Sono stati posti i sigilli alle tubazioni dell’impianto di estrazione petrolifera Rospo Mare, che si trova nell’Adriatico antistante la costa vastese e molisana, in linea d’aria dista 20 chilometri dalla città di Vasto.
Il sequestro è stato ordinato dalla Procura di Larino (Campobasso) nell’ambito delle indagini riguardanti lo sversamento di petrolio nell’acqua marina, avvenuto il 21 gennaio scorso, nelle vicinanze della nave cisterna Alba Marina, che funge da grande serbatoio di raccolta del greggio estratto dalle tre piattaforme del campo petrolifero Rospo Mare.
“Il Wwf, assieme alla Stazione ornitologica abruzzese Onlus aveva redatto un dettagliato rapporto sulla presenza in zona di diversi gabbiani sporchi di petrolio”, ricorda Luciano Di Tizio, presidente regionale del Wwf. “Qualunque sia stata la causa della presenza di olio in mare si conferma l’insostenibilità ambientale dell’economia basata sul petrolio. E’ fondamentale fare chiarezza su quanto accaduto lo scorso 21 gennaio e questo sequestro è importante in tal senso. In ogni caso lo sviluppo delle attività petrolifere è accompagnato sempre da sversamenti più o meno accidentali in mare, dalle navi oppure dalle piattaforme, come dimostrano gli stessi dati dei petrolieri. Per questo diciamo no alla deriva petrolifera prevista dalla Strategia Energetica Nazionale in Adriatico che è un mare chiuso e che non sopporterebbe un eventuale incidente di grave entità”.