ricordo che andai a casa sua e mi disse che andava a fare degli accertamenti in Francia, poi quando sarebbe tornato avrebbe cercato di accontentarmi. Purtroppo non tornò più”.
Andrea Scotini: “Una persona molto umile, gentile e a modo, nella mia carriera ho avuto tantissimi presidenti, ma Marramiero è uno di quelli che hanno lasciato il segno, mi è rimasto nel cuore. L’anno successivo sono andato via, lui fece di tutto per trattenermi, mi resta il grande rimpianto di non essere rimasto per essere allenato da un tecnico come Gianni De Biasi, che poi è arrivato in Serie A, era al suo primo incarico, anche in questo il presidente dimostrò di saperci fare, ci aveva visto lungo”.
Domenico Giacomarro: “Arrivavo a Vasto da Alessandria, ricordo che tutte le volte che vedeva mio figlio gli faceva un regalo, era di un’umanità e di un’umiltà incredibile, serio e professionale. Una persona davvero a modo, gentile, con una grande personalità. L’ho conosciuto quando ho firmato il contratto a casa sua a Pescara, con lui sono stato a Vasto 4 mesi e sono stato benissimo, quando fu necessario firmai la liberatoria a occhi chiusi, ce ne fossero di presidenti innamorati del calcio come Marramiero, era speciale, di lui non posso che conservare un ricordo bellissimo, non può essere altrimenti, ha lasciato un segno importante dove è stato”.
Enrico Russo: “Vasto purtroppo ha perso un treno che forse non ripasserà mai più. Dante Marramiero era una persona gentile, un gran signore, portò professionalità e organizzazione ai massimi livelli. La Vastese veniva da un periodo difficile, di crisi, mancava poco al fallimento, lui sistemò tutto, pagando tutti i debiti. Io avevo un ultimo anno di contratto, prendevo abbastanza, mi fece restare, ma poi alla scadenza disse che la società non poteva permettersi di spendere certe cifre. Poi tornai l’anno successivo, all’ottava giornata, e accettati la proposta di uno stipendio più basso. Giocavamo a Livorno, erano i primi di novembre del ’93, un paio di settimane prima ci aveva lasciato. Era in gamba, un grande appassionato di calcio, ci sapeva fare, non a caso con lui hanno iniziato due bravissimi allenatori alla prima esperienza, come De Biasi e Salvioni”.
Maurizio Negri: “Purtroppo è stato il mio presidente solo per 7 mesi, perchè l’anno successivo a malincuore sono dovuto andare via, anche se ogni anno ritorno a Vasto per il periodo estivo. Posso dire di aver conosciuto una brava persona, molto seria, molto appassionata di calcio e con tanta voglia di fare. Quest’anno ho rivisto suo figlio Enrico al Vinitaly a Verona, dove erano presenti con il loro vino e abbiamo rivissuto quei bellissimi anni. Sono contento di poter ricordare questa bella persona, ne approfitto per salutare tutti i tifosi vastesi e fare un in bocca al lupo alla squadra e all’allenatore Mariolino Lemme, all’epoca mio compagno di squadra, un bravissimo ragazzo. Gli auguro di riportare questa gloriosa società tra i professionisti. Non dimenticherò mai i tifosi che ci incitavano per tutta la partita, era benzina pura per la squadra”.
Ugo Sarracino: “Ricordo che era una persona con un cuore enorme, un’umanità unica che è difficile trovare adesso in certi personaggi che girano nel calcio. Educata e seria, mi sento fortunato ad averla conosciuta”.
