Se il prossimo anno verrà introdotta la tassa di soggiorno, serva a finanziare promozione tturistica ed eventi estivi. Lo chiedono gli albergatori al Comune di Vasto. Per il secondo anno di fila, l’imposta temuta dagli operatori del settore (da uno a cinque euro per ogni turista che pernotta; a Vasto si parlava di due euro) non è stata applicata. Ma sarà una questione di cui si tornerà a discutere al termine della stagione estiva e per diversi mesi.
Il dibattito tra amministrazione comunale e operatori turistici “non dovrà riguardare solo il regolamento e, quindi, le fasce di esenzione, ma anche e soprattutto la destinazione dei soldi”, precisa Michele Di Chiacchio, presidente di Vasto Golfo d’oro, il consorzio che raggruppa 16 hotel della riviera. “Visto che si tratta di una tassa di scopo, dove andranno a finire i fondi? Secondo noi, i soldi che il Comune incasserà dall’imposta di soggiorno dovranno essere utilizzati nei servizi, ad esempio un più efficiente trasporto pubblico, oppure nella promozione turistica della città e nell’organizzazione degli eventi. Entrambe queste ultime due cose possono essere fatte insieme ai privati”.
La tassa di soggiorno in Italia (Ansa) – La tassa di soggiorno ormai si paga – anche se non in tutte le località – in tutte le Regioni, con l’eccezione dell’Abruzzo e del Friuli Venezia Giulia.
Un numero sempre maggiore di località italiane applica, quest’anno, infatti, la “tassa” di soggiorno: molte di queste sono destinazioni balneari che, ancora in questi giorni di giugno, stanno approvando l’applicazione dell’imposta ed il relativo regolamento attuativo. Per gli italiani che, stanchi di pagare tasse, balzelli ed imposte, decidessero quest’estate di soggiornare in una località balneare senza dover forzatamente versare anche questa tassa, la scelta delle destinazioni “tax free” diminuisce rispetto alla passata stagione estiva.
E’ anche vero – sottolinea una ricerca condotta dalla società di consulenza turistica Jfc – che districarsi tra periodi di applicazione, tipologie di clienti esonerati dal pagamento, imposta differenziata a seconda della tipologia di struttura, etc. diventa sempre più complesso e, di certo, questo modello di autonomia locale lasciato completamente alla singola decisione dell’amministrazione di turno non agevola il turismo, soprattutto in un periodo difficile come quello attuale. “L’imposta di soggiorno – afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e responsabile dell’Osservatorio Nazionale sulla tassa di soggiorno – rappresenta indubbiamente un’azione di de-marketing per le località turistiche che hanno deciso di applicarla”.
Dallo studio emerge dunque che in nessuna località balneare del Friuli Venezia Giulia e dell’Abruzzo si pagherà la tassa di soggiorno nell’estate 2013, anche se vi sono alcune destinazioni, in Abruzzo, dove la discussione è molto accesa ed è forte lo scontro tra operatori ed amministrazione comunale. Le regioni con il maggior numero di località balneari dove si pagherà la tassa di soggiorno sono invece la Campania, con 22 località, seguita dalla Toscana (17), Calabria (13) e Puglia (10).