Antonio De Santis, centrocampista e capitano della Vastese, secondo dopo Tonino Lo Vecchio a quota 387, nella classifica delle presenze in biancorosso con 297 partite e 23 gol. Per lui 11 stagioni, dall’81/82 fino al 91/92, da Rossi a Pelagalli, passando per Giammarinaro e Ammazzaloso.
Punto di riferimento del centrocampo negli anni ‘80 è stato l’autore del primo gol di Vastese-F.C. Vasto, fino ad oggi unico precedente di stracittadina a Vasto. Era la stagione 1987/88, 13 marzo, finì 3-1 per la Vastese, dopo l’1-0 dell’andata. Testimone della scalata verso la C, ha vissuto un’esperienza simile a quella che sta vivendo l’attuale Vastese, quando l’Incoronata, come la San Paolo l’estate scorsa, diventò la prima squadra cittadina.
Se ti dico stagione 1987/88 cosa ricordi?
Ritornare con la mente alla stagione calcistica 1987/88 mi fa risentire l’urlo liberatorio dell’Aragona alla notizia dell’autorete di Rinaldi dell’odiato Termoli che capitolò ad Altino consegnandoci la vittoria del campionato. Quella stagione eravamo la squadra che giocava il miglior calcio del campionato, ma avevamo due insidie da superare: il derby interregionale con il Termoli di quel “diavolaccio” di Bruno Taverna, che competeva per la vittoria finale e la prima stracittadina con la F.C. Vasto, cosa abbastanza inconsueta per i tifosi dell’Aragona. Erano gli 8 punti più difficili da conquistare, avevamo tutto da perdere da queste partite, il tifoso vastese riconosce solo un derby, quello col Chieti, tutto al più accetta il derby con il Lanciano. Ma noi calciatori non potevamo concederci questa “superiorità morale”, noi calciatori rappresentavamo la gloriosa Vastese e quindi eravamo favoriti per la vittoria, soprattutto contro i “cugini” della F.C. Vasto. La storia la conosciamo, con il Termoli facemmo bene in casa loro strappando un punto al Cannarsa, ma purtroppo uscimmo sconfitti per 1 a 0 al ritorno all’Aragona.
Che partite furono quelle due contro l’F.C. Vasto?
Nelle due stracittadine con la F.C. Vasto, pur con una pressione tutta sulle nostre spalle, riuscimmo a mantenere i nervi saldi vincendo meritatamente sia la partita dell’andata per 1 a 0 con gol di Fiorillo e la partita di ritorno, dove dopo il mio gol al decimo del primo tempo, fummo infilati dall’ex di turno Fernando Genovesi. La partita si complicò un po’, avevamo di fronte una squadra molto motivata e di buona caratura in alcuni elementi cardine come il metronomo Nino Obino ex della gloriosa Pro Vasto, lo stesso Genovesi, la punta D‘Ortona, i giovani promettenti come Baiocco, Vicoli e Acquarola, il bravo Di Domenico, la promessa Sciascia, insomma tutta gente che sputò l’anima contro di noi. A dire il vero non ricordo come segnai, la partita fu vibrante anche dopo il secondo gol di Marangi, solo il sigillo del terzo gol nel secondo tempo, ad opera dello stesso Marangi ci dette una relativa serenità in campo. La vigilia di quella partita si arricchì di un’ulteriore pressione, si fece male il portiere titolare Castignani. Il suo sostituto era il giovane vastese Fusoni, che per il suo esordio, la stracittadina non era proprio la partita ideale, ma tutto filò liscio, Fusoni andò oltre le aspettative al debutto.
Che squadra era la vostra?
Era l’inizio del terzo ciclo di Renzo Rossi, con Marangi, Ponzo, Gaeta, stava nascendo la squadra che avrebbe espresso il miglior calcio negli anni ’80. Avevamo posto le basi di un grande successo che sarebbe arrivato in seguito.
