Settembre, andiamo. E’ tempo di chattare…
Con le prime piogge, nel sottobosco digitale, iniziano a spuntare come funghi una miriade di applicazioni dedicate allo scambio di messaggi, noi ingordi raccoglitori non ce ne facciamo scappare nemmeno una!
Conosciamo tutti l’applicazione regina Whatsapp che è stata capace di mettere in crisi gli operatori di telefonia riducendo notevolmente lo scambio dei tradizionali sms, nata gratuita e una volta giunta alla maturità divenuta a pagamento.
Proprio per non pagare il piccolo obolo richiesto per l’utilizzo, molti hanno cercato valide alternative e presi dal panico si sono affidati nelle braccia del primo sconosciuto venuto sotto mano nella lista delle applicazioni gratuite dei vari stores.
Ora, con tanto di spot televisivo e scomodando addirittura il famoso giocatore di calcio Lionel Messi stiamo assistendo all’affermazione di Wechat . In pratica siamo giunti alla guerra dei cloni e sono sicuro che sarà spietata.
Da dove sbuca questa Wechat?
Si tratta di un’applicazione figlia della Tencent Holdings Limited, una società Cinese che in pratica (a detta degli esperti) è abile nel “copiare” programmi famosi e immetterli sul mercato. La solita storia, non puoi avere un’idea buona che subito te la rubano!
Il funzionamento è sempre lo stesso, s’installa su di uno smartphone, ci si registra e possiamo comunicare con tutti quelli che la utilizzano sul proprio telefono sfruttando la connessione internet. Ha una funzione interessante che Whatsapp non ha: la geolocalizzazione.
Sfruttando il gps (presente ormai anche su smartphone da 70 euro) ci localizza e ci permette di sapere chi nei paraggi ha l’applicazione installata, a quanti metri o km da noi si trova ed è disponibile a chattare; quindi anche senza sapere il numero di telefono possiamo comunicare e conoscere nuove persone sapendo addirittura quanto distano da noi.
Bello vero? Io direi di no.
E’ una funzione che nelle mani di un malintenzionato può risultare pericolosissima. Su Wechat si possono registrate tutti e non ha un vero e proprio filtro in base all’età. Capite benissimo che un bambino potrebbe trovarsi a comunicare con un adulto che a sua volta saprebbe quanti mt di distanza li separano. Oppure un potenziale stalker potrebbe cercare la sua vittima ed arrivarle vicinissimo.
Non voglio elencarvi tutte le funzioni che potete trovare tranquillamente su internet, voglio farvi riflette sul potenziale pericolo che la geolocalizzazione, utilizzata in questo modo, può rappresentare soprattutto nelle mani di un bambino o di chi ha poca esperienza nel maneggiare gli smartphone o i tablet.
Quindi, occhi aperti e gps spenti.