Sono sei gli arrestati in provincia di Chieti nell’ambito dell’operazione internazionale antidroga Ellenika. Si tratta di A.F 33enne di Chieti, C.E. 29enne di Chieti, D.R.S 28enne di Chieti, P.D. 25enne di Chieti, O.F. 45enne di Chieti e S.A. 41enne della provincia di Chieti. Tutti sono stati destinatari di ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari.
Complessivamente sono 71 le ordinanze di custodia cautelare richieste dal Procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila, Fausto Cardarella e dal sostituto Antonietta Picardi, ed emesse dal gip Romano Gargarella. A condurre le indagini ed eseguire gli arresti, con l’accusa di “associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e trasferimento fraudolento di beni”, sono stati i carabinieri del Ros.
Non sembra esserci un legame diretto tra l’operazione Ellenika e l’operazione Car Wash, condotta dai carabinieri della Compagnia di Vasto. In comune c’è solo l’utilizzo di quella che può essere chiamata la via della droga. Dai Balcani attraverso la costa adriatica italiana verso tutto il Paese.
La Direzione Nazionale Antimafia ha seguito costantemente le complesse attività investigative per la rilevanza delle stesse ed i profili spiccatamente transnazionali delle organizzazioni criminali indagate, accertati nell’ambito della fitta attività rogatoriale sulla cui base è stata instaurata una proficua cooperazione giudiziaria con numerosi Paesi di area balcanica interessati dalla filiera del narcotraffico. Gli arresti sono stati eseguiti in Abruzzo, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Sicilia nonché in Albania e Kosovo grazie al supporto assicurato dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, ove 7 indagati sono stati raggiunti da provvedimenti di arresto a fini estradizionali.
Le indagini, avviate nel marzo 2009 a seguito dell’arresto di un corriere italiano intercettato dall’Arma di Udine con mezzo chilogrammo di eroina. In tale fase di indagine si accertava la responsabilità di questo primo gruppo criminale nell’importazione, attraverso la Bosnia, la Croazia e la Slovenia di circa 240 kg. di eroina, destinata a diversi gruppi acquirenti, italiani e albanesi, radicati in Abruzzo, Lombardia, Emilia – Romagna, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Liguria.
Sono state identificate tre distinte organizzazioni criminali:
un gruppo fornitore facente capo ai narcotrafficanti DOKLE Indrit e KRASNIQI Izet, costituito principalmente da soggetti di nazionalità albanese, articolato su due cellule, rispettivamente radicate in Albania, tra Durazzo e Tirana, ed in Kosovo, a Prizren, con proiezioni in diverse città italiane, tra le quali Pescara, La Spezia, Milano, Bergamo, Padova, Udine, Asti, Mantova, Firenze, Roma, Ravenna, Imola, Bologna, Taranto, Bari e Lecce;
un gruppo capeggiato da ILIJAZAGIC Adnan dedito al trasferimento dei carichi di eroina ed al reclutamento dei relativi corrieri, con basi in Bosnia, a Velika Kladusa, e con proiezioni in tutta Europa;
un gruppo orbitante intorno alla famiglia di GARGIVOLO Enzo che aveva ed ha la capacità di gestire ingenti flussi di eroina, attivo in Pescara e nelle province limitrofe.
I ROS, nel corso di 4 anni di indagini, hanno rilevato movimenti di centinaia di chili di sostanze stupefacenti, provenienti da Afghatnistan e Turchia e che attraverso Serbia, Kosovo e Albania, giungevano in Italia. Coinvolte tutte le forze di polizia dei Paesi interessati, con un con una sala operativa presso Europol che ha assicurato il coordinamento delle forze in campo durante l’operazione”.
“In tale quadro – è il commento dell’Arma dei Carabinieri- trova ancora una volta piena conferma l’importanza di una efficace cooperazione internazionale, sul piano sia giudiziario che di polizia, alla base non soltanto di un proficuo ed aderente scambio di informazioni nella fase investigativa, ma anche della possibilità di condividere gli elementi di prova raccolti nei diversi procedimenti instaurati nei Paesi interessati, integrando i rispettivi quadri probatori di riferimento e perseguendo anche gli indagati localizzati all’estero.
Gli investigatori si sono avvalsi delle più moderne tecnologie, oltre ad un dispendioso ma proficuo lavoro di osservazione e pedinamento. L’indagine, inoltre, ha visto il contributo di ben quattro collaboratori di giustizia, nonché dell’infiltrazione di un appartenente del ROS all’interno di una delle tre organizzazioni criminali“.