Hai scritto un libro che uscirà entro fine anno, si intitola “Dal ventre dell’Aragona”.
Il libro sarà pubblicato in occasione dell’evento pubblico: I Gladiatori dell’Aragona. All’incirca a Natale, se ce la facciamo, ci sarà la festa, torneranno tutti i protagonisti degli anni ’80 e ’90. Non è un libro sulla mia storia calcistica, non mi permetterei e non interesserebbe a nessuno. Non è un libro di dati sul calcio vastese, questo già è stato fatto con ottimi risultati da chi meglio di me lo sa fare. E’ solo un libro di emozioni della gente di Vasto, di tanti tifosi, di tanti calciatori, di tanti allenatori e dirigenti che hanno caratterizzato quel periodo a cavallo degli anni. Il protagonista vero è l’Aragona, teatro di sogni e magie per tanti bambini, ragazzi, mamme e padri. I ricordi che racconto nascono proprio dal ventre dell’Aragona, dalla sua pancia. Il mio piccolo vantaggio è dovuto al fatto che ci ho abitato per undici anni lì dentro, sono stato testimone di tante cose curiose e simpatiche da ricordare. I miei cinquant’anni e più, mi consentono di ricordare con grande nostalgia quei meravigliosi anni ‘80, di tanti momenti e frammenti di vita insieme. Si parla di come si viveva a Vasto, tutti i suoi costumi, le abitudini, l’euforia, un insieme di episodi e personaggi come il magazziniere e i giornalisti come Nicola Del Prete e Gaetano Quagliarella, ragazzi con cui siamo diventati amici. Una parte della vendita vorrei destinarla alla società.
Da dove nasce questo immenso amore per l’Aragona?
E il teatro delle emozioni, questo è anche il racconto di un ragazzino che per la prima volta nel 1976 entra in quello stadio, Pro Vasto-Bari, 7.000 persone, ero passato dal campetto dietro la chiesa ad uno stadio vero. Quel giorno mi sono innamorato dell’Aragona e dissi che avrei voluto giocare lì e quando con la maglia biancorossa siamo finalmente tornati in C ho realizzato quello che era il mio obiettivo primario, riportare questa città dove le competeva. Racconto la storia, ma anche la trasformazione dell’Aragona, dal campo in terra battuta all’erba, dalle nuove tribune all’illuminazione, peccato che oggi sia ridotto male. Quello stadio non dovrebbe essere mai chiuso, il calcio è anche cultura popolare, non si può tenere chiuso uno dei teatri che offre maggiore emozione, qui dove il pubblico si toglie gli abiti sociali, non è solo un campo di calcio, ma un luogo di unione.
Hai anche fondato un gruppo: “I Gladiatori dell’Aragona”.
Il gruppo “I Gladiatori dell’Aragona” è nato nell’anno 2010, quando l’Aragona chiuse dopo il periodo della presidenza Crisci. Nasce per amore dei colori biancorossi, lo scopo è quello di riscoprire la passione sopita dei tifosi della Vastese. La prima iniziativa sarà quella di creare una giornata dedicata alla storia del calcio a Vasto far conoscere questo meraviglioso romanzo popolare che l’Aragona esprime in termini di emozioni per tutti, dal ragazzino, all’anziano di Vasto e dintorni. Sarà istituito un Premio Gladiatori dell’Aragona per tutte quelle persone che hanno rappresentato il calcio vastese negli anni, dagli addetti ai lavori fino a quelle figure che hanno dato un contributo significativo alle sorti della nostra amata squadra. Anche per creare una certa continuità storica. I nostri referenti sono i tifosi, giocatori, allenatori e dirigenti passano. Vasto ha un pubblico in Abruzzo secondo solo a Pescara, merita decisamente di più.