Antonio De Santis: “Il mio rapporto con il presidente Marramiero è stato di pochi mesi, nella stagione di Serie C2 1991/92. E’ stato il presidente che mi ha mandato via, dopo 11 anni di Vastese, dovrei avercela con lui, ma non è così. Quella stagione, prima con Pelagalli, poi con Giammarinaro, fu una delle mie migliori stagioni a Vasto, fino al 21 marzo, quando in un incidente stradale sulla statale 16 ho perso mio fratello Vincenzo. Il mio rendimento dei mesi successivi non fu all’altezza dei precedenti. Quando arrivò Marramiero convocò nella nuova sede tutti i calciatori e volle parlare individualmente con ciascuno di noi. Parlammo circa 20 minuti, mi chiese tante cose, soprattutto del perché la squadra non giocava secondo le aspettative e dei ricchi stipendi che percepivano i calciatori. Mi gratificò per la mia lunga militanza con i colori biancorossi e mi chiese la collaborazione per l’integrazione dei nuovi rinforzi voluti da lui e mister Giammarinaro. E’ stato piacevole dialogare con lui, da quella chiacchierata intuii che a fine anno Marramiero avrebbe fatto un cambiamento radicale della squadra e così è stato. Ho condiviso quel rinnovamento che il presidente ha operato, pur con dispiacere, per la mia non riconferma alla Vastese, ma credo che fosse un sentimento abbastanza ovvio. Mi è dispiaciuto per la scomparsa del commendatore, probabilmente con lui le sorti della Vastese avrebbero avuto una storia diversa”.
Giuseppe Naccarella: “L’ho conosciuto alla presentazione della squadra, era appena arrivato, sembrava simpatico, un po’ bassino di statura ma molto vigoroso come uomo, molto segnato dal lavoro, si rivelò schietto e professionale. Inoltre era una persona molto affettuosa, ricordo che era a conoscenza della sua malattia e prima dell’intervento invitò tutta la squadra nella sua villa di Rosciano con mister Salvioni, ci riempì di cibo, era tanto premuroso e ospitale, voleva che andassimo via sazi, non voleva fare brutte figure e ci diceva che eravamo giovani e dovevamo mangiare. Vedeva la squadra come una famiglia e voleva che tutti andassimo d’accordo. Il ricordo più brutto è inutile dirlo: durante un allenamento che volgeva ormai al termine Salvioni ci disse che il presidente non c’era più. Oggi vivendo a Pescara penso di essere l’unico a mantenere ancora i contatti con la famiglia. Vedo settimanalmente il figlio Enrico, abitiamo vicino, e il suo braccio destro, il ragionier Pantalone, che all’epoca era sempre con noi”.
Vincenzo Menna: “Ricordo Dante Marramiero con grande affetto, mi fece da subito una buona impressione, era una persona di grande carisma, dotato di un grande pregio, quello di metterti a proprio agio. Lo conobbi la prima volta proprio quando dovevo firmare il contratto. Eravamo nella vecchia sede, in via Giulio Cesare, entrai nella stanza e mi trovai di fronte il presidente, il mitico Dante Marramiero. All’inizio avevo un pochino di soggezione, ma fu lui a mettermi subito a mio agio. Le prime parole che disse, e che ancora mi accompagnano, furono: ‘Mi dicono tutti che sei bravo e che già negli anni passati sei stato in procinto di venire a giocare qui, ma che per un motivo o per un altro non se ne mai fatto nulla. Ora sei qui, speriamo che tu faccia bene’. In stanza erano presenti anche l’avvocato De Mutiis, mio grande estimatore, e Gabriele Tumini. Proprio quest’ultimo, mentre mi accingevo a firmare, tutto sorridente, intervenne dicendo: ‘Questo ragazzo è di Atessa, è un mio paesano’, Marramiero mi guardò negli occhi e scherzando mi disse: ‘Speriamo allora che tu non sia uguale a lui, altrimenti, non andremo da nessuna parte’. Ci mettemmo tutti a ridere, ma subito dopo mi disse che visto che tutti parlavano bene di me, dovevo darmi da fare perché la stagione che andava ad iniziare sarebbe stata una stagione di sofferenza: l’obiettivo era la salvezza e io dovevo fare da chioccia ai tanti giovani presenti. Per quel poco tempo che ci ha accompagnato conservo un grande ricordo. Una volta, sapendo che ero appassionato di natura e di animali, mi invitò nella sua casa di Rosciano a vedere una voliera gigante con le quaglie, passai un pomeriggio stupendo con una persona stupenda. Ricordo e mi vengono ancora i brividi, la curva che cantava, con la bandiera raffigurante il ritratto di Marramiero: ‘Un solo uomo nel cuore, un solo uomo nel cielo, è Dante Marramiero, è Dante Marramiero’, fantastico ed emozionante. L’errore più grande per la città di Vasto è stato quello di aver fatto ‘scappare’ un personaggio del genere che tanto avrebbe potuto dare al calcio vastese e alla città stessa. Riposa in pace”.
