Il secondo processo si conclude con quattro condanne e altrettante assoluzioni. Sei mesi di arresto, un’ammenda da 12mila euro, il pagamento delle spese processuali e il risarcimento del danno da quantificarsi in un successivo processo civile. Lo stabilisce la sentenza con cui oggi, attorno alle 11.30, il giudice monocratico del Tribunale di Vasto, Antonio Sabusco, ha condannato i quattro proprietari dell’edificio a cinque piani in costruzione in via San Michele, lungo il panoramico costone orientale di Vasto.
Il secondo filone della vicenda legale è partito dalla denuncia presentata da sei residenti della zona, rappresentati in giudizio dall’avvocato Arnaldo Tascione.
Il cantiere è stato oggetto di due inchieste parallele. La prima ha avuto inizio nel 2007 e ha preso avvio dal danneggiamento dell’Acquedotto delle Luci, la condotta sotterranea che riforniva l’antica Histonium nell’epoca imperiale romana. Il Comune di Vasto e Italia Nostra si erano costituiti parte civile per chiedere il risarcimento dei danni. Ma il 30 gennaio scorso è giunta la sentenza di assoluzione per il progettista e il titolare dell’impresa edile che ha eseguito i lavori.
Il secondo filone d’indagine è nato, invece dall’esposto presentato da sei residenti della zona.
Nell’ambito delle due vicende giudiziarie, il cantiere ha subito tre sequestri: nel 2007, nel 2008 e nel 2010.
Oggi era il giorno della sentenza per gli otto imputati per violazione edilizia: due dirigenti e un funzionario del Comune di Vasto, il titolare dell’impresa costruttrice e i quattro proprietari.
Oggi il magistrato ha assolto i primi quattro e condannato gli altri a sei mesi d’arresto (pena che verrà commutata in una pesante multa), un’ammenda da 12mila euro, il pagamento delle spese processuali e il risarcimento dei danni. Entro 90 giorni il giudice Sabusco renderà note le motivazioni della sentenza.
Ma sulla condanna incombe la prescrizione, ossia l’estinzione del reato prevista dalla legge al trascorrere di un determinato periodo di tempo. In questo caso, mancano poche settimane perché su tutta questa battaglia legale venga posta una pietra tombale.
La difesa rilascia solo un commento ironico: “Da oggi abbiamo scoperto che la vista mare è un bene penalmente tutelato”.