Una lettera per sollecitare una concreta risoluzione alla complessa problematica generatasi dalla presenza imponente e ormai incontrollabile di cinghiali, dai conseguenti danni alle colture e dall’attuale emergente rischio per la pubblica incolumità che questi animali, in diversi casi, hanno determinato sul territorio regionale. A rivolgersi ai Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura sono l’Assessore regionale alle Politiche agricole, Mauro Febbo e gli Assessori provinciali Mario Lattanzio (Pescara), Antonella Di Nino (L’Aquila), Giovanni Staniscia (Chieti) e Giuseppe Di Michele (Teramo).
“Il tema – si legge nella comunicazione ufficiale – è divenuto a noi particolarmente caro, non solo per la doverosa rappresentatività che, come Amministratori eletti, esercitiamo in nome degli agricoltori i quali, quotidianamente, ci riportano il loro disagio e le loro ormai insostenibili difficoltà economiche e di gestione aziendale, ma anche perché il problema dei cinghiali o, per meglio dire, il problema della complessità della gestione di queste popolazioni, oggi rischia di essere simbolo di una certa incapacità di governare i territori protetti e non. L’evoluzione del danno provocato dal cinghiale alle colture agricole a livello regionale ha assunto, nell’ultimo decennio, una tendenza esponenziale con conseguente aumento della spesa necessaria al compenso dei risarcimenti (circa 3.000.000 euro in Abruzzo solo nell’anno 2012). La concomitanza dell’estensione in Abruzzo di Aree Protette e di altri territori tutelati, in cui la caccia è vietata, che raggiunge quasi il 50% del complessivo territorio regionale e la localizzazione in queste aree della quasi totalità dei territori particolarmente vocati alla specie, condiziona fortemente gli interventi messi in campo dalle Province sui territori di competenza, limitandone, di fatto, l’efficacia.
Occorre una strategia comune che preveda interventi coordinati sull’intero territorio regionale, ovvero entro e fuori le aree protette, come espressamente suggerito dal Ministero dell’Ambiente e dall’Ispra”.
Rifondazione comunista attacca l’amministrazione provinciale di Chieti: “Le ultime settimane hanno riportato all’attenzione della cronaca la problematica della proliferazione di cinghiali sul territorio della nostra Provincia. I recenti fatti di Fresagrandinaria e Pollutri, che seguono altri avvenimenti accaduti soprattutto nel Vastese, hanno portato l’allarme ad altissimi livelli”, polemizzano il consigliere provinciale Nicola Tinari e il segretario provinciale del partito, Riccardo Di Gregorio, che chiedono “una oculata e attenta valutazione e gestione, in occasione della presentazione in Consiglio Provinciale di una delibera piuttosto lacunosa per la caccia selettiva. Il 12 settembre scorso la delibera fu, come da noi richiesto, ritirata con l’impegno ad approfondire la questione e a ripresentare il documento entro gennaio.
Son passati mesi, in cui l’amministrazione Di Giuseppantonio è tornata nel silenzio più totale. Un silenzio squarciato soltanto negli ultimi giorni del mese scorso con un nuovo annuncio del presidente che mostra la totale confusione di questa Giunta sulla questione.
Per non parlare del Consigliere Staniscia che è arrivato a dare la responsabilità del numero elevato di cinghiali e dei danni da essi causati alla presenza nel nostro territorio di troppe riserve e aree protette, ovviamente dimenticandosi (o facendo finta) che la proliferazione di oggi è figlia di una completa assenza di gestione faunistico-venatoria che questa specie necessita a prescindere e che non ammette di essere abbandonata ad una caccia senza regole, limitata a pochi mesi l’anno.
il Presidente aveva annunciato l’avvio di una imponente e massiccia campagna anti-bracconaggio da parte della polizia provinciale. Anche di quest’annuncio stiamo ancora aspettando conseguenti atti e fatti concreti. Il bracconaggio appare ancora oggi uno sporti illecito molto diffuso”.