L’uscita dalla crisi non è indolore. Anzi. I mal di pancia dei singoli consiglieri comunali possono mettere a rischio l’unità della maggioranza. A Vasto non è scontato che lunedì il centrosinistra voterà compatto in Consiglio comunale il rendiconto consuntivo, senza il quale si va tutti a casa e si torna alle urne. La quiete è durata un solo giorno, forse anche meno.
Sostituzione del dimissionario Antonio Spadaccini con il socialista Luigi Masciulli, rimescolamento delle deleghe, che il sindaco assegnerà solo martedì, vale a dire quando il voto sul bilancio sarà già in cassaforte: nella coalizione di governo della città è prevalsa la soluzione minimalista voluta dal Pd. Niente azzeramento, gli assessori rimangono gli stessi, tranne l’avvicendamento tra l’ormai ex vice sindaco e il rappresentante del Psi. Ma il sindaco, Luciano Lapenna, non può dormire sonni tranquilli.
Ad agitare il fine settimana della politica sono due incognite, legate alle scelte di altrettanti consiglieri comunali. Il primo è Luigi Marcello. Il capo della lista civica Giustizia sociale ha posto il veto fino all’ultimo sull’ingresso del Psi in Giunta “e ancor di più su Masciulli” dopo il divorzio al vetriolo tra Gs e l’avvocato 47enne che è assessore da due giorni.
Il secondo punto interrogativo è dentro il Partito democratico: cosa farà Domenico Molino? Per il rottamatore, che già nella cena dell’Almanach aveva mostrato segni d’insofferenza, la soluzione minimalista è un boccone amaro. Alcuni suoi colleghi di partito lo descrivono arrabbiato e pronto a non votare il bilancio. Avrebbe voluto l’azzeramento totale della Giunta e la formazione di una nuova squadra di governo della città. Non avrebbe disdegnato di far parte della nuova Giunta. Ora non vuole rilasciare dichiarazioni. Non parla prima del Consiglio comunale. Per il centrosinistra non è un buon segno.