Domenica scorsa su diversi quotidiani locali e telematici due noti esponenti dell’opposizione (Desiati e Bischia) hanno evidenziato un grave fatto amministrativo riguardante il mancato pagamento dei canoni annuali che Sport Management spa di Verona, attuale gestore dell’ “Stadio del Nuoto di Vasto”, dovrebbe al Comune di Vasto.
Nella realtà la vicenda è molto più articolata – in negativo purtroppo – poichè dal 2011, ovvero dall’anno in cui lo piscina comunale è stata concessa in gestione totalmente privata, di irregolarità se ne sono viste non solo numerose ma ben più gravi, tanto da far apparire ormai l’inconfondibile atteggiamento di totale parzialità dell’ente, ottuso, nella sua spregiudicata illegalità.
Lucrare sulle attività didattico-sportive, o peggio, sui servizi di pubblica utilità, o è da pazzi o da furbi; il primo grande errore è attribuibile all’amministrazione vastese (tra questi, il “luminare” assessore che è convinto di essere un esperto di economia perché la sua famiglia gestisce un bar balneare) che ha pensato, o fatto finta di pensare, di tagliare le spese del servizio relegando oneri ed onori al privato con un bando di gara, poi vinto da Sport Management spa, nota azienda nel settore ma anche – visti gli innumerevoli procedimenti giudiziari che ha in corso – impresa che cerca di fare utili essenzialmente con due variabili fondamentali: schiacciando il costo di produzione (tenendo bassi in definitiva le tariffe orarie di maestri e di altre figure professionali, ma anche minimizzando le spese di conduzione d’impianto) ed alzando soprattutto le tariffe verso l’utenza, sia essa tradizionale che disabile, cosa davvero sconcertante.
Non bisogna essere dei draghi in economia – e neanche figli di gestori di bar balneari di Vasto Marina – per capire che in due anni, questa disastrosa filosofia imprenditoriale non ha fatto altro che produrre uno scadimento della qualità del servizio, sia didattico (molti maestri esperti non hanno accettato le condizioni economiche precarie offerte) che collaterale (con un front-office, una pulizia dei locali, ed manutenzione inferiore agli standard precedenti) operando nel contempo un decremento macroscopico dell’utenza (da oltre 3500 iscritti delle precedenti gestioni si è passati a meno di 1000 utenti) dovuto sia ai disservizi sia all’aumento quasi esponenziale delle tariffe.
Inutile dire che tutta la città se ne è accorta ad eccezione, ovviamente, dell’amministrazione comunale; altro che favoritismi su canoni mai pagati, la dirigenza di Palazzo di Città non ha mai recepito quello che la le obbligazioni dello stesso Bando imponevano, come la vigilanza e l’eventuale sanzione sull’innalzamento delle tariffe degli utenti insieme controllo sulla tipologia dei contratti (poi sanciti come illegali dal tribunale) applicati ed alla supervisione della qualità dei servizi erogati.
Non l’ha fatto neanche quando l’AVCP ha relazionato in modo estremamente negativo il comportamento dell’ente e, peggio, neppure quando il Tribunale del Lavoro, condannando i procedimenti contrattuali imposti da Sport Management (che ha attuato i medesimi sistemi illeciti anche in altre regioni, come nelle Marche, dove il TAR ha emanato una recente condanna) ha ordinato il riassorbimento dei maestri e, successivamente, di alcuni ex dipendenti delle pulizie.
Il Comune di Vasto, semplicemente, non vede, non sente e spesso non parla ma, quando lo fa, si esprime in modo davvero farsesco come quando cerca di negare che Sport Management abbia provato questa estate a subappaltare i servizi che avrebbe dovuto invece onorare fino al 2016: ma come? Qualcuno dovrebbe avvertirli che è di pubblico dominio il fatto che tutti i dipendenti ed i collaboratori hanno ricevuto a luglio la lettera di fine rapporto, inoltre tutta la città ha notato il tentativo di trasloco degli immobili e il loro comico riposizionamento (dopo accordi stile “Peppone e Don Camillo” che addirittura sembrano prevedere un uscita di Sport Management senza alcuna penale e con l’abbuono dei canoni non versati per poi elaborare un nuovo bando di gara) solo alcuni giorni fa.
In una città normale un simile comportamento, che va ben oltre il grottesco, non sarebbe mai stato accettato, ma a Vasto c’è il mare, e la salsedine, che “corrode”, forse anche le coscienze; che dire quindi, il quadro delineato da Desiati e Bischia è chiaro e dovuto ma paradossalmente benevolo, non contemplando i danni che l’atteggiamento (o forse l’assoluta incompetenza) della dirigenza comunale ha causato e continua a causare (per la verità, non solo in questa spiacevole vicenda) comunque finirà questo fallimento, forse scontato, ma “cocciutamente” voluto.
Roy Del Giudice