La questione è annosa. Come far convivere nell’area di Punta Penna-Punta Aderci una riserva naturale, una zona industriale e il porto di Vasto? A un anno e mezzo di distanza, il Patto per il territorio, che avrebbe dovuto mettere d’accordo imprenditori, ambientalisti e amministrazione comunale, rimane una formula vuota.
Tornano a mettere piede su un terreno di scontro molto scivoloso i consiglieri comunali Massimo Desiati (Progetto per Vasto), Etelwardo Sigismondi (Fratelli d’Italia) e Andrea Bischia (Progetto per Vasto). Lo fanno negli emendamenti presentati al Piano intercomunale Vasto-San Salvo, il documento di programmazione dello sviluppo dell’area urbana costiera del Vastese.
In un documento indirizzato a Roberto Mascarucci, il professionista che ha redatto il Piano nel 2008 su incarico delle amministrazioni comunali, i rappresentanti dell’opposizione si schierano apertamente a favore della “delocalizzazione delle industrie inquinanti”: spostare da Punta Penna le fabbriche che scaricano scorie nell’ambiente, oltre alla “implementazione di un sistema industriale rivolto alle nanotecnologie, come – spiega Desiati – microprocessori e fibre ottiche al fine di creare un polo tecnologico con industrie a basso impatto ambientale. Una prospettiva reale, anche in considerazione dell’abbandono del polo tecnologico dell’Aquila”.
Vie di comunicazione – Desiati, Sigismondi e Bischia rilanciano una proposta che dagli anni Novanta riemerge periodicamente: aprire a Vasto un terzo casello autostradale. Nei loro emendamenti al Piano intrercomunale, i tre consiglieri chiedono la “realizzazione del casello autostradale Vasto centro-San Salvo nord-comprensorio da realizzare in località Sant’Antonio Abate”.
Progetto per Vasto e Fratelli d’Italia prospettano anche “la riapertura e il potenziamento dello scalo merci della stazione ferroviaria Vasto-San Salvo”.