Giudizio immediato per Hamid Maathaoui, il 36enne marocchino arrestato per l’omicidio di Michela Strever, la 73enne legata e soffocata in casa a dicembre del 2012. L’ha ottenuto la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vasto, formulando al contempo la richiesta di archiviazione nei confronti di Antonio Strever, il fratello della vittima che, dunque, si avvia ad uscire dall’inchiesta sull’assassinio del 19 dicembre scorso.
Il giudizio immediato, che viene chiesto dalla pubblica accusa nei casi in cui ritiene di avere prove schiaccianti nei confronti dell’indiziato, è stato fissato dal gip per il 16 ottobre dinanzi alla Corte d’Assise di Lanciano. “Ma chiederò il giudizio abbreviato per svolgere il processo dinanzi al gup del Tribunale di Vasto”, annuncia Nicola Artese, avvocato dello straniero arrestato a Barletta, dove si era rifugiato da alcuni connazionali, il 28 febbraio scorso. Al termine di una serie di attività investigative svolte anche attraverso le intercettazioni telefoniche, i militari del capitano Giancarlo Vitiello, in collaborazione con i loro colleghi di Trani, hanno fatto scattare le manette ai polsi del 36enne, che risiedeva a Vasto dal 2007.
E’ giunta, quindi, a un punto di svolta l’inchiesta svolta dai sostituti procuratori Giancarlo Ciani ed Enrica Medori sotto il coordinamento del procuratore capo, Francesco Prete.
I pm hanno chiesto di archiviare il procedimento a carico di Antonio Strever, difeso dall’avvocato Arnaldo Tascione.
L’unico accusato del delitto di via Villa de Nardis, nelle campagne a Nord-Ovest di Vasto, dove si trova la casa della vittima, è Maathaoui. Ai magistrati ha reso “un’ampia confessione”, ha spiegato Ciani.
“Ha dichiarato che era andato lì per rubare, ma ha anche aggiunto che la donna, al momento in cui lui ha lasciato l’abitazione, era ancora viva e con le mani slegate”, dichiara Artese.