Non sono nate sotto una buona stella le elezioni comunali a Sulmona dove, dopo il primo turno per scegliere il nuovo sindaco, regna il caos. Prima la morte del candidato Fulvio Di Benedetto, il 15 maggio, colto da malore in campagna elettorale, e la richiesta da più parti di rinviare il voto, non accolta dal ministero dell’Interno perché la sospensione è prevista in casi simili solo per Comuni con meno di 15mila abitanti. Ora la coalizione trasversale che sosteneva Di Benedetto – la seconda più votata – viene esclusa dal ballottaggio al quale, fa sapere il commissario prefettizio, andranno solo i candidati arrivati primo e terzo. E le cinque liste annunciano ricorso alla Corte costituzionale. Peppino Ranalli, candidato della coalizione di centrosinistra che ha ottenuto il 32,77 dei voti, e Luigi La Civita, sostenuto da Pdl e una lista civica (13,45%), si sfideranno domenica 9 giugno.
Alla coalizione di Di Benedetto (Udc-Psi e movimenti civici), comunque ammessa al primo turno, sono andati 3285 suffragi, il 21,81%. “Siamo esclusi dal ballottaggio – dicono i componenti delle liste – conquistato sul campo con il voto degli elettori” e chiedono l’annullamento delle elezioni. Secondo il segretario regionale del Psi, Massimo Carugno, “il risultato di tale bestialità normativa è che il 26% degli elettori sulmonesi, nonostante le grosse prospettive di vittoria, è stato indebitamente escluso dalla dialettica politica della città”.
La consultazione elettorale, tra l’altro, ha visto il ribaltamento del risultato delle recenti politiche: all’ultimo posto, con il 3,52%, è arrivato Gianluca De Paolis, candidato del Movimento 5 Stelle che solo due mesi fa aveva ottenuto oltre il 27% dei voti risultando primo partito della città.
Movimentate anche le operazioni preliminari prettamente burocratiche: sabato scorso un ordine della Prefettura dell’Aquila aveva bloccato le operazioni di insediamento dei seggi a causa di un errore nella stampa delle schede elettorali. Ristampate e sostituite in serata, le schede sono arrivate, scortate dalla polizia stradale, alle 6 del mattino di domenica 26 e in un paio d’ore sono state vidimate dagli scrutatori. Quindi via al voto.
Lunedì, ad animare ulteriormente il tutto, un’elettrice entra in un seggio e prima di votare chiede che sia rimosso dall’aula il crocifisso: è la coordinatrice dell’Uaar, Unione atei e agnostici razionalisti. Per lei quella presenza è “incompatibile con il principio della laicità dello Stato”. (Ansa)