Lorenzo Cattafesta, classe ’95, è il portiere della formazione Primavera della Virtus Lanciano. Il ragazzo vastese è già entrato nel giro della prima squadra, dopo aver preso parte al ritiro di Roccaraso questa estate, agli ordini di mister Carmine Gautieri che lo ha anche convocato in campionato, come vice di Leali, per la sfida del 16 marzo a Empoli. Una grande soddisfazione per Lorenzo che ha iniziato a giocare all’Incoronata insieme agli amici del quartiere, senza troppe pretese, e che oggi si ritrova nel calcio giovanile che conta.
E’ vero che è iniziato tutto per caso?
Come sempre ero con gli amici all’Incoronata, quello è il mio quartiere, un giorno arrivò Lucio Rullo e mi propose di giocare per la Virtus Vasto. Sono andato con mio padre, avevo 10 anni, sono stato con loro per 6 stagioni e poi a 15 anni sono passato al Lanciano dove milito da tre anni, ho fatto prima un anno di Allievi Nazionali e poi Berretti Nazionali e Primavera.
Perchè hai scelto il ruolo del portiere?
Il mio idolo è Buffon, sono tifoso juventino, l’ho visto giocare in un Parma-Inter ed è scattata la scintilla. Mister Lucio Rullo ha provato a schierarmi in attacco, ho provato entrambi i ruoli, ma non ero portato. Il merito è anche di mister Marinucci che negli Allievi Regionali mi ha scelto per difendere la porta.
Oltre a loro quali allenatori sono stati importanti per la tua crescita?
Tutti quelli che ho avuto mi hanno dato qualcosa, hanno contribuito sia al portiere che alla persona. Per primo Rullo che ha sempre creduto in me, poi Morrone che mi ha dato le basi e Massimo Baiocco, con lui ho fatto i Giovanissimi Regionali, mi ha fatto capire l’importanza e la forza del gruppo, non sempre si vince perché si è i più forti e basta. Importante è stato anche La Barba è quello che mi ha cambiato e mi ha fatto fare il salto di qualità. Ringrazio anche il mio procuratore Carlo Della Penna che mi ha sostenuto e incoraggiato sin da piccolo, è una presenza fissa che ha sempre fatto sentire la sua vicinanza, anche se poi ci siamo ufficialmente legati quest’anno a livello professionale, nonostante i suoi tanti impegni trova sempre il tempo per me.
Quest’anno sei entrato nel giro della prima squadra.
E’ stato un colpo di fortuna, in squadra c’erano quattro portieri sopra i 25 anni, poi uno si è infortunato e mi hanno convocato. Dovevo fare solo pochi giorni e invece sono rimasto tutto il tempo nel ritiro estivo di Roccaraso, è stata una bellissima esperienza, ho dato sempre il massimo e mister Gautieri ha apprezzato e mi ha fatto i complimenti dicendomi di restare. C’era anche Mastropietro che potrebbe andare all’Udinese.
Poi è arrivato Leali e ti sei allenato anche con lui.
E’ del ’93 ma sembra sia più grande per la maturità che ha, è uno che si è allenato con Buffon, ma è molto umile. A me manca ancora quell’umiltà, quando sono stato convocato per la partita di campionato di Empoli ho capito quanto sia facile montarsi la testa vivendo in un certo ambiente. Anche se sei un ragazzino ti esalti, ti credi arrivato, ma non sei nessuno, è una questione mentale, bisogna stare molto attenti a questo.
Che emozioni hai provato quel giorno?
All’inizio ero spaventato, pensavo che se fosse successo qualcosa sarei dovuto entrare io, era una responsabilità grandissima, poi è passato tutto. Ho una maglia in Lega Calcio con il mio nome e il numero 44, è un sogno, la vedo e non ci credo. Inoltre c’è anche una foto a cui tengo particolarmente, sono con Leali e D’Aversa due grandi, se penso che qualche anno fa ero al campo dell’Incoronata tutto ciò mi rende ancora più orgoglioso, anche se non ho fatto nulla e devo dimostrare tutto.
Numero 44, destino o coincidenza?
