Nessuna marcia su Chieti, che sarebbe “una forma di lotta tardiva e velleitaria”. Per cercare di evitare la chiusura del Tribunale di Vasto serve ben altro. L’avvocato Salvatore De Simone striglia i suoi colleghi. C’è apprensione nell’ambiente forense, nonostante la proroga di due anni di cui beneficiano (per inadeguatezza, causa terremoto, delle sedi di Chieti e L’Aquila) i palazzi di giustizia di Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona. La riforma della geografia giudiziaria ha già cominciato a produrre effetti, anche se il Governo ha concesso altre proroghe ad alcuni dei 31 palazzi di giustizia italiani destinati alla soppressione.
Ma, secondo De Simone, a Vasto si sta sbagliando strategia d’azione: “La marcia su Chieti preannunciata da alcuni colleghi è una forma di lotta tardiva e velleitaria”, è la severa bocciatura dell’amministrativista. “Tardiva perché è forma di lotta che andava fatta all’epoca dell’approvazione del provvedimento legislativo di taglio dei Tribunali minori, coinvolgendo le forze politiche tutte, le istituzioni, le associazioni ed i cittadini. Velleitaria perché il provvedimento legislativo può essere oggetto di abrogazione oppure, come nel nostro caso, di ulteriore proroga del termine di sopressione mediante sempre altro omologo provvedimento, oppure – infine – può essere oggetto di referendum.
Ed, infatti, ben nove regioni hanno presentato in Cassazione il quesito referendario di abolizione del provvedimento legislativo di taglio dei Tribunali, che vede capolista la Regione Abruzzo, insieme al Piemonte, le Marche, la Puglia, la Calabria, la Basilicata, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e la Campania.
L’iniziativa, inedita siccome assunta non tramite la raccolta di firme dei cittadini, dovrà indurre il Governo a rivedere le misure della spending review adottate per la revisione della geografia giudiziaria, ben potendosi reperire altri risparmi nelle voci della rilevante spesa pubblica di oltre 800 miliardi.
Allo stato – ammonisce De Simone – all’avvocatura vastese non rimane altro che combattere perché il Tribunale non venga soppresso di fatto attraverso il trasferimento dei giudici e la loro mancata reintegra, come sta accadendo.
E rimane la battaglia referendaria come unico sbarramento alla soppressione del Tribunale, posto che la funzione giurisdizionale sia esercitata il più vicino possibile ai cittadini, anche in considerazione delle difficili condizioni orografiche, logistiche e strutturali del territorio vastese”.