Cinque chili di droga, soprattutto eroina: era questo il carico mensile che viaggiava da Bari al Vastese. I carabinieri hanno ricostruito le direttrici del traffico di stupefacenti attraverso cui gli stupefacenti provenienti dai Balcani arrivavano all’autolavaggio di Vasto da cui prende il nome l’intera inchiesta Car wash e poi venivano smistati non solo in città e nella vicina San Salvo, ma anche fuori regione.
Il viaggio – Era la malavita albanese a occuparsi dell’importazione in Italia, dove cocaina, eroina, marijuana, hashish e metadone giungevano a Bari, probabilmente attraverso il traffici portuali con l’altra sponda dell’Adriatico e per mezzo di navi che, oltre al carico legale, custodivano anche la merce illecita.
“Il trasporto della droga – spiegano il colonnello Salvatore Ronzo e il maggiore Giancarlo Vitiello – avveniva mediante l’utilizzo di autovetture prese a noleggio“, in modo da rendere difficile agli investigatori l’indentificazione dei mezzi di trasporto usati dai corrieri della droga, “e i contatti con i trasportatori venivano effettuati sempre mediante walkie talkie per eludere aventuali intercettazioni da parte delle forze di polizia”.
Per portare a destinazione il carico mensile e poi smerciarlo, “l’organizzazione si avvaleva di una fitta rete di collaboratori e pusher operanti sia nell’hinterland vastese che in altre regioni italiane, in particolar modo Puglia, Molise e Lombardia“, da cui si desume che la droga fosse destinata non solo alla riviera abruzzese, ma anche al settentrione.
Il giro d’affari – “L’organizzazione, mensilmente, si appovvigionava di circa 5 chili di stupefacente, in prevalenza eroina che, una volta immessa sul mercato, fruttava un guadagno di centinaia di migliaia di euro”.