Dopo sei giorni, gli operai hanno rimosso il presidio dinanzi ai cancelli dello stabilimento di Punta Penna, in cui i macchinari sono spenti ormai da un anno. La protesta ha prodotto un primo risultato: la proprietà del gruppo modenese pagherà gli stipendi arretrati di dicembre 2012 ed è disposta ad aprire a settembre una trattativa per salvare la fabbrica che 34 anni fa iniziò a produtte tubi di ferro nella zona industriale retrostante il porto di Vasto. Dopo 12 mesi, è la prima buona notizia per i 54 dipendenti.
Protesta sospesa – “Abbiamo rimosso il presidio – conferma Michele Villamagna della Fiom Cgil – perché ci sono giunte rassicurazioni dalla società circa il pagamento della mensilità di dicembre. Le intenzioni della dirigenza emiliana ci sono state comunicate dal capo del personale, Pietro Bruno. Poi, a settembre, si aprirà una trattativa sul futuro di questa fabbrica che, dopo oltre un trentennio, non può essere destinata alla chiusura”.
Per diversi anni la Sider Vasto ha attraversato periodi di calo produttivo sfociati nel 2012 in una crisi pesante, che ha fiaccato le speranze dei lavoratori. Il gruppo di Modena, proprietario di una fonderia e altre quattro industrie in cui il metallo viene lavorato, ha perso soci e si è trovato di fronte alla crescita del costo della materia prima, oltre alla recessione che dal 2008 colpisce il mercato in tutti i settori.
Ma, dall’inizio della congiuntura economica, è stato l’insediamento di Punta Penna a subire le conseguenze più pesanti. Negli ultimi dodici mesi, i dipendenti hanno lavorato solo a dicembre, mentre nelle scorse settimane l’azienda ha inviato dei camion per ritirare dai magazzini le ultime scorte. Per gli operai, una mossa che rappresenta l’anticamera della chiusura. Timori accresciuti dalla richiesta di concordato preventivo con i creditori per evitare il fallimento avanzata dai vertici della società per l’acciaieria di Rubiera, dove è in corso la cassa integrazione straordinaria.
Per questo, gli operai della Sider Vasto hanno presidiato l’ingresso dell’industria sbarrando la strada ai tir, che al Nord sono tornati vuoti.
Ora si apre uno spiraglio di dialogo.