“E’ finito un incubo iniziato tra la fine del 2004 e gli inizi del 2005”. Dopo essere stato assolto, Nicola Soria non nasconde la gioia: “Sono felice”, dice l’ex assessore comunale di Vasto. “E’ stata la stessa pubblica accusa a chiedere il proscioglimento. Se dicessi che non sono contento, non mi crederebbe nessuno. Ringrazio gli amici per la stima e la fiducia che hanno riposto in me, nonostante le terribili accuse da cui mi sono difeso. Grazie agli avvocati Arnaldo Tascione e Giovanni Cerella, che hanno svolto un’attività processuale impeccabile”.
Soria è stato assessore al Commercio e alla Polizia municipale a più riprese: prima negli anni Ottanta e fino agli inizi degli anni Novanta nella Giunta democristiana guidata da Antonio Prospero, poi in quella di centrodestra quando sindaco è stato Filippo Pietrocola.
Ora lascia intendere che è pronto a tornare in campo: “Ho affrontato questa storia con molta tranquillità. Con questa vicenda, credo di aver pagato il prezzo della mia attività politica. Ora penso a svolgere al meglio il mio ruolo nel consiglio d’amministrazione dell’Arpa”, le autolinee regionali pubbliche abruzzesi, “poi ci saranno altre prospettive politiche”.
La sentenza di ieri – Assolti dall’accusa di concussione, peculato e voto di scambio perchè il fatto non sussiste Antonio Prospero e Nicola Soria. Prosciolti dagli altri reati di abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e privato, violazione della legge elettorale ed altri reati minori per intervenuta prescrizione. Lo ha deciso il Tribunale collegiale di Vasto, composto dal presidente Antonio Sabusco e dai giudici a latere Giovanni Falcione e Michelina Iannetta.
Nella vicenda erano coinvolti a vario titolo il consigliere regionale Antonio Prospero, suo figlio Francesco, l’ex assessore alla polizia municipale del Comune di Vasto, Nicola Soria, sua figlia Antonella e il vigile urbano Alberto Marrone. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Arnaldo Tascione e Giovanni Cerella.
Tra gli episodi contestati, c’erano alcune multe che sarebbero state annullate e presunti favori in cambio di voti alle elezioni regionali del 2005.
Nella requisitoria che ha preceduto la sentenza, la pubblica accusa, rappresentata dal pm Giancarlo Ciani, aveva chiesto il proscioglimento degli imputati.