Sarà decisiva la relazione dei tre esperti del Ris di Roma. I carabinieri specializzati nelle analisi scienfitiche dovranno dire a chi appartengono la saliva trovata sui mozziconi di sigaretta e le tracce di sangue rinvenute sulle auto utilizzate nella fuga dal commando che il 14 dicembre 2012 ha assaltato il portavalori sull’autostrada A14, tra i due caselli di Vasto.
Stamani si è svolto l’incidente probatorio. L’udienza è stata rinviata al 7 maggio: la difesa ha, infatti, eccepito il difetto di notifica nei confronti di diversi indagati. “Per questo motivo molti non erano presenti in aula. Ce n’erano solo 5 o 6”, dice l’avvocato Giovanni Cerella.
L’attesa – Si apre oggi con l’incidente probatorio la vicenda giudiziaria dell’assalto al portavalori avvenuto lo scorso 14 dicembre sul tratto vastese dell’autostrada A14. Sono, in totale, 19 gli indagati, tre dei quali arrestati nelle 48 ore successive alla violenta rapina: Vincenzo Costantino, 40 anni, originario di Cerignola e residente in Molise, Simone Di Gregorio, sansalvese di 33 anni, e Cono Surace, nativo di Messina e residente a San Salvo.
Loro e le altre 16 persone nella rete degli investigatori devono rispondere di rapina, tentato omicidio, incendio doloso, minacce e porto abusivo di armi da fuoco.
Sulle macchie di sangue trovate dai carabinieri sulle auto utilizzate nella fuga verso sud il Ris di Roma ha eseguito analisi di laboratorio che portebbero risultare decisive. Stamani è in corso l’incidente probatorio.
La rapina – Il 14 dicembre 2012 un commando di 8 persone ha messo a ferro e fuoco il tratto vastese dell’autostrada adriatica. Armati di kalashnikov, i rapinatori incappucciati hanno aperto il fuoco contro il blindato dell’istituto di vigilanza Aquila di Ortona, hanno disseminato l’asfalto di chiodi a cinque punte, costringendo i vigilantes ad arrendersi, uscire dal mezzo e consegnare le pistole.
Poi, con le motoseghe, hanno aperto come una scatola di tonno il tettuccio del furgone, arraffando 600mila euro e 3mila franchi svizzeri.
Nella corsa contro il tempo per agguantare i fuggitivi, le forze dell’ordine sono riuscite a recuperare il giorno stesso 250mila euro e alcune armi.
Si attende ora il responso del Ris di Roma sulle macchie di sangue trovate su due delle auto utilizzate dalla banda nella disperata fuga verso il meridione.
“Non sono stati loro a mettere a segno la rapina. Possono essere accusati solo di favoreggiamento per aver ospitato i rapinatori nella loro precipitosa fuga”, sostiene l’avvocato Giovanni Cerella, difensore di Surace e Di Gregorio.