Ugo Aloè, medico sociale: “Sono passati tanti anni da quel periodo, ma rimane ancora impressa in me la cordialità e l’umiltà di questo uomo. Ricordo una domenica, l’allenatore era Gianni De Biasi, andammo a Rimini dove giocavamo, con la sua macchina da 150 milioni. Con noi c’era anche Federico De Mutiis, penso che nemmeno dei ministri abbiano avuto il nostro trattamento. Quando siamo tornati mi ha ringraziato non so quante volte. Mai un presidente della Pro Vasto mi ha detto ‘grazie’, tranne lui: un uomo di 30-40 anni più grande. Un vero signore, un gentleman, un vero presidente. Che piacere essere stato il medico della sua squadra”.
Giorgio Ventrella: “Il commendatore era una persona fantastica, bravissima, l’ho visto poche volte, ma ricordo che era un grande appassionato di calcio, ci teneva tanto a noi e a tutta la squadra e non ci faceva mancare mai nulla. Peccato sia andato via così presto, era l’unico che avrebbe potuto fare una grande Vastese”.
Nicola Bellandrini: “Arrivai a novembre dal Chieti e un mese dopo arrivò lui, siamo praticamente arrivati insieme, ha salvato la società che era messa male: sentivo parlare di stipendi non pagati e problemi simili che dal suo arrivo in poi non ci furono più, andò tutto bene. Era una bravissima persona molto seria e preparata, lo notai subito, poteva rimanere per anni e portare la squadra ai traguardi sognati. Era un grande appassionato di calcio e si vedeva che ci teneva molto a Vasto, anche se veniva da fuori. E’ stato un grande presidente, anche dal punto di vista organizzativo, faceva tutto da grande squadra”.
Nicola D’Attilio, ex collaboratore della Vastese e tifoso: “La prima volta che l’ho conosciuto fu in sede, volle incontrare tutte le persone che lavoravano per la Vastese, dalla prima squadra alle giovanili. Lui fu presidente anche in Serie A nel Pescara con Caldora e si vedeva che aveva un modo di fare di categoria superiore. Ho avuto la fortuna di essere invitato nella sua villa a Rosciano, in provincia di Pescara, per due volte, chiamò tutti i dirigenti, gli allenatori e i ragazzi, del settore giovanile, furono due grandi giornate di sport. Organizzò in grande stile un torneo di calcetto misto tra di noi nella sua villa dove c’erano i campi e poi andammo a cena tutti insieme. In squadra con me c’erano Garritano, De Filippis, Nardecchia e Anzivino. Quando andammo a giocare a Cecina, in provincia di Livorno, pagò 7 pullman, per arrivare ci volevano 7 ore, era una partita spareggio per noi, così gli chiesi di fare i cestini per i tifosi, visto che aveva anche un caseificio preparò 50 buste per pullman e ogni tifoso aveva il suo pranzo. Ricordo anche quando iscrisse la squadra al campionato cinque minuti prima della scadenza e versò la fideiussione. Era una persona squisita, amava Vasto e tutti quelli che lo hanno conosciuto lo ricordano con immenso piacere”.
Francesco Roselli, tifoso storico: “La situazione societaria della Vastese non era delle migliori, un pomeriggio di febbraio andai al campo a seguire l’allenamento, mister Giammarinaro, tornato in panchina dopo la parentesi Pelagalli, mi disse che sarebbe arrivato un grande imprenditore facoltoso a rilevare la società, ma non poteva ancora fare il nome. Poco dopo lo vidi arrivare, era un signore di un certo portamento, elegante, basso e con una valigetta: lì dentro c’erano 400 milioni di lire, erano i soldi per i calciatori. Era una persona molto seria, quello che Vasto stava aspettando da tempo, poi purtroppo si ammalò e andò via, quel giorno pensai che non avremmo mai più avuto un grande presidente come lui e purtroppo così fu”.