Tu hai vissuto in prima persona una ripartenza, esattamente ciò che sta succedendo all’attuale Vastese
Negli anni ’80 quando siamo ripartiti come Incoronata Calcio e poi come Vasto 82, proprio come successo lo scorso anno alla Vastese, la diffidenza era tanta, le presenze allo stadio poche. La situazione era scoraggiante, poi con l’avvento di Gabriele Tumini alla presidenza il clima cambiò. Pretendere che adesso si torni subito ai livelli di un tempo è difficile, bisogna ricostruire il clima di fiducia, non si può forzare più di tanto altrimenti rischi di andare in C e poi il tracollo, uno scenario già vissuto. E’ stato giusto anche cambiare il modello societario, non è più il tempo di un unico presidente che mette soldi e comanda.
All’epoca anche i mezzi di comunicazione hanno fatto la loro parte.
In quegli anni nasceva Tv 2000, c’erano trasmissioni sul calcio seguitissime, le donne venivano allo stadio, la bravura di Tumini fu di essere un presidente anchorman, in una società che puntava molto sulla vastesità.
Quando hai smesso dal campo sei passato a fare tutt’altro genere di lavoro.
Dopo una parentesi a Termoli, ma l’ho fatto solo per mio fratello, prima come giocatore e poi come allenatore, ho preso il patentino, poi mi sono fermato, ora tornerei in panchina solo per la Vastese. Dopo tanti anni bisognava staccare, ho tre figli, per loro ci sono sempre stato, adesso mi occupo di consulenza.
Vuoi fare un appello ai tifosi?
Cari tifosi, è il momento di fare una riflessione seria e serena, forse è venuto il momento di ‘dare’ più che di ‘chiedere’, la situazione negli anni ha evidenziato con chiarezza che bisogna invertire il sistema patologico negativo che ha caratterizzato i cinquant’anni del meccanismo calcistico vastese. Creare la bolla ciclica ogni tre anni per poi farla scoppiare puntualmente, non è più praticabile. In futuro bisogna agire, per non incorrere nei soliti errori sistematici, attraverso i principi e non attraverso le persone che portano al collasso il calcio a Vasto come è sempre successo nell’ultimo ventennio di storia. Il dato storico c’impone di cambiare registro, di cambiare sistema e solo attraverso i principi che guidano l’azione, l’uomo può fare bene. Il principio primo a cui tutti dobbiamo attenerci è comprendere appieno il ruolo del calcio a Vasto, se questo sport di massa rappresenta il ‘bene comune’ ciò vuol dire che appartiene a tutti, ciò vuol dire che il principio primo non può che essere la ‘sovranità popolare’. E da qui che bisogna ripartire, chi sarà incaricato per scelta, per vocazione e per competenza, dovrà considerare che il calcio è di tutti i vastesi e pertanto chi dirigerà in futuro il calcio cittadino passerà attraverso questo principio. Dietro questi principi, ci dovete essere voi cari tifosi, dovete essere voi le sentinelle del “bene comune”, i delegati alla guida del calcio possono sbagliare, come giusto che sia, nella gestione operativa, ma non possono tradire i principi, perché i principi non sbagliano mai. In tema di cooperazione e partecipazione popolare, tutta la letteratura negativa è solo frutto di progetti cooperativistici falliti, solo per assenza di solidi principi che regolano le attività. La cooperazione è vincente solo quando è guidato da solidi principi e fallimentare quando non guidata da questi principi. Ora cari tifosi, è il momento della responsabilità, siamo noi tutti che animiamo i colori biancorossi della nostra città; che ci dobbiamo far carico della questione calcio a Vasto, tutti noi dobbiamo pagare un piccolo prezzo per il bene comune. Un progetto diventa stabile, quando le forze e gli sforzi sono sempre sopportabili per tutti, quando è sulle spalle di poche persone, il peso le schiaccia. Allora la consolazione popolare diventa l’unico mezzo vero e non demagogico, dove l’azione è regolata da principi che regolano l’uomo in azione.