Saranno decisive le analisi del Ris di Roma per stabire chi sono i banditi dell’A14. Sotto processo i presunti membri del commando che il 14 dicembre 2012 ha seminato il panico sul tratto vastese dell’autostrada adriatica, messo a ferro e fuoco alle 8 del mattino, quando la banda armata di kalashnikov ha crivellato di colpi il furgone portavalori della società Aquila di Ortona, dissminando l’asfalto di chiodi a cinque punte.
Costrette a fermare il blindato e a scendere, le guardie giurate sono state disarmate dai rapinatori che, con le seghe circolari, hanno aperto il tettuccio del blindato come una scatona di tonno e prelevato 600mila euro e 3mila franchi svizzeri. Ma qualcosa è andato storto durante la precipitosa fuga verso il meridione, cominciata dopo la sosta di parte del commando in un garage di San Salvo.
Polizia e carabinieri sono riusciti a recuperare 250mila euro e alcune armi. I militari hanno eseguito due arresti nelle ore immediatamente successive, mentre il terzo è scattato a distanza di pochi giorni. Gli indagati, in tutto, sono 19. Ieri a palazzo di giustizia la seconda udienza del processo è stata aggiornata a metà maggio, “quando verranno discussi i risultati delle analisi del Ris di Roma sulle tracce di sangue trovate sulle auto utilizzate nella fuga e sui mozziconi di sigaretta rinvenuti dagli investigatori”, spiega l’avvocato difensore Giovanni Cerella, secondo cui “i miei assistiti, Di Gregorio e Surace, non hanno partecipato alla rapina”. Di diverso avviso la pubblica accusa, rappresentata in aula dal sostituto procuratore Giancarlo Ciani. Il giudice monocratico, Anna Rosa Capuozzo, ha aggiornato l’udienza al 15 maggio.