Carattere esuberante, grande estro, in campo e fuori, tocco di palla unico, un passato nella massima serie del calcio a 5 e un presente nella ristorazione. Fabio Spadaccini, meglio noto come Fabiolino, è diventato famoso, fino ad enrare nella leggenda, sin da piccolo nel suo quartiere, quello della 167, per l’abilità nel palleggio, con tanto di record: 1.100 rimbalzi consecutivi senza toccare terra. Una classe fuori dal normale con la palla tra i piedi che lo ha portato alla ribalta anche per aver segnato a 7 anni 120 gol in una sola stagione.
In molti sanno di questa tua grande maestria, ma non come l’hai scoperta.
Come tanti ragazzi vastesi ho iniziato al campo della 167, dove hanno iniziato i migliori, avevo 4 anni la prima volta che ho giocato con un pallone. Ero con gli amici e a fine partita mi facevano fare il giocoliere a centrocampo, ero una specie di attrazione, in tanti si fermavano a guardarmi.
Nel palleggio eri una potenza, qualcosa di “illegale”.
A 6 anni si sono accorti che il pallone non toccava più per terra, sono riuscito a fare 1.100 palleggi consecutivi, con tanto di testimoni. Poi la palla è caduta, ma solo perché qualcuno per dispetto l’ha colpita con un altro pallone. Me la cavavo bene anche con bottiglie, frutta e palline da tennis. Il mio è un dono di natura, non c’è altra spiegazione.
In seguito sei stato tesserato dalla Pgs dove hai stupito tutti con un altro impressionante record.
Un giorno mi ha notato il grande mister Michele La Verghetta e mi ha portato alla Pgs dove ho preso parte al campionato Esordienti, avevo 7 anni. In una sola stagione, in 49 partite, ho realizzato 120 gol. Ricordo che per questa impresa sono finito anche sul giornale. Al mister si erano alzati i capelli, ma sono riuscito anche in un’altra impresa, quella di insegnare al mio amico Arciglio a fare due passaggi di seguito, è stata decisamente più dura.
Ti voleva la Renato Curi dove giocava un futuro campione del mondo.
Ho fatto un provino con l’allenatore Cetteo Di Mascio, portai anche Giuseppe Pascucci, segnalato da me al mister come una grande ala vecchia maniera, ricordava Pierre Littbarski, centrocampista tedesco che ai quei tempi spopolava. Stranamente quel giorno la mia fu una partita sufficiente, ma Pascucci fece il fenomeno, la sua fu una grande prestazione, con due tunnel, davanti e dietro a Fabio Grosso. Alla fine sono passato alla Vastese di Scopelliti, con me c’erano Cicchini e Vino, giocavo negli allievi.
All’improvviso sei passato al calcio a 5, in Serie A.
La Vastese fallì e andai al Chieti Calcio a 5, in Serie A1, cambiai totalmente sport, seguendo quella che è l’imprevedibilità del mio percorso di vita. Feci un provino portato da un mito come Marco Mileno, fui preso da Giuseppe Marcuccitti, tecnico esperto, alla prima azione saltai tutti partendo dalla parte opposta del campo ed entrai dentro la porta con la palla, erano tutti sconvolti. Sono rimasto lì per 3 anni.
Poi è stata la volta di Rimini.
Quella città per me sembrava un luna park, ero appena arrivato per lavorare e mi hanno contattato, mi voleva il presidente Antonelli, la squadra faceva la A2, ma era molto seguita, era emozionante giocare davanti a tutti quei tifosi. Li ho fatti subito felici all’esordio contro Prato con una tripletta. Sono rimasto per due stagioni, il primo anno ci siamo classificati terzi, il secondo siamo andati male. Il divertimento è passato in secondo piano, a quei livelli ci si comporta da professionisti e solo in quel modo si arriva in alto, io invece pensavo ad altro.
Racconta un episodio divertente tra i tanti di quell’avventura.
Il direttore sportivo è venuto sotto casa per portarmi all’allenamento, ma non avevo voglia, gli ho detto che la chiave di casa si era spezzata dentro la toppa e non potevo chiudere, lui insisteva, ma poi si è dovuto arrendere.
Tornato a Vasto è iniziata un’altra carriera.
Ho giocato nella San Gabriele e poi mi sono messo a lavorare seriamente, prima in Sevel, poi con alcuni amici ho aperto un ristorante in via Adriatica, La banda degli onesti. La ristorazione mi piace molto perché sono portato per stare in mezzo alla gente, tra l’altro ho la fortuna di lavorare in un posto molto bello, il più bello di Vasto, con un panorama unico. L’ambiente è familiare, abbiamo tante iniziative in programma, come quella del 22 giugno dove dalla terrazza sarà possibile ammirare lo spettacolo delle Frecce Tricolori, in quella che è la migliore visuale possibile. A seguire ci saranno i Marron Glaces per una serata in musica.
Impegni lavorativi a parte il calcio non l’hai abbandonato, una nuova avventura è alle porte.
Sono stato coinvolto dal presidente Domenico Zillotti, con il quale ci siamo subito trovati d’accordo, per far rinascere il Real Porta Palazzo, in onore di Giuliano Ronzitti, ideatore e fondatore della squadra. Puntiamo a coinvolgere anche tutti gli ex storici, come Arciglio, Grimaldi, Budano, Candeloro, Pelliccia, Ravasini, Lizzi, Alberico, D’Angelo, De Cristoforo e il bomber Cristini, che sarà il nostro implacabile terminale offensivo, con lui in campo abbiamo già almeno 20 gol assicurati. Come dirigenti accompagnatori vorremmo Luigi Petroro e Sebastiano Gabriele, direttore generale Francesco Menna.
Avete scelto anche l’allenatore?
Sì, il nostro mister sarà Vincenzo Pomilio, la sua figura è la più adatta ai nostri obiettivi, è molto stimato da tutti noi. Un professionista del settore, zemaniano convinto e amante del pressing a tutto campo, è molto preparato ed è un grande conoscitore della tattica e dei metodi di allenamento, oltre ad essere un grande motivatore. Deve completare la sua impresa, gli manca una nuova sfida, quella sfida siamo noi, vogliamo il nostro Zeman.