“Ancora una volta ci troviamo a dover commentare in maniera negativa l’operato della Sasi e le decisioni prese dal suo consiglio d’amministrazione, questa volta in merito ai distacchi di migliaia di famiglie dal servizio di erogazione dell’acqua”. Lo affermano Amanda De Menna e Ines Palena del comitato Acqua bene comune.
“Certamente è dovere di un buon amministratore recuperare le morosità e a nostro avviso indagare anche sul tipo di morosità accertate e sul perché siano arrivate ad un livello così diffuso.
Non è però accettabile che non si provi neanche a distinguere la cosiddetta morosità incolpelvole, quella dovuta ad esempio agli effetti della crisi che da più di 3 anni condanna una grossa fetta del nostro paese a vivere ormai sull’orlo della povertà.
Ci chiediamo infatti come mai la Sasi, a differenza di altre società di gestione dei servizi idrici in Italia, non abbia applicato una politica di distacco parziale (al 75% ad esempio) anziché totale del servizio, garantendo in questo modo alle utenze comunque un quantitativo base di acqua, per poter dare alle famiglie condizioni minime di igiene e di decoro.
Ci chiediamo anche come mai la Sasi abbia incaricato un pool di avvocati per la riscossione dei crediti, anziché procedere con i propri uffici, e che pertanto i cittadini debbano, oltre a pagare il dovuto, caricarsi anche i circa 100 euro di spese legali”.
Rivolgiamo un appello ai sindaci: convocare subito un’assemblea dei soci e di dare chiaro indirizzo politico al cda, affinché il recupero delle morosità sia accompagnato dal mantenimento di un quantitativo minimo di acqua per le utenze private, che siano valutate fasce di esenzione basate su reddito e soprattutto che non siano caricate sugli utenti le spese legali.
Su quest’ultimo punto ci riserveremo un approfondimento per eventuali azioni legali.
L’erogazione dell’acqua è servizio essenziale, primario e ha una funzione sociale elevatissima; pensiamo che chi non ha sensibilità per la gestione della cosa pubblica non dovrebbe fare l’amministratore pubblico.
A due anni dall’ancora non rispettato referendum, la battaglia per il diritto all’acqua pubblica prosegue”.