La maggioranza scivola sulle proprie assenze. A Vasto il regolamento Tares slitta perché nella riunione congiunta delle Commissioni Affari generali e istituzionali e Bilancio e sviluppo manca il numero legale: l’opposizione esce dall’aula e il centrosinistra non ha i numeri per proseguire da solo.
E il clima torna a surriscaldarsi nella coalizione che sostiene l’amministrazione Lapenna, mentre i gruppi di minoranza del Consiglio comunale esultano dopo essere riusciti a a rimandare (ma di quanto tempo?) gli aumenti della Tassa sui rifiuti e servizi, che a breve potrebbe cambiare nome per la terza volta in due anni, visto che il Governo nazionale sembra intenzionato a varare la nuova imposta, denominata Trise.
La seduta – La maggioranza scivola sulla buccia di banana del numero legale. Il meccanismo della commmissione congiunta è abbastanza farraginoso. I componenti sono, in totale, 17: i gruppi del Consiglio comunale che vengono rappresentati in base alla loro effettiva grandezza; tramite il meccanismo del voto plurimo, infatti, ogni membro della commissione vota solo per se stesso, se è l’unico consigliere comunale di quel partito, altrimenti può esprimere un voto per sé e, al massimo, per altri due consiglieri del suo stesso partito. In pratica, il Pd, che ha 6 consiglieri comunali, ha diritto a due rappresentanti nell’organismo ristretto. Sel, Pdl e Progetto per Vasto, che contano ognuno due consiglieri comunali, hanno un solo rappresentante a testa, ma questo membro può esprimere due voti. Perché la commissione possa funzionare, serve la partecipazione di rappresentanti in grado di esprimere almeno 13 voti: è il cosiddetto numero legale, su cui il centrosinistra si arena.
Nel corso della seduta, in cui bisogna stabilire il regolamento necessario a rendere applicabile la tassa, lo scontro è sulle tariffe che verranno imposte ai cittadini. Secondo l’opposizione, la maggioranza non fornisce indicazioni adeguate su quanto i vastesi dovranno pagare. E allora, sollevando anche una questione di carattere procedurale, Desiati, Marcovecchio, Sigismondi e D’Alessandro abbandonano la seduta. Il centrosinistra non può tenere in piedi da solo la commissione perché nel Pd è presente solo Molino, che può esprimere solo 3 voti su 6 complessivi che spettano al suo partito. Mancano, invece, uno tra Lembo (il sostituto era Francesco Menna, che ha ritardato per motivi di lavoro) e Del Casale (sostituito da Molino). Il presidente della commissione, Elio Baccalà, non può far altro che prendere atto della mancanza del numero legale. Niente regolamento, niente tassa. Almeno fino alla prossima seduta.