Si ricomincia dall’accertamento della capacità dell’imputato. Dovranno rispondere a una serie di quesiti i docenti dell’Università di Bari Felice Carabellesi e Donatella Latecola, nominati dal gip del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, per chiarire definitivamente se, al momento in cui sono stati commessi i reati che gli vengono contestati, era capace d’intendere e di volere Vito Pagano, il 29enne arrestato il 14 agosto 2012, giorno in cui a San Salvo una donna di 68 anni, Albina Paganelli, è stata uccisa con 18 coltellate nella sua casa di via Fedro.
Al termine dell’udienza dello scorso 28 maggio, il giudice ha disposto un supplemento di perizia psichiatrica, nominando i due esperti, cui “il magistrato ha posto un quesito piuttosto ampio, soprattutto riguardo al dolo nel reato di calunnia che gli viene contestato”, fa notare l’avvocato Fiorenzo Cieri che, insieme alla sua collega Clementina De Virgiliis, difende il 29enne sansalvese, che nella precedente udienza, quella del 21 maggio, ha confessato di aver commesso il delitto.
Ma la questione fondamentale è un’altra: se i periti dovessero accertare un’infermità totale al momento del reato, Vito Pagano non sarebbe imputabile, mentre se gli venisse riconosciuta un’incapacità parziale, potrebbe usufruire di un forte sconto di pena. Di diverso avviso la parte civile: gli avvocati Giovanni e Antonino Cerella, che rappresentano la famiglia della vittima, sostengono la tesi della piena capacità d’intendere e di volere dell’imputato.
Il 25 giugno, nel penitenziario di Chieti, inizieranno le operazioni peritali, al termine delle quali Carabellesi e Latecola avranno 60 giorni per scrivere la relazione finale.