“Ci ha contattato il titolare: abbiamo portato 20 chili di olive”. E poi parte una finta telefonata al proprietario del bar. La truffa delle olive va in scena stamattina nel centro storico di Vasto. Da un furgoncino telato di color bianco senza alcun marchio aziendale scendono tre persone: un uomo sulla cinquantina e due ragazzi attorno ai 25 anni. Parlano con accento pugliese.
Si separano. Ognuno entra in un locale diverso. Uno va allo Spritz bar e dice di dover consegnare quattro barattoli di olive in salamoia, per un peso complessivo di 20 chili e un prezzo di 50 euro. Il barista non ne sa nulla e comincia a diffidare. Allora il truffatore, per rendere credibile il raggiro, tira fuori il cellulare e inventa una telefonata al titolare del bar. Sembra tutto a posto. In realtà, ha parlato con un complice. L’imbroglione pratica anche uno sconto di due euro, abbassando il prezzo da 50 a 48. Mette i soldi in tasca e se ne va.
Intanto, un cinquantenne di carnagione scura entra al Crocodile cafè. “Aveva una maglietta arancione”, racconta Maria Caporale, moglie del titolare, Beppe Sorrentino. “Aveva un accento meridionale. Gli ho detto che non ne sapevo nulla e lui, allora, ha fatto finta di chiamare Beppe. Al termine della telefonata, mi ha anche detto che mio marito si era infastidito perché stava dormendo. Mi ha chiesto 46 euro e 20 centesimi, gli ho dato una banconota da 50. Mi ha detto: ‘Non ho il resto, vado a prendere il soldi nel furgone’. Invece, non si è visto più. Ho chiamato Beppe, che non ne sapeva nulla. Il barattolo non ha nessuna etichetta”. Alle vittime, i responsabili del raggiro hanno rilasciato solo una ricevuta col nome di una nota azienda della zona, di cui hanno usurpato il nome per rendere credibile la truffa. “Ma non c’è nessun indirizzo, né numero di telefono. Mi ha detto che la regolare fattura ci sarebbe stata spedita dall’azienda. Invece, è capitato proprio a me di essere ingannata”.