Da 115 a 50, poi, 32, poi 13, 12. Oggi erano solo in 4 a lavorare nello stabilimento della Val Sinello, fino a due anni fa della Golden Lady, oggi della New Trade, l’azienda che avrebbe dovuto compiere la riconversione. Dagli accordi presi in sede ministeriale, celebrati con tanto di manifesto dalle istituzioni, la ditta che si occupa di rigenerazione di abiti usati avrebbe dovuto reimpiegare 115 lavoratori ex Golden. I problemi erano iniziati sin da subito, in un crescendo sottolineato da licenziamenti dopo pochi giorni prova, chiusure, riaperture, nuovi presidi. Qualcuno è rientrato a lavorare ed è stato mandato via, altri non sono neanche rientrati.
Nel mezzo fondi della regione Abruzzo che sono rimasti nel cassetto perchè la New Trade non ha mai presentato le fidejussioni richieste dall’ente. Ma la situazione dei 12 dipendenti che erano rimasti a lavoro non è mai stata delle migliori. E così, dopo aver tanto sopportato, in 8 hanno detto basta e da questa mattina hanno proclamato lo sciopero permanente. “In questi giorni abbiamo finito di ricevere lo stipendio di aprile- spiegavano i lavoratori-. Ci è stato detto che il 10 luglio avremmo ricevuto una parte di maggio. Con queste condizioni non si può andare avanti“.
Questa mattina erano presenti i segretari provinciali di Uil, Arnaldo Schioppa, e Giuseppe Rucci, della Cgil. La loro è una solidarietà ai lavoratori, anche perchè l’azienda, dal momento in cui è rimasta al di sotto delle 15 unità, ha interrotto ogni relazione con i sindacati. “Come ripetiamo da molto -ha detto Rucci – chiediamo che si riparta con una nuova procedura di riconversione. Questa con la New Trade è fallita. Però chiediamo alle istituzioni che si sono fatte garanti al momento della firma di assumersi le loro responsabilità per quanto accaduto”.
Schioppa si è soffermato su un altro aspetto critico sollevato dai lavoratori. “L’azienda non ha mai versato i fondi a Previmoda, il fondo volontario a cui hanno aderito i lavoratori sin dai tempi della Golden Lady. Da ottobre l’azienda ha prelevato i fondi dalle buste paga e non li ha versati”. C’è anche Carmine Tomeo, responsabile lavoro regionale del Prc. “E’ ora di finirla con le aziende che non si assumono le loro responsabilità a danno dei lavoratori”.
C’è delusione, c’è rabbia. “E’ la più brutta esperienza della nostra vita“, raccontano gli uomini e le donne che per molti mesi sono stati a contatto con abiti usati in cui c’era di tutto, “muffa, rifiuti, siringhe”, lavorando “al gelo d’inverno, senza guanti, senza mascherine di protezione. E col caldo di questi giorni qualche nostra collega è stata portata al Pronto Soccorso. Eppure abbiamo dato sempre massima disponibilità, facendo straordinari non pagati e compiti che non ci spettavano”.
Davanti allo stabilimento, oltre agli 8 che da oggi sono in sciopero, arrivano anche gli altri lavoratori della ex Golden Lady. C’è chi è rientrato ed è stato licenziato subito e anche chi non è rientrato per niente. Dopo qualche screzio delle settimane passate, sembra essere tornata l’unione tra persone che vivono una situazione comune. Oggi, dopo tutte queste vicende, si vive una sorta di amarezza. “Abbiamo fatto male a restare, ma volevamo solo lavorare per portare avanti le nostre famiglie”. Solo in 4, che non hanno aderito allo sciopero, ora restano a lavorare nel capannone.
Domani ci sarà un incontro al Ministero dello Sviluppo economico per discutere la situazione della Silda Invest, l’altra metà dello stabilimento. Con quanto accaduto oggi è inevitabile che tornerà sul tavolo la vicenda New Trade, per trovare una soluzione che dia risposte alle 111 persone che non hanno visto la riconversione.
Foto – Sciopero alla New Trade
Sciopero alla New Trade