E’ arrivato a Vasto in un momento difficile e nonostante la sua grande esperienza e le tante presenze in categorie più importanti, si è messo subito a disposizione del gruppo e dell’allenatore con la massima umiltà, dispensando consigli ai più giovani, per i quali è stato un ottimo esempio e diventando un elemento prezioso per l’armonia del gruppo con il quale ha esultato a vittoria raggiunta, come se avesse sempre giocato. Michele Radunanza, detto giaguaro, debutta oggi a 35 anni con la maglia della Vastese all’Aragona contro la Virtus Cupello, dopo una lunga carriera che va avanti dai primi anni ’90. Per lui un passato con la primavera di Pescara e Salernitana, poi Nardò, Potenza, Cavese, Sapri, solo per citarne alcune, tra C2 e Serie D.
Com’è stato l’impatto iniziale con la Vastese? Sei arrivato in un momento in cui era andato via Massimo Marconato e sembrava che il titolare dovessi essere tu.
Sono arrivato in un momento difficile, ma sono stato subito molto entusiasta di venire a Vasto, mi ha fatto molto piacere, questa è una grande piazza, sempre molto ambita, mi sono trasferito da poco in Abruzzo e per me rappresenta il meglio. Dopo l’esperienza dello scorso anno alla Cavese in Eccellenza, dove ero in un’ottima società, è stato il giusto prosieguo, in un ambiente di grande livello.
Però mister Di Santo ha deciso che il titolare sarebbe stato Cialdini.
Sarei bugiardo se dicessi che preferisco stare in panchina, non giocare fa sempre male, non avere l’opportunità di dimostrare quanto vali non è di certo piacevole, ma decide l’allenatore e io mi sono messo a sua completa disposizione come era giusto che fosse. Il mister è stato subito chiaro, voleva giocare con il fuoriquota in porta, non gli si può rimproverare nulla, ci mancherebbe, ha vinto il campionato e ha avuto ragione lui.
La società ti ha poi proposto di diventare il nuovo preparatore dei portieri.
Me lo hanno chiesto in un secondo momento, sono stati il direttore sportivo Calvitti e il mister, sapevano che avevo già ricoperto questo incarico a Trivento, dove ho giocato con Ciarlariello e Di Vito. Non è stato un problema, l’ho fatto con grande passione e a tal proposito voglio ringraziare Cialdini e Andrea Di Santo che mi sono sempre venuti incontro e mi hanno dato una grande mano, oltre ai due juniores Delle Donne e Schiavone. Il ruolo del portiere nel calcio moderno si è evoluto molto, anche lui deve lavorare in allenamento sia da portiere che da giocatore, in tutte le categorie. Questi ragazzi mi hanno preso sempre sul serio e a volte è difficile quando sei un giocatore come loro, ti vedono più come un amico e un compagno di squadra e non anche come un tecnico.
Quanto pesa allenarsi, arrivando da fuori tutti i giorni, sapendo di non giocare?
Mi sono sempre allenato bene e ho sempre cercato di dare il massimo, si pensa sempre che chi gioca in una squadra sia importante per le vittorie, ed è vero, ma non si pensa mai che chi non gioca a volte è ancora più importante, soprattutto quando non crea problemi ed entra con la voglia e la carica per fare bene, per dimostrare il proprio valore o che l’allenatore si è sbagliato, senza remare contro, ma supportando i propri compagni.
Come giudichi le prestazioni di Cialdini?
Questa è una squadra forte, con una difesa di mostri come Irmici, Ciarlariello e Triglione, non concede nulla e il portiere è stato impegnato poco, abbiamo subito pochi tiri in porta, non siamo stati quasi mai sotto pressione, ma lo dico senza togliere nulla a Cialdini che ha fatto vedere a tutti di essere un ottimo portiere.
E mister Di Santo?
In 18 anni di carriera ho avuto tanti allenatori bravi, come Somma e Belotti, anche Di Santo è un grande allenatore. Quando si subentra è sempre difficile, molti tecnici stravolgono tutto per mettersi in mostra, lui ha mantenuto quasi tutto com’era, è stato molto intelligente in questo. Inoltre non ci ha messo pressione, il calcio deve anche essere divertimento, soprattutto in queste categorie, altrimenti è finito tutto, possiamo andarcene a casa. Lui ha portato entusiasmo, si scherza e si ride molto, ma poi quando andiamo in campo siamo tutti serissimi e concentrati.
Qual è un suo difetto?
L’unica pecca, l’ho detto anche a lui, è che in panchina sente troppo la partita, brontola troppo, io lo avrei ammazzato (scherza), ma non gli posso dire nulla, è stato preso per vincere e ha fatto quello che doveva fare, centrando l’obiettivo, non era facile, anche con uno squadrone non è mai semplice e scontato.
Il punto di forza di questa squadra?
La forza di questa squadra è il gruppo eccezionale che si è venuto a creare, fatto di ragazzi per bene, le difficoltà lo hanno reso indistruttibile e mister Di Santo ha saputo tirare fuori il meglio da ognuno. I problemi erano solo psicologici, anche se non conosco bene quale fosse situazione precedente. Sono contento di fare parte di una squadra vincente e avere questi compagni. Fare tutto ciò a Vasto non è come farlo altrove, questa è una grande piazza, che merita altre categorie, ci sono squadre che in Promozione non hanno nemmeno i palloni.
Il momento più difficile?
L’unica difficoltà incontrata è che vengo in treno da Pescara e ce ne sono solo due nel pomeriggio, spesso mi è capitato di tornare a casa a Roseto alle 21.
Oggi finalmente esordirai con la Vastese.
Non lo so, mi farebbe piacere, ma se l’allenatore dovesse decidere di far giocare Cialdini non mi meraviglierei, già non abbiamo Aquino squalificato e forse Soria e qualche altro giocatore, la partita è sentita, loro sono in cerca di punti, la tensione potrebbe calare e con troppi cambi rischiamo di fare brutte figure. Vedremo cosa deciderà il mister, ovviamente io sono pronto, ma come sempre comanda lui.
Dove sarà il tuo futuro?
Mi ha fatto molto piacere che Di Santo qualche giorno fa mi abbia chiesto cosa farò il prossimo anno, sia chiaro la nostra è stata solo una chiacchierata informale, ma sarei davvero felicissimo di restare qui, anche con il doppio incarico. Sto bene a Vasto e in squadra ci sono ragazzi molto in gamba.