“Assodato che il sindaco non ha problemi con i singoli assessori, gli abbiamo chiesto un rimescolamento delle deleghe. Bisogna intervenire sull’assetto della Giunta, dove si registrano bebolezze politiche o personali“. Antonio Del Casale sintetizza così la posizione del Partito democratico sulla crisi politica in cui è precipitato il centrosinistra di Vasto. Si avvicina il fatidico Consiglio comunale del 13 maggio e il sindaco, Luciano Lapenna, non è sicuro di avere la maggioranza necessaria ad approvare il rendiconto consuntivo, l’indispensabile documento di bilancio in assenza del quale la legge stabilisce la caduta dell’amministrazione e le elezioni anticpate.
Nella riunione di sabato pomeriggio, il direttivo del Pd ha ritrovato l’unanimità: “Il nostro – tiene a precisare il segretario – è un partito grande, in cui c’è un’ampia discussione ed è normale che esistano posizioni parzialmente diverse, ma poi si trova sempre un punto d’incontro. La nostra prima preoccupazione è come risolvere i problemi della città. Questo è il nostro compito fondamentale e non ce lo dimentichiamo. Ma le richieste del Psi”, cioè azzeramento della Giunta e rinnovamento della stessa, oltre al rilancio dell’azione amministrativa, “non vanno messe da parte. Abbiamo stilato un elenco di tre priorità. La prima è il cronoprogramma delle cose da fare, che sottoponiamo agli altri partiti con obiettivi che andranno concordati con gli assessori. La seconda è il giusto riconoscimento del ruolo politico del Psi anche nell’organo esecutivo. Quello dei socialisti non è un ricatto, si tratta di una richiesta legittima, ma non accettiamo diktat. Infine, assodato che il sindaco non ha problemi coi singoli assessori, gli abbiamo chiesto un rimescolamento delle deleghe. Bisogna intervenire sull’assetto della Giunta, dove si registrano debolezze politiche o personali”.
Una frase, quest’ultima, che può essere interpretata come un messaggio rivolto a Lapenna: se devi cambiare la Giunta per consentire l’ingresso di un assessore socialista, allora non chiedere un passo indietro al Pd, ma a uno dei cosiddetti monogruppi, cioè le formazioni politiche che hanno un solo consigliere comunale. Sono tre: Giustizia sociale (consigliere comunale Luigi Marcello, assessore Mario Olivieri), Rifondazione comunista (consigliere comunale Paola Cianci, assessore Marco Marra) e i fuoriusciti dell’Idv, che hanno dato vita al gruppo misto (consigliere comunale Elio Baccalà, assessore Antonio Spadaccini).
Spadaccini a ottobre ha consegnato al sindaco una lettera in cui rimette la sua delega nelle mani del primo cittadino. Alla base ci sarebbero motivazioni personali legate agli impegni lavorativi da medico dell’ospedale San Pio da Pietrelcina. Giustizia sociale, invece, non ne vuol sapere di sedere nella stanza dei bottoni insieme ai socialisti, forse per risentimento nei confronti di Luigi Masciulli, eletto nel 2011 con Gs e poi transitato nel Psi, di cui in passato era già stato attivista.
La situazione rimane complicata. Ogni mossa può costare a Lapenna la fine della sua amministrazione. Ma deve decidere prima della sessione di bilancio, o sarà troppo tardi.