Forse è una coincidenza, si dice che il 44 siano i gatti, 10 anni fa mi misi in porta, gli altri miei coetanei mi volevano sempre in squadra perchè ero l’unico che su quel campetto asfaltato si buttava dappertutto. Un giorno il mio amico Cristian Stivaletta mi chiamò gatto, da quel giorno fu il mio soprannome, tutti nel quartiere mi conoscevano così e succede ancora oggi. Quando ho detto a mio padre che avevo il 44 mi disse anche lui: 44 come il gatto.
Come giudichi la stagione della Primavera?
E’ stata dura, abbiamo cambiato quattro allenatori, all’inizio abbiamo subito tanti gol. Poi con l’arrivo di mister Lo Sasso c’è stata maggiore stabilità. La nostra squadra non aveva grandi ambizioni, è stata allestita in fretta a giugno, non potevamo fare più di quello che abbiamo fatto. Resta la soddisfazione di aver sfidato gente come Miccoli e tanti ragazzi di belle speranze che gli addetti ai lavori conoscono molto bene, come Luca Crecco della Lazio e Roberto Insigne del Napoli, ma anche altri.
Con la scuola come va?
Frequento il quarto anno del Liceo Scientifico, sono stato sempre promosso, lo studio è la mia priorità, i miei genitori mi dicono di divertirmi, solo in pochissimi arrivano nel calcio, quindi è sempre meglio puntare tutto sullo studio che ho intenzione di continuare, ma dipenderà anche da come si metteranno le cose con il calcio. Per due anni ho viaggiato da Vasto a Lanciano, mi sono trasferito definitivamente da quest’anno. Uscivo alle 13.30 da scuola, prendevo il treno e rientravo alle 21.30, era parecchio impegnativo. Adesso torno a Vasto una volta al mese, è la mia città, so bene della rivalità con il Lanciano, ma sono entrambe nel mio cuore.
Hai seguito le squadre vastesi?
Sempre tutte, mi informo, non solo sulla Vastese e sul Vasto Marina, ma anche sul Real Tigre e sull’Incoronata che è la squadra del mio quartiere alla quale tengo particolarmente. Al Vasto Marina ho tanti amici come D’Alessandro e Stivaletta, uno che con quella categoria non c’entra niente, può tranquillamente stare con noi in Primavera. Sono felice per la salvezza e la vittoria con la juniores. La Vastese è nel mio cuore, facevo il raccattapalle quando c’era Marconato e poi con Aridità che poi ho ritrovato a Lanciano e al quale ho ricordato che un tempo gli davo i palloni. E’ bello avere a che fare e vedere da vicino dei grandi come loro. Ogni tanto penso se ci fossi io al posto di Cialdini, non nego che mi piacerebbe molto.
A proposito, cosa ne dici del portiere lancianese della Vastese?
Cialdini era alla Virtus e sono stato un anno con lui, ha un carattere particolare, ma è troppo forte, se la testa si calma può arrivare lontano.
Tu che frequenti quell’ambiente tutti i giorni come spieghi la scalata di Lanciano nel calcio importante?
E’ arrivato un imprenditore con molti soldi ed è stato tutto più facile, ma c’è anche una preparazione adeguata e un progetto serio. Vasto dovrebbe seguire questa strada.
Quali sono gli obiettivi per il tuo futuro?
Lavorare con il massimo impegno come ho fatto fino ad adesso, sono nella serie A dei giovani, c’è un’alta visibilità, quasi quanto i professionisti, poi si vedrà, intanto guardo anche i video su YouTube e cerco di rifare quello che fanno i più bravi. Punto alla convocazione nelle nazionali giovanili e ad andare avanti il più possibile. Poi un giorno tornerò, l’Aragona è il mio Juventus Stadium, mi sono allenato spesso lì, vorrei giocare nella Vastese e spero di farlo in un campionato che le compete, il più in alto possibile, la città lo merita.
Comunque hai un futuro assicurato nella musica visto che sei impegnato anche con la banda.
Suono il rullante nella banda diretta dal maestro Vincenzo Landi di cui è presidente mio padre. Lo faccio da 10 anni perché mi piace, è un divertimento oltre che un’occasione per stare in gruppo con amici e relazionarsi, ma anche per conoscere altre persone e posti nuovi in giro per i paesi del Vastese e non solo.