Le famiglie di due alunni che hanno raccontato di essere stati maltrattati in classe si sono costituite parte civile nel giudizio contro il supplente. Il processo è iniziato con rito immediato.
Prove evidenti a carico dell’indagato: con questa motivazione il pm, Giancarlo Ciani, ha chiesto e ottenuto che si saltasse l’udienza preliminare e si passasse direttamente al processo.
La prima udienza si è tenuta il 17 aprile dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Vasto, Giovanni Falcione. Si torna in aula il 22 ottobre, quando verranno ascoltati quattro testimoni, tra cui i due alunni minorenni che si sono costituiti parte civile attraverso le loro famiglie che così, in caso di condanna, potranno chiedere il risarcimento dei danni.
La vicenda – L’uomo, un 65enne del Vastese, aveva svolto l’attività di supplente per quasi 3 mesi, dal 28 settembre al 17 dicembre 2011. Il 7 dicembre, però, il dirigente dell’istituto scolastico gli aveva già sospeso l’incarico per 10 giorni e senza stipendio.
Il provvedimento restrittivo è scattato lo scorso 12 ottobre 2012, quando la polizia gli ha notificato l’ordine di custodia cautelare ai domiciliari firmato dal giudice per le indagini preliminari, Anna Rosa Capuozzo su richiesta dei pm Francesco Prete e Giancarlo Ciani. Il dirigente del Commissariato di Vasto, Cesare Ciammaichella, ha rivelato la presenza di “quaranta testimoni” che inchioderebbero l’indiziato alle sue responsabilità. “In 14 casi, riconducibili ad altrettante vittime, abbiamo riscontri pieni e incontrovertibili”, ha dichiarato il vice questore.
Fin dall’inizio, la difesa ha sostenuto che “tutt’al più, si poteva parlare di abuso di mezzi correttivi in qualche circostanza” e che l’uomo “ha già chiesto scusa ai diretti interessati”. L’uomo era già stato condannato per atti di libidine nei confronti di minori (con condanna già passata in giudicato) e ratto di minori. “Un fatto – ha detto l’avvocato difensore, Concezio Di Risio – accaduto 32 anni fa per il quale ha già pagato il conto con la giustizia”.
Di diverso avviso gli inquirenti. L’insegnante deve rispondere di accuse pesanti: maltrattamento verso fanciulli, falsità ideologica in atto pubblico commessa da privati, omessa denuncia di armi e cessione di armi a privati senza